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February 28, 2023
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Il duetto Mina Battisti che ha fatto la storia della musica

Il racconto del mitico incontro nel libro del critico musicale Enrico Casarini

Niccolò d'AquinobyNiccolò d'Aquino
Il duetto Mina Battisti che ha fatto la storia della musica

Duetto Mina Battisti

Time: 4 mins read

«Ognuno nella vita ha diritto ad avere un’ossessione». Enrico Casarini lo dice con un sorriso tra il sornione e l’imbarazzato. Perché la sua ossessione è obiettivamente molto particolare. Ma ha anche portato alla scoperta, oggi ammessa da tutti gli addetti ai lavori, del momento in cui la musica leggera italiana è cambiata per sempre. È bastato uno spazio di tempo brevissimo: appena otto minuti e ventitrè secondi. «Che però sono bastati: hanno segnato la fine di un’era e l’inizio di una nuova. È l’evento che segna il tramonto della grande Rai Broadway in bianco e nero».

L’evento avviene in un anno, giorno e ora precisi: le ore 21 e 47 di domenica 23 aprile 1972. Quando lui, Casarini giornalista di lungo corso e musicofilo accanito, di anni ne aveva appena sei. E all’evento che ha scatenato la sua ossessione non aveva nemmeno assistito. Tra l’altro anche i giornali dell’epoca ne avevano parlato poco o nulla.

L’evento è l’incontro «unico e irripetibile» fra due giganti della musica italiana del dopoguerra: Mina e Lucio Battisti. Di quest’ultimo il 5 marzo ricorre la data di nascita: oggi avrebbe 80 anni ma è morto nel 1998 ad appena 55.

Che l’evento di quella notte di aprile 1972 sia stato “unico e irripetibile” lo si capirà dopo. Al momento l’entusiasmo tra i giornalisti di quegli anni, è scarso. «Eppure – assicura Casarini – la luce di quella cometa è così forte che illumina ancora la nostra idea di spettacolo perfetto». Non teme le iperboli, lui: quella cometa «è anche tuono e avvolge l’Italia in una musica destinata a non invecchiare mai». E oggi, in effetti, anche i critici musicali concordano.

E poi c’è quella storia dei «cinque amici da Milano».

A questo punto è necessario andare con ordine.

Enrico Casarini autore di “Il duetto Mina Battisti”

Il modo migliore è leggere Teatro 10, il duetto Mina Battisti (edizioni Minerva, pagg. 286) scritto da Casarini. È la riedizione aggiornata di un primo libro uscito nel 2014. Ma evidentemente mancavano dettagli importanti. Che Casarini redattore di TvSorrisi e canzoni e di Telepiù racconta nei particolari, ricorrendo a un mestiere che negli anni lo ha portato nei settimanali L’Europeo, Visto, Anna e nei mensili Max, Carnet e Condè Nast Traveller.

Alla fine sarà tutto chiaro: la genesi, le premesse e lo svolgimento dell’evento straordinario. Ma che sia stato straordinario, al momento gli stessi protagonisti non ne sembrano consapevoli. Chissà oggi magari Mina, dal suo ritiro svizzero in cui è rinchiusa da decenni, se avrà letto il libro di Casarini potrà ricordare e essere d’accordo. All’epoca, però, in quel 1972 è sull’orlo di una crisi di nervi anche se sotto i riflettori non si vede: sarà perfetta come sempre, forse per lei è stata una esibizione come tante altre. Per Battisti, invece, “l’artista che non voleva diventare stella” quella sera sarà l’ultimo spettacolo dal vivo. E sul palcoscenico del Teatro romano delle Vittorie, dove si registra lo show Teatro 10 all’inizio sembra quasi svogliato. All’invito di Mina – «Tu canti sempre e soltanto le tue canzoni. Io, invece, molto spesso canto le tue canzoni. Cosa dici? Per una volta le cantiamo insieme queste canzoni?» – lui risponde con la sua nota burbera timidezza: «Sarei anche d’accordo… no, anzi: sono d’accordo, perché tra l’altro mi hanno accompagnato cinque amici da Milano…».

Già: gli amici da Milano. Per risparmiare sull’albergo hanno passato la notte in treno andando subito al Delle Vittorie. Sono: Gianni Dall’Aglio, batterista prediletto da Adriano Celentano; il bassista catalano “italianizzato” Angel Salvador, l’organista Gabriele Lorenzi e i chitarristi Eugenio Guarraia e Massimo Luca. Saranno i coprotagonisti dell’eccezionale duetto. Eppure dopo quella sera stregata non si incontreranno mai più. Sarà l’“ossessionato” giornalista Casarini a farli rimettere in contatto. Tutti, tranne Angel Salvador che nel frattempo è passato a miglior vita.

Lucio Battisti con Mina a “Studio 10” nel 1971.
ANSA/GIAMMARCO

Anche i cinque, sul momento, non pensano di essere coprotagonisti di un evento straordinario. Forse intuiscono qualcosa quando Mina e Lucio finiscono di cantare. Perché nello studio di Teatro 10 succede qualcosa di eccezionale. Il pubblico è come impazzito, non smette di applaudire. Gli assistenti di studio e la regìa cercano di spegnere l’entusiasmo: è troppo, è troppo! Ma nessuno vuole fermarsi. La magnifica, trascinante performance di Mina e Lucio ha stregato tutti: in quel momento sanno di aver vissuto qualcosa di inaspettato. Un evento straordinario. Unico. Che è possibile rivivere su YouTube, basta cercare “Duetto Mina-Battisti”. Anche se tutta l’interminabile sequela di applausi finali è stata tagliata: «Erano quasi dieci minuti buoni, io lo so» assicura Casarini. «Ma i tecnici della Rai hanno tagliato la coda…E io sono alla caccia della registrazione integrale, con tutti gli applausi». Non abbiamo dubbi: ci riuscirà. Quelli che hanno un’ossessione non si arrendono mai.

Ma in fondo poco importano quegli applausi accorciati. Conta che due grandissimi artisti «forse i più grandi che la musica leggera italiana abbia conosciuto, si sono incontrati e uniti in quel duetto», dice Massimiliano Pani, figlio di Mina, che del libro ha curato la prefazione. «Quando ci si chiede che cosa significhi avere presenza scenica e sapere trasmettere emozioni in un recital dal vivo, basta guardare quei minuti per capire che la classe non è acqua… Questa è la forza di quel duetto straordinario. È coevo alla sensibilità e alla capacità di emozionarsi di chi lo sta guardando per la prima volta. Invidio chi lo deve ancora guardare…».

Noi abbiamo questa possibilità.

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Niccolò d'Aquino

Niccolò d'Aquino

Niccolò d’Aquino, giornalista, ha iniziato negli anni Settanta nella redazione milanese del Giornale Nuovo appena fondato da Indro Montanelli. È stato inviato di Radio Montecarlo,. Per 10 anni corrispondente da New York dell’Agenzia ANSA e del quotidiano svizzero Corriere del Ticino. Infine, per oltre venti anni, è stato inviato da Milano dei settimanali del gruppo Rizzoli-Corriere della Sera. Oggi dirige una rivista dell’Ordine di Malta in Italia. Tra i libri che ha scritto: "La tenda blu, in Etiopia con le armi della solidarietà" (Edizioni Paoline, 2012) , "La rete italica", idee per un Commonwealth (Edizioni IDE, Italic Digital Editions, 2014, seconda edizione ampliata 2017) sulle potenzialità globali del soft power culturale di matrice italiana.

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