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Addio a Catherine Spaak: bellezza, classe e talento nel cinema franco-italiano e in tv

Morta a 77 anni, dai successi negli anni '60 con i grandi registi al salotto di donne garbate e intelligenti della trasmissione 'Harem' di Rai3

Giorgio GosettibyGiorgio Gosetti
Addio a Catherine Spaak: bellezza, classe e talento nel cinema franco-italiano e in tv

Catherine Spaak posa per una foto al termine della conferenza stampa di presentazione della nuova edizione di "Harem" , il talk show che andava onda su Rai 3, il 26 settembre 2001. MONTEFORTE/ANSA/KLD

Time: 5 mins read

Non aveva paura della malattia Catherine Spaak, morta domenica in una clinica romana a 77 anni, e della sua fragilità negli ultimi anni aveva fatto quasi una bandiera. Per dire a voce alta che del proprio corpo non bisogna vergognarsi, anche quando è ferito. Così aveva fatto qualche anno fa dopo un’emorragia cerebrale e così ha fatto negli ultimi mesi, pur serbando un silenzioso riserbo sulla sua vita personale e sull’aggravarsi delle sue condizioni.

Catherine era nata in Francia, a Boulogne-Billancourt nella regione parigina il 3 aprile1945, a pochi mesi dalla fine della guerra, ma era poi tornata coi suoi a Bruxelles dove la madre recitava e il padre scriveva sceneggiature. Una vera famiglia d’artisti come prova anche la carriera di sua sorella Agnès, di un anno più grande e presto attratta dal palcoscenico, poi dai set cinematografici e infine affermatasi come fotografa. Catherine invece approdò al cinema quasi per caso, appena quattordicenne, quando sua madre accettò per lei la proposta di Jacques Becker che la volle per un piccolo ruolo ne “Il buco” (1959) dopo averla notata nel cortometraggio “L’inverno” di Jacques Gautier.

Indipendente, ribelle, la ragazza parte per l’Italia e si ritrova quasi per caso sul set di Alberto Lattuada, indefesso scopritore di nuovi talenti con una predilezione per le ‘fanciulle in fiore’. Spaak non sa che il suo primo film ‘italiano’ è destinato a cambiarle la vita: “I dolci inganni” è infatti un vero successo generazionale con la sua adolescente Francesca innamorata di un architetto molto più grande. Nel film palpitano l’insicurezza e la sfrontatezza di una gioventù che ha fame di vita, vuole rompere gli schemi, non si adatta più alla morale tradizionale pur cercando sentimenti puri ed esperienze che fanno crescere.

Due anni dopo, con “La voglia matta” di Luciano Salce e “Il sorpasso” di Dino Risi, Spaak diventa la giovane diva degli anni Sessanta. Nel film di Salce si ripete il cliché della ragazzina che fa perdere la testa a un maturo quarantenne (Ugo Tognazzi); in quello di Risi è la bionda e angelica Lilly, figlia di Vittorio Gassman e fidanzata del disincantato Biby (un già maturo Claudio Gora). Col suo improbabile copricostume a righe azzurre, i capelli a frangetta, il sorriso malizioso eppure segretamente ingenuo, Spaak si conferma un’icona e un modello per le sue coetanee, tanto da dettare la moda e da essere subito chiamata per personaggi simili.

Catherine Spaak durante il photocall del film di Gabriele Pignotta ‘Ti sposo ma non troppo’, Roma, 15 aprile 2014. ANSA / MAURIZIO BRAMBATTI

Col suo italiano via via più sciolto, l’inconfondibile accento esotico, uno sguardo fiero e involontariamente malizioso, la nuova stella piace ai registi: da Damiani (“La noia”) a Pietrangeli (“La parmigiana”), da Comencini (“La bugiarda”) al suo connazionale Vadim (“La ronde”). Insieme a Stefania Sandrelli e Claudia Cardinale è il volto degli anni ’60 e viene adottata come “la francese d’Italia” anche dalla discografia, tanto da incidere con successo per Ricordi la versione nazionale di “Tous les garçons” di Françoise Hardy e poi “L’esercito del surf”, un successo che marca l’estate del’64.

Nel 1966 Mario Monicelli cambia la sua immagine con un altro trionfo al botteghino: “L’armata Brancaleone” in cui fa coppia con l’amico e mentore Vittorio Gassman vestendo i panni virginali di Matelda. A metà anni ’80 scopre la televisione e si accorge che la sua arguzia, schiettezza, sicurezza da donna indipendente e moderna fanno breccia nella grande platea di un piccolo schermo che a sua volta si sta rinnovando. Fa le sue prime prove a Canale 5 vestendo i panni della conduttrice nel “Forum” col giudice Santi Licheri; poi approva alla Raitre di Angelo Guglielmi come autrice e intervistatrice di “Harem”, un salotto di buone maniere e sincere confessioni in cui la donna è protagonista assoluta. Il successo durerà immutato per quasi 15 anni, vedendo sfilare sulla poltrona dell’ospite grandi dive e donne semplici, creatrici di stile e imprenditrici di successo.

Intanto Spaak si provava a teatro, portando in scena i suoi testi (“Storie parallele” e “Racconti dal faro”), appariva in serie tv di grande ascolto “E non se ne vogliono andare”, “Affari di famiglia”) recitava nell’unica regia dell’amica Monica Vitti (“Scandalo segreto”), per poi scegliere giovani registi di talento come Fabrizio Giordani (“Promessa d’amore”), Carlo Virzì (“I più grandi di tutti”) fino al bellissimo “La vacanza” di Enrico Iannacone che nel 2019 sarebbe stata la sua ultima apparizione.

E’ bellissima e intensa nel ruolo di una ex-magistrata colpita dai primi segni dell’Alzheimer. C’è molto della donna Catherine Spaak in questa severa giudice che rincorre i frammenti del suo passato: c’è la sua bellezza, appena graffiata dagli anni, una solitudine curata con amore (nonostante quattro mariti tra cui il malinconico Fabrizio Capucci, l’esuberante Johnny Dorelli, l’architetto Daniel Rey e il marinaio Vladimiro Tuselli), l’affetto per i ragazzi, come i due amatissimi figli Sabrina (da cui è stata divisa dopo un dolorosissimo divorzio) e Gabriele (cresciuto insieme a Dorelli). Con lei se ne va la giovinezza di una generazione.

Quindici stagioni ad Harem: il ricordo di Angelo Guglielmi

“Harem andava in onda il sabato, una serata ‘pericolosa’, in cui le altre reti proponevano i pezzi forti della programmazione, dagli show al film di punta. Eppure, grazie a Catherine Spaak, trovò una cifra interessante e andò avanti per quindici stagioni”. Angelo Guglielmi, storico direttore di Rai3, ricorda così l’esperienza del talk show tutto al femminile che l’attrice – morta ieri a 77 anni – condusse (e firmò come autrice) dal 1998 al 2002. Un salotto elegante dall’inconfondibile divano damascato in cui tre donne si parlavano e raccontavano in un’atmosfera dolce e raffinata. Dietro le quinte, in attesa di raggiungerle a fine puntata, un “uomo misterioso”, che arricchiva con il suo punto di vista il tema al centro del confronto.

Tra le ospiti, Wanda Osiris, Marina Ripa di Meana, Melania Mazzucco, Franca Valeri, Catherine Deneuve, Monica Bellucci, Isabel Allende, Ornella Muti, Margherita Buy. E ancora Marina Cicogna, Cecilia Bartoli, Piera Degli Esposti, Alessandra Mussolini, Margherita Boniver, Laura Boldrini. E fu un successo,, che raggiunse il 10% di share.

“Con garbo, classe, perfino un pizzico di grazia maliziosa – ricorda Guglielmi, oggi 93enne – la Spaak dimostrò grandi abilità nella conversazione, permettendo alle ospiti, in un’atmosfera di complicità, di raccontare aspetti inediti, di confessare sogni, paure, problemi. E i risultati furono sorprendenti”.

Da metà degli anni ’80 Catherine Spaak si è dedicata soprattutto alla tv, conducendo Linea Verde nel 1981, poi dal 1985 al 1988 le prime tre edizioni di Forum con il giudice Santi Licheri, all’interno di Buona domenica, prima di approdare ad Harem.

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