Lui è un insegnante che ha perso il senso del proprio lavoro dopo un episodio di violenza nella sua scuola e si è preso una pausa. Ha anche perso moglie e figlia in un incidente. Vive solo in una casa troppo grande ormai. L’ha messa in vendita, nel frattempo trascorre le giornate collezionando e amando i libri antichi.
L’altro lui è un ragazzino di 14 anni, esile, anzi malnutrito, dallo sguardo sfuggente sotto un ciuffo di capelli disordinato. È mezzo rom e mezzo rumeno, per questo neppure il clan di rom di cui fa parte lo tratta troppo bene. Anzi, lo “zio” lo massacra se la sera non torna a casa con dei soldi. Quindi ruba. Ma durante un furto in un supermercato incontra l’insegnante e tutto cambia.
“Comme un fils” racconta due solitudini che si scontrano, poi si incontrano, due vite che hanno perso il senso, o non l’hanno mai avuto, e insieme lo ritrovano. Quasi una favola moderna che ci piacerebbe fosse realtà. Il film è sobrio, con toni pacati, le azioni semplici, ma straordinarie. Jacques, l’insegnante meravigliosamente interpretato da Vincent Lindon con il suo sguardo dolce, preoccupato, accogliente, si prenderà cura di Victor, il piccolo rom interpretato da Stefan Virgil Stoica, anziché abbandonarlo a servizi sociale inesistenti o al suo destino vagabondo e delinquente, oltreché maltrattato. Gli insegna a leggere e scrivere, per prima cosa: “Se riesci a leggere fai parte del mondo, se non sai leggere resti da una parte” gli dice e per convincerlo ad andare a lezione tutti i giorni lo paga in modo che lui possa tornare la sera a casa con i soldi per lo zio aguzzino.

“Comme un fils” è un film di Nicolas Boukhrief, l’autore di “Made in France”, il film sulla jihad uscito nel 2015, pochi giorni prima dell’attentato alla redazione di Charlie Hebdo, ed è un film politico. “Si fa politica appena si cerca di aiutare le persone” spiega il protagonista Vincent Lindon alla Festa del Cinema di Roma.
Il film prende una posizione in questi nostri tempi di indifferenza o addirittura odio o comunque paura dell’altro. Victor ruba, lo fa anche a casa del professore che anziché denunciarlo lo aiuta. C’è una rappresentazione della pietas umana che serve oggi, delle associazioni di volontari che suppliscono alle istituzioni assenti, che non funzionano o non si fanno carico di provvedere agli illegali. Il professore cerca soluzioni con calma, cerca di capire, non forza le situazioni. Il rapporto fra i due va avanti a scatti, a intermittenze, non è prevedibile. La trama è semplice, ma il film prende per la profonda umanità e sofferenza che si intuisce in entrambi i personaggi.
“I film possono aiutare a risvegliare le coscienze delle persone – ha spiegato il regista – Ma non basta fare film per le cause importanti. Umanamente, registi e attori devono mettersi al livello dei film che fanno. Se fai un film di questo genere, e poi non dai mai un euro a un mendicante, o tratti male la donna delle pulizie, prendi sempre l’aereo e possiedi due macchine, non sei più credibile. Fai solo lezione da una cattedra”.
Se vedi un film del genere e poi non dai un euro ad un mendicante e tutto il resto hai sprecato il tuo tempo.
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