L’ex agente segreto/giustiziere Robert McCall (uno dei personaggi più iconici di Denzel Washington) torna sullo schermo con The Equalizer 3-Senza tregua, capitolo conclusivo della trilogia thriller d’azione diretta da Antoine Fuqua (Southpaw, Training Day, Emancipation). Il film, da oggi nelle sale italiane e da domani in quelle americane, è una produzione anche italiana, di Sony Pictures insieme a Eagle Pictures, ambientato e girato interamente in Italia, tra Atrani in Costiera Amalfitana e a Roma, negli studi di Cinecittà.
A differenza dei due capitoli precedenti della saga che ha fatto dell’azione (divertita e spesso esagerata) il suo punto di partenza, questa volta si tratta di un film più emotivo del solito, mettendo al centro dello show un uomo comune con la voglia di godersi in pace la pensione.
Se prima non c’era un attimo di pace, in The Equalizer 3-Senza tregua, i toni del film, al contrario del titolo, si fanno più dilatati e leggeri, con lo scopo di trovare (definitivamente) un posto nel mondo a Denzel Washington, giustiziere sui generis che si rifà alla serie anni Ottanta Un giustiziere a New York.
Come previsto, il film inizia comunque con una sequenza d’azione brutalmente feroce: Robert McCall, alla ricerca di un mazzo di chiavi – cosa di cui subito non si capisce, volutamente, il perché – lascia una scia di sangue in un vigneto siciliano, appartenente ad un potente boss mafioso e si assicura di uccidere lui e tutte le sue guardie di sicurezza altamente addestrate senza sudare!
Le conseguenze di questo raccapricciante combattimento iniziale mettono in moto l’intero film.
Nonostante la sua efficacia, McCall lascia il posto in condizioni piuttosto difficili, ferito alla schiena. Per sua fortuna, viene ritrovato da un carabiniere (Eugenio Mastrandrea) che, in gran segreto, gli trova assistenza medica (il dottor Enzo, Remo Girone) e conforto nella piccola cittadina costiera di Altomonte. Lì, l’ex agente segreto scopre che la dolce vita gli si addice bene: vecchi film in piazza, bambini che giocano per strada, un’intelligente e umana cameriera locale (Gaia Scodellaro), un delizioso caffè espresso dopo pranzo, gente onesta della classe operaia con un profondo senso di comunità… Cosa non amare?
Tuttavia, questo angolo pacifico sta per essere minacciato dalla Camorra: un gruppo di mafiosi inizia a maltrattare la gente del posto per cacciarla e poter così costruire alberghi, casinò e altre attrazioni turistiche. Come un moderno John Wayne, Robert McCall è l’unica persona in grado di proteggere i cittadini dai pericoli. Insomma, tra i soliti stereotipi con cui gli statunitensi immaginano gli italiani il complesso del salvatore americano colpisce ancora!

Per apprezzare un po’ il film, occorre comprendere bene che in questo terzo capitolo il regista dirada gli eventi “d’impatto”, cioè quelli che nei due film precedenti permettevano di costruire intrecci narrativi particolarmente densi e complessi perché ora è importante adeguarsi al desiderio di Robert McCall di una vita più semplice.
Il problema di The Equalizer 3-Senza tregua non è però questo suo ritmo più pacato, né l’assenza di numerose scene d’azione, bensì il non proporre una messa in scena – anche quando non c’erano combattimenti – votata all’intrattenimento visivo, com’era invece nei due capitoli precedenti. Una conclusione di questo tipo è invece ciò che manca a questo terzo film, che si risolve in modo piuttosto semplice e sbrigativo. Un peccato, considerando le opportunità che in tal senso poteva dare il paesino dove si svolge il tutto.
In conclusione, non mancano buoni colpi di scena o scene d’azione ben realizzate, ma l’impressione è che questo capitolo conclusivo della trilogia dedicata a Robert McCall sia più sottotono del dovuto, con ingredienti non ben dosati. La richiesta di maggior quiete di Denzel Washington non giustifica la scelta registica di cambiare un po’ il DNA della saga, con la sua struttura da sequel umanizzato, regalando al film una certa predisposizione sentimentale.