Il 10 dicembre scorso, in occasione della proiezione del suo ultimo film: È stata la mano di Dio, all’Aero Theatre di Santa Monica, Paolo Sorrentino ha partecipato ad una Q&A con il pubblico.
La non-profit losangelina American Cinematheque, in collaborazione con Cinecittà, ha voluto omaggiare il regista premio oscar in occasione dell’annuale rassegna di cinema italiano, “Cinema Italian Style”.
La sala gremita ha accolto con entusiasmo la scanzonata franchezza del cineasta, che ha esordito con una spiegazione sui motivi che lo hanno spinto ad aspettare fino al raggiungimento della mezza età per la realizzazione del suo film autobiografico. “Volevo evitare qualsiasi rischio di retoricizzazione. Mi serviva raggiungere un certo grado di distacco dal materiale autobiografico, in particolare dal mio dolore. A cinquantuno anni, i tempi erano finalmente maturi”.
Questo 2022 sembra essere l’anno dei “biopic,” considerato che Belfast di Kenneth Branagh si è già aggiudicato il Golden Globe per la migliore sceneggiatura. Chissà, forse questo sarà anche l’anno di Sorrentino, che è in lizza per il secondo premio oscar al migliore film straniero, dopo la vittoria nel 2014 grazie a La Grande Bellezza.
Ricordare gli anni giovanili non ha richiesto alcuno sforzo al cineasta napoletano. Lo stesso non si può certo dire quando gli è stato chiesto a proposito della scena in cui l’adolescente Fabietto (alter ego del regista) perde la verginità con una baronessa, vicina di casa quattro volte più anziana di lui. “Ce l’ha una domanda di riserva?” ha chiesto Sorrentino al moderatore, facendo irrompere il pubblico in una fragorosa risata.
La proverbiale “mano di Dio” del titolo si riferisce al goal di mano segnato da “El Pibe de Oro”, il dio del calcio per eccellenza: Diego Armando Maradona. Il film è infatti ambientato a Napoli nel 1983-4, durante i mesi di trattative del Napoli ed il successivo ingaggio a cifre astronomiche del più blasonato calciatore di tutti i tempi. “Era chiaro che stava per arrivare in città un personaggio estremamente carismatico. Maradona era un artista, non un semplice fuoriclasse del pallone. Grazie a lui, il calcio ha acquisito lo statuto di arte a tutti gli effetti”.

Vera e propria rivelazione del film è l’interpretazione del giovane protagonista Fabietto, da parte di Filippo Scotti, insignito del Premio Marcello Mastroianni come migliore attore esordiente all’ultima edizione del Festival di Venezia. “La qualità che più mi premeva trasparisse nell’interpretazione di Filippo era una spiccata capacità di osservazione. Qualità che mi contraddistingue e che ritengo essenziale al ruolo di filmmaker. Per il resto, la timidezza e la goffaggine del protagonista lo rende simile a tanti suoi coetanei”.
Il casting dell’attrice Teresa Saponangelo per il ruolo della madre ha seguito binari più convenzionali. “Io e Teresa abbiamo iniziato insieme la nostra carriera cinematografica. La sua dinamicità e gioia di vivere mi hanno fatto ripensare a mia madre. Teresa approccia la vita in maniera romantica. In più, è lei stessa mamma, e questo senz’altro aiuta”.
Chiave di volta della serata è stata la domanda sull’impatto che la prematura scomparsa dei genitori per avvelenamento da monossido di carbonio ha avuto sulla carriera del cineasta. “Credo che l’impatto della morte dei miei sia stato notevole. Sviluppai una grande voglia di rivalsa su tutto e tutti. Volevo a tutti i costi diventare filmmaker, nonostante le mie origini modeste e la mancanza di artisti in famiglia”.
Sorrentino ha chiarito poi l’enigma legato al personaggio della sorella del protagonista, la quale si caratterizza per la sua assenza, o meglio per lo stare sempre chiusa in bagno, tanto che la vediamo solo verso la fine del film quando piange una volta aver realizzato che Fabietto è partito alla volta di Roma. “Non ho mai davvero conosciuto mia sorella e mi è stato difficile sviluppare il suo personaggio. Anche perchè lei ha sedici anni più di me e passava tanto tempo in bagno a truccarsi prima di uscire col fidanzato. Oltre a starsene sempre appartata, guardava me, mio fratello e i miei dall’alto in basso”.
Prima di mostrare il film alla sorella, Sorrentino ha provato ad indorare la pillola. “Ti devo avvertire che il tuo personaggio sta per lo più in bagno, ho detto a mia sorella. Ma poi ho aggiunto che, a pensarci bene, i personaggi più importanti in un film sono spesso quelli di cui tutti parlano, ma che non si vedono praticamente mai. Come Marlon Brando in ‘Apocalypse Now’. La mia scusa non ha retto mezzo secondo”.
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