Un successo annunciato quello che “The Land of Swollen Faces”, una produzione The Tank, ha registrato a New York come pièce teatrale per il festival “In Scena!”. Tutto nasce dalla drammaturgia dell’autore Paolo Bignami, che si è aggiudicata il premio Fratti nel 2017.
Con tre repliche al The Tank, la pièce ha incontrato il pubblico italo-americano con tematiche assolutamente attuali: la storia di un uomo alle prese con un disastro ambientale che avrebbe potuto essere evitato se si fosse dato ascolto a chi aveva a cuore la salute della gente. È un uomo che avrebbe voluto tornare bambino, nel linguaggio e nello sguardo ingenuo e dissacrante sugli avvenimenti.
La storia, i luoghi e i personaggi sono di fantasia, ma tornano alla mente i grandi disastri che hanno danneggiato salute e ambiente, a partire dalla nube tossica di Seveso, via via fino ai nostri giorni, a testimoniare che poco si è imparato negli anni.
Abbiamo intervistato Paolo Bignami all’indomani dell’avventura newyorchese.
Come è avvenuto il contatto con la produzione The Tank?
“Il mio testo “Il paese delle facce gonfie”, ha vinto il Premio Mario Fratti nel 2017. Tradotto da Carlotta Brentan con il titolo The Land of Swollen Faces era stato interpretato, in lettura scenica, da Joseph Franchini in occasione della premiazione e già allora ero stato colpito positivamente. Grazie a quel premio e grazie a Kairos Italy Theatre lo spettacolo è stato prodotto”.

In sintesi, in cosa consiste il vostro spettacolo?
“Un attore in scena dà voce a Poldo, un personaggio semplice, con uno sguardo attento e disincantato sugli avvenimenti; il testimone di un episodio in cui le logiche del profitto hanno portato ad un disastro ambientale. Poldo ha memoria di quanto è accaduto così come l’acqua, l’aria, la terra e le persone hanno memoria dei danni subiti. Lo sguardo è lieve e lascia spazio al sorriso, ma emergono anche l’umanità dei personaggi e la drammaticità della situazione con tutta l’;intensità che l’attore Joseph Franchini sotto la guida di Laura Caparrotti e Jay Stern è riuscito a dare”.
Cosa vuol dire produrre uno spettacolo per il pubblico americano?
“La traduzione del testo e la realizzazione dello spettacolo sono il frutto del lavoro di persone che conoscono bene la realtà culturale e teatrale americana. Come autore ho avuto la possibilità e il piacere di assistere a due rappresentazioni e così di confrontarmi con il pubblico, di cui ho ascoltato le reazioni e i commenti. Ho percepito un grande coinvolgimento sia sul piano emotivo che dei contenuti e ho avuto l’impressione che il testo, nato in Italia, abbia preso vita e forma come spettacolo e si sia arricchito di significati anche in America”.
Come è stato l’incontro con altri artisti italiani a New York?
“È stato piacevole, un’atmosfera direi quasi di festa ed è stato una ricca occasione di scambio di idee e esperienze”.