Horizon: An American Saga – Capitolo 2 di e con Kevin Costner arriva alla Mostra del Cinema di Venezia dopo il debutto della prima parte della saga western al Festival di Cannes. Una vetrina eccezionale per una produzione che è una grande sfida per l’attore, regista e produttore 69enne. Il progetto è in divenire da 30 anni ,ha rivelato, e per realizzarlo ha ipotecato la sua casa di Santa Barbara in California.
Rilassato, sorridente, con il suo sguardo gentile Costner ha parlato del suo sogno che si realizza. “Presentarlo qui era il mio grande desiderio – ha detto – Il fatto che ora al Lido saranno proiettati prima il Capitolo 1 e poi la prima mondiale del Capitolo 2, dimostra non solo il modo in cui i due film si legano, ma anche il sostegno alla visione registica. Sono in debito con Alberto Barbera per il coraggio che ha dimostrato nell’impegnarsi in questo viaggio cinematografico. È con gratitudine ed emozione che torno alla Mostra. Lunga vita ai film e a chi li vuole sostenere”.
Interpretato da Sienna Miller, Sam Worthington, Jena Malone e Danny Huston, il film rivisita l’epoca della Guerra civile in America, cornice del suo debutto da regista nel 1990 col blockbuster Dance with Wolves, vincitore di sette Oscar, tra cui miglior film e miglior regista. A quello ha fatto seguito la regia di The Postman del 1997 e Open Range del 2003.
Con Horizon Costner realizza una saga western al femminile, spiega, perché accanto a lui come protagonista le donne non sono solo comparse. Ne abbiamo parlato con lui.
“La maggior parte dei western non mi piace, forse ne salvo 8 o 9, il resto non mi convince, sono troppo semplici, lasciano fuori troppo e le donne sono fra le assenze maggiori. Ho iniziato a lavorare a questo progetto nel 1988 e non l’ho mai mollato. Ma allora la sceneggiatura era più tradizionale: due uomini che lottavano per una donna che uno aveva visto prima dell’altro. Non una brutta storia, ed ero pronto a farla, ma non è successo né allora né nel 2003 quando ho ripreso a lavorarci. Non trovavo appoggio da Hollywood, ed ero un po’ frustrato, ma sono andato avanti comunque migliorando la storia perché ho inserito le donne che non vengono fuori come funghi ma fanno intrinsecamente parte della trama. Il west non può esistere senza le donne, che hanno lavorato e si sono consumate fino alla morte su quelle terre, lavoravano 24 ore al giorno cercando di mantenere la famiglia e i figli in ordine e preparare il cibo. In Horizon questo viene evidenziato. Una donna che si lava dietro ad un carro perché si sente sporca e infrange leggi, che non sa neppure esistano, per me è importante quanto un duello. E il mio western è migliore, non perché io sia il più bravo, ma perché ci sono le donne.
Questo rispetto delle donne da dove viene?
Prima di altri da mia madre. Mi ha sempre protetto, ha protetto i miei sogni. Mio padre pensava fossi pigro, ma lei mi capiva. E poi… Doris Kearns Goodwin è una donna che ammiro (giornalista e scrittrice ndr) e Liz Cheney, per la sua capacità di opporsi quando non le era certo utile, di battersi per la verità contro ogni ostacolo. Queste sono le donne che ammiro.
Liz Cheney ha dichiarato che voterà per Kamala Harris, pur essendo lei una repubblicana, e lo stesso farà il padre, Dick Cheney: cosa pensa della possibilità che la Harris diventi presidente degli Stati Uniti?
E’ una possibilità reale, e l’idea di una donna che guida il mondo penso possa funzionare molto bene.