Da Milano a Copenaghen e ritorno. Ovvero: in soli 18 giorni di viaggio farsi 5.000 chilometri e attraversare 14 nazioni. Già così, se non è record da Guiness poco ci manca. Ma se il percorso, anziché in treno, aereo o auto e alloggiando in comodi alberghi, lo si fa in Vespa – sì, la piccola, gloriosa, intramontabile ma anche instabile Vespa, in questo caso una Gts 300 – e si dorme dove capita, anche sul pavimento di amici ospitali, allora la cosa diventa quasi epica. È quanto ha fatto Silla Gambardella, giovane giornalista milanese al quale i genitori – chissà perché – hanno affibbiato il nome di un grande generale della Roma antica.
Dal racconto di questo viaggio fuori del tempo è venuto fuori un libro godibilissimo, che ha diverse letture. Innanzitutto può anche essere usato come guida turistica, ma molto particolare. È vero che le tappe principali sono state alcune delle principali e affascinanti città del nord del continente: Berna, Bruxelles, Amsterdam, Amburgo, Copenhagen, Berlino, Poznan, Praga, Vienna, Lubiana. Ma il valore aggiunto sta nelle modalità: perché le vie scelte dall’intraprendente cronista sono state tutte secondarie, mai autostrade se non in casi estremi e per tragitti brevissimi. Insomma: un Grand Tour d’Europa di quelli che sarebbero piaciuti a Goethe, attraverso paesaggi agricoli e piccoli borghi poco frequentati e ancora dal sapore antico. Il libro, poi, può anche servire come manuale d’istruzione per scooteristi. Perché superare un Tir, non è impresa facile. I giganti della strada ti risucchiano letteralmente, ci vuole una tecnica particolare, quasi da brivido: il vuoto d’aria tende a spingerti in fuori sulla corsia opposta, quindi bisogna contrastarlo e, andando contro l’istinto di conservazione, puntare dritti verso la fiancata del grosso camion. Roba da incoscienti o da ragazzi sereni, ottimisti e dal sorriso solare. Come Silla, appunto.
Ma, se fossero soltanto questi i motivi per consigliare l’acquisto di un libro, forse non sarebbero sufficienti. C’è molto d’altro. “L’Europa in Vespa: viaggio in scooter da Milano a Copenhagen” non è solo il resoconto del sogno realizzato di un ragazzo. È prima di tutto la prova provata di una scommessa vinta contro il mondo della cosiddetta grande editoria. Già, perché il giovane Gambardella, dopo un po’ di tentativi, ha capito subito che si sarebbe scontrato con distratti redattori dei principali gruppi editoriali. E, nonostante la bella – e gratuita – pubblicità fatta a uno dei marchi storici del made in Italy, la Piaggio produttrice della Vespa, che avrebbe dovuto essere sollecitata dall’impresa compiuta da una due ruote che i motociclisti considerano poco più o poco meno di un giocattolo, nessuno si è fatto sentire dalla casa di Pontedera.
Così, il ragazzo non ci ha pensato su un attimo. Il libro se lo è autoprodotto. Oggi, grazie allo sviluppo delle tecnologie, non c’è bisogno di essere Bill Gates, Steve Jobs o Jeff Bezos, per diventare editori di se stessi. Si possono lasciare i redattori delle vecchie case editrici ad ammuffire sulle loro scrivanie. Il libro in versione cartacea lo si può ordinare direttamente sul sito web di Silla Gambardella (scriverepercomunicare.com, al costo di 16 euro in Europa e consegna in cinque o sei giorni, qualcosa di più da fuori Europa). Oppure, e forse è meglio ancora, lo si può scaricare dalla rete in formato ebook (su: ultimaebooks.it/l-europa-in-vespa e pagando molto meno: 5.99 euro).
Ma arriviamo al punto: questo è un libro che vale la pena leggere non solo per farsi invogliare a intraprendere un viaggio come quelli di un tempo. A contare è ciò che ha smosso il ragazzo e che, oltre che a Goethe sarebbe piaciuto a un grande viaggiatore di epoca più recente: Bruce Chatwin. «Non ho mai legato l’idea di viaggio all’idea di confort» spiega Gambardella. «Per viaggiare agili bisogna essere leggeri, portare con sé il minimo indispensabile ed essere disposti a seguire un programma poco vincolante e propenso al cambiamento. Niente prenotazioni alberghiere né obblighi di tragitto». Così si può scoprire che, in quest’epoca che pensiamo convulsa e dispersiva, l’amicizia esiste ancora, anche se va declinata con parametri e strumenti nuovi. A cominciare dal web. Tramite Facebook, Skype o una telefonata via cellulare, ecco che si delinea una rete di possibili posti letto di fortuna: coetanei stranieri, visti magari solo una volta in una precedente vacanza ma con i quali si sono scambiate le email. Tutti disponibili, molti incuriositi assieme alle loro famiglie: le schede con cui vengono rapidamente tratteggiati nel libro sono la dimostrazione che le persone giuste e disponibili sono molte di più del previsto. Per fortuna. Il che spiega la conclusione: «A volte mi è sembrato che non stessi viaggiando solo per me stesso; ho avuto come la sensazione che fossi in marcia per realizzare un sogno collettivo, alimentato dall’entusiasmo di coloro che, sulla mia strada, mi hanno ospitato e aiutato e incitato e insegnato qualcosa». È vero: il viaggio, qualsiasi viaggio, insegna sempre. E la lezione principale è, probabilmente, nelle ultime righe di questo libro di 164 pagine: «Forse il mio viaggio non è ancora finito».