Pietro Bartolo, ex medico di Lampedusa e ora parlamentare europeo, mi mostra un video che custodisce nel suo telefonino e che non è possibile rendere pubblico per l’orrore che quelle immagini suscitano.
“Guarda cosa accade al di là del mare nei campi di concentramento in Libia”.

Si vede un uomo in divisa, probabilmente una guardia libica o un trafficante che taglia la testa ad un giovane migrante. Ogni sequenza di quell’azione viene mostrata nel minimo dettaglio con tanto di rumori di ossa rotte di sottofondo, ma vi tralascio i particolari che da ieri non riesco a togliermi dalla mente. Costretto a filmare quell’orrore è il fratello della vittima obbligato dai carnefici a inviare quel video ai familiari con la richiesta di soldi, per evitare che anche a lui tocchi la stessa fine. Ma Bartolo mi parla anche di ragazzi scuoiati vivi e donne stuprate. Persone alle quali ha prestato le sue cure cercando di alleviare il dolore. Uno strazio che va oltre la sopportazione umana e ti scava nel profondo dell’anima, perché noi con la Libia facciamo accordi, pur di non vedere i migranti nelle strade delle nostre città. Ma non possiamo non sapere che cosa accade o credere che non ci riguardi.

“Di filmati come questo che mostrano gli orrori dei lager libici ne ho tanti altri, ma non posso diffonderli. Sono troppo agghiaccianti” mi racconta Bartolo venuto alla Mostra del Cinema a Venezia nello spazio della Fondazione Ente dello Spettacolo per parlare di quello che ha visto nei 40 anni che ha fatto il medico a Lampedusa, “arrivano devastati nel corpo e nell’anima. Sono persone non numeri. Ogni volta i giornalisti mi chiedevano quanti ne erano sbarcati, ma avrebbero dovuto chiedermi come stanno, chi sono, perché sono persone quelle che arrivano sulle nostre coste. Persone che hanno subito le peggiori torture e io le ho viste con i miei occhi”.
Bartolo ancora si commuove quando racconta i momenti più drammatici di quella notte del naufragio del 3 ottobre 2013 a poche miglia da Lampedusa. Morirono 368 persone. Si salvarono solo in 155.
“Ho dovuto ispezionare tutti quei corpi, bambini, donne, uomini ai quali volevo dare un’identità prima della sepoltura. Tutte quelle bare allineate. C’erano dei familiari dall’altra parte del mare, nei paesi africani, che aspettavano di avere notizie dei loro cari”.
Bartolo mi racconta che per anni ha trascorso i fine settimana lontano da casa per girare l’Italia e testimoniare che cosa stesse succedendo nel Mediterraneo.
“Io sono un medico, ma ho iniziato anche a scrivere libri pur di far conoscere il dramma di Lampedusa e di quelle persone che subivano torture e ricatti una volta arrivati nei campi di prigionia libici. Ho fatto cose impensabili. Non avrei mai pensato che avrei anche partecipato alla realizzazione di film. Sono andato persino a Hollywood, con la pellicola di Rosi Fuocoammare. Mi ci vedi con lo smocking sul red carpet?”.
In questi giorni è in programmazione su Sky il film Nour di Maurizio Zaccaro ispirato a Lacrime di Sale, il romanzo di Bartolo, interpretato da Sergio Castellitto.

“Una storia vera di una bambina siriana che a soli otto anni si mette in viaggio per cercare la madre in Europa. Era sbarcata da sola e non credevo ai miei occhi. L’abbiamo aiutata ed è riuscita a ritrovare la mamma”.
Bartolo ha ancora nel cuore la piccola nigeriana di nove mesi che aveva perso i genitori durante la traversata.
“Ho pensato di adottarla, io che ho già tre figli, ma sono troppo vecchio. Dopo una gara di solidarietà in tutta Italia la bimba è stata data in adozione ad una coppia che mi è venuta a trovare dopo qualche mese. Ora si chiama Favour e l’ho riconosciuta subito”.
Ma non tutte le storie che Bartolo racconta hanno un lieto fine.
“Ho curato ustioni da benzina fatte sui gommoni, ricorda, e sono soprattutto le donne e i bambini ad esserne vittime, perché vengono messe sul fondo delle imbarcazioni per protezione. Gli uomini siedono sulla parte esterna dei gommoni. Ma la benzina con l’acqua brucia la pelle ed espone a lesioni e infezioni gravi. Non tutti ce la fanno a sopravvivere”.

Ora da europarlamentare Pd, questo medico prestato alla politica sta provando a umanizzare Bruxelles.
“Ho pensato che arrivare nel cuore della politica europea potesse aiutare a capire meglio il dramma dei migranti e a trovare soluzioni condivise. È l’Europa che deve prendere coscienza e dare risposte. C’è tanto lavoro da fare per dare voce agli ultimi e ci sto provando. Credo in una politica che ragiona con la mente ma anche con il cuore. Noi siamo la porta dell’Europa e l’Italia è un braccio proteso verso l’Africa. Dobbiamo affrontare il fenomeno della migrazione con lungimiranza. Serve un grande piano Marshall che restituisca all’Africa quello che per anni abbiamo tolto. Ma prima dobbiamo cancellare quei decreti sicurezza che considerano un reato salvare una persona in mare. Questo non è normale. Lo dobbiamo fare per proteggere la nostra democrazia e la nostra costituzione che qualcuno ci vuole distruggere”.