Dopo Jean-Luc Godard, altro grave lutto per il mondo del cinema. La grande attrice greca Irene Papas, malata dal 2013 di Alzheimer, se ne è andata in punta di piedi all’età di 96 anni a Chiliomodi, vicino a Corinto, dove era nata il 3 settembre 1926 con il vero nome di Irene Lelekou. Il cognome Papas è quello del primo marito, il regista Alkis Papas, sposato nel 1943 e da cui divorzia dopo quattro anni, conservando il cognome (più musicale, esotico!).
Nel corso della sua sfolgorante carriera, lunga oltre mezzo secolo, ha preso parte a più di 70 film.
Simbolo per eccellenza della bellezza greca e rappresentante della cultura mediterranea all’estero, Irene Papas è stata molto apprezzata a livello internazionale per le sue doti recitative e per la sua presenza scenica, carismatica e dinamica.
Durante la sua carriera ha lavorato con grandi cineasti in tutta Europa – inclusa l’Italia, che amava tanto – interpretando importanti ruoli femminili nel teatro e nel cinema, incarnando appieno quel potere della tragedia antica che i suoi genitori, insegnanti, le avevano fatto amare fin da giovane, invogliandola di riflesso a frequentare, appena dodicenne, la scuola d’arte drammatica della sua città, per trasferirsi poi ad Atene per studiare teatro.
Esordisce sul grande schermo nel 1951 a fianco di Gina Lollobrigida, May Britt e Paolo Ferrara con Le infedeli di Mario Monicelli. Il mondo internazionale del cinema conosce il talento della giovane attrice greca nel 1952 a Cannes, protagonista del film La città morta di Frixios Iliadis.

Da quel momento la sua carriera fu in crescendo, notata immediatamente anche da Hollywood, ma ad accoglierla con maggiore calore fu l’Italia – dove lavorò spesso – iniziando con una comparsata in Una di quelle (1953), commedia politica prodotta, diretta e co-interpretata da Aldo Fabrizi con un grande Totò e Lea Padovani. Nel 1954 recita invece con Sophia Loren in Attila di Pietro Francisci. Nel 1956 è il suo primo film americano, La legge del capestro di Robert Wise, al fianco del mitico James Cagney.
Fino alla fine degli anni Cinquanta Irene Papas alterna il cinema alle rappresentazioni del Teatro Popolare Greco, ma nel 1961 arriva la svolta, la grande notorietà internazionale con I cannoni di Navarone film bellico di J. Lee Thompson con nel cast pezzi da 90 quali Gregory Peck, David Niven, Richard Harris e Anthony Quinn: è un grande successo poi bissato nel 1965 con Zorba il greco, accanto ancora a Anthony Quinn e diretto da Michael Cacoyannis, regista con cui poi Irene Papas gira diversi film (Le Troiane – 1971- e Ifigenia, 1976).
Parlando di successi – non in ordine cronologico – è impossibile non menzionare Z-L’orgia del potere (1968, due premi a Cannes e vincitore di due Oscar) di Costa Gravas, al fianco di Yves Montand: uno dei film più importanti e scioccanti di quegli anni, uno dei più famosi film politici del mondo e grande successo di pubblico in Europa e America.
Nel frattempo, sempre innamorata dell’Italia, l’attrice greca nel 1966 vi era tornata per recitare nel film A ciascuno il suo di Elio Petri, tratto dal romanzo di Leonardo Sciascia e con Gian Maria Volontè protagonista di una delle più intense recitazioni della sua carriera. Sempre con Petri la Papas gira alcuni anni dopo Cronaca di una morte annunciata, ancora al fianco di Volonté e assieme a Ornella Muti, Anthony Delon e Rupert Everett). Oltre a Rosi, Irene Papas lavora nel nostro cinema con registi come Riccardo Freda, Umberto Lenzi e Lucio Fulci (Non si sevizia un paperino).

Ma la vera sua conquista del Bel Paese avviene grazie alla televisione e al regista Franco Rossi che le affida il ruolo di Penelope per gli sceneggiati televisivi Le avventure di Ulisse (1967) e Odissea (1969): in quest’ultimo, accanto a Bekim Fehmiu, offre nei panni di Penelope un’intensità folgorante, che non risulterà applicabile per altre attrici di quegli anni. Uno sceneggiato storico: si trattava del primo prodotto a colori dalla Rai, che però lascerà il bianco e nero solo nel 1977!
Dopo aver recitato nel gioiellino Tutto in una notte (1985) di John Landis e accanto a Michelle Pfeiffer e Jeff Goldblum, a partire dalla metà degli anni Novanta Irene Papas si trasferisce in Portogallo dove collabora con Manoel de Oliveira: nel 1996 recita in Party, a cui segue Inquietudine (1998) e, dopo la parentesi de Il mandolino del capitano Corelli (2001, di John Madden e con Nicholas Cage e Penelope Cruz), recita di nuovo per Oliveira in Un film Parlato (2003).
Avendo sempre voluto essere un’artista a tutto campo, Irene Papas, donna disinvolta, emancipata e brillante, amava cimentarsi in progetti diversi, non esclusa quindi anche la musica. Diverse le sue collaborazioni con importanti musicisti greci, tra cui Mikis Theodorákis, nel 1968 per Songs of Theodorákis, e con il celebre gruppo connazionale Aphrodite’s Child per l’album 666 (la censura ne bloccò inizialmente l’uscita perché conteneva esplicite allusioni sessuali. Il buon contributo di Irene Papas convinse il compositore e tastierista del gruppo, Vangelis, a richiamarla per altri due suoi album, da solista stavolta.
Federico Fellini era un suo sincero ammiratore. Ma Irene Papas è stata indubbiamente una brava attrice molto stimata non solo in Italia ma anche in America. Era molto amica di Katharine Hepburn, con la quale recitò in Le troiane, che una volta disse di lei: “Irene è una delle migliori attrici nella storia del cinema”.
Un’attrice molto ammirata e amata. Dopo la morte di Marlon Brando, la Papas disse che aveva avuto una relazione con l’attore americano in passato e che erano rimasti “cari amici” fino alla fine.