Un appuntamento di spicco per la rassegna InScena! : lo “spettacolo di Faletti”, l’ultimo lavoro scritto dal grande artista astigiano prima della sua improvvisa scomparsa sarà rappresentato alla Casa Italiana Zerilli-Marimò di Manhattan il 7 maggio.
Il poliedrico artista astigiano torna a New York, città a lui molto cara, con “L’ultimo giorno di sole” (di cui ha scritto testi e canzoni). Il suo “romanzo a teatro” sarà affidato come sempre all’attrice Chiara Buratti, scelta personalmente dall’autore per dare il viso e la voce a Linda, la protagonista della storia “alla fine del mondo” con sette monologhi e otto canzoni.
E come nei suoi intriganti romanzi New York torna ad essere una location speciale, in cui tornare con l’arte poliedrica che lo contraddistingueva.
Abbiamo intervistato Roberta Bellesini Faletti, sua moglie, che ha fortemente voluto la realizzazione di questo grande desiderio del marito, con l’aiuto e il supporto dei suoi amici più cari, a partire dall’interprete Chiara Buratti, la protagonista. Entrambe ci raccontano questo percorso attraverso i sentimenti più intimi, il ricordo, la celebrazione ma soprattutto il grande affetto per il genio che ha ideato tutto questo.
Abbiamo chiesto a Roberta cosa significa portare questo spettacolo In scena! a New York?
“Con questa città posso dire che ci sia sempre stato un legame molto forte. Giorgio ci ha ambientato due romanzi ( Io sono Dio e Niente di vero tranne gli occhi) e ci abbiamo vissuto per qualche tempo. Abbiamo amato molto questo luogo, ci sono molti amici qui e c’è sempre stata una grande sinergia con i contesti culturali americani. Poi, L’ultimo giorno di sole è ambientato in un posto non definito, in una città qualunque ed essendo una performance in costante evoluzione, possiamo immaginare che la scena si svolga sia proprio un posto come questo. Il testo poi qui sicuramente acquisisce un significato ancora più profondo, in una terra dove la libertà, il sogno, l’immaginazione si scontrano con la frenesia della vita da cui Linda si allontana”.
Quali sono i punti di forza dello spettacolo e perché è da vedere?
“Credo che questo sia uno spettacolo impegnativo,ma che aiuta a riflettere. Quando si esce dal teatro, di solito ci si pongono domande che tutti ci siamo fatti almeno una volta nella vita ma a cui non abbiamo mai avuto il coraggio di dare una risposta. E attraverso l’interpretazione magistrale di Chiara Buratti, attraverso il suo personaggio, siamo messi davanti agli interrogativi universali, in primis: Quale vita sarà la mia? Questo è ciò che si è chiesto Giorgio, in un momento molto particolare della sua vita, come se già avvertisse qualcosa di imminente…E’ una ricerca profondissima, un guardare in faccia la paura della fine (se esiste?), per aprire cassetti della memoria per ricostruire sè stessi con più consapevolezza, umanità e accettazione di un destino disegnato per ognuno di noi. A tutto questo, però, non manca mai un pizzico di ironia che era tipica della scrittura di Giorgio”.

Come è strutturato lo spettacolo?
“Lo spettacolo, composto da otto brani e sette monologhi, che, oltre a restituire il talento narrativo di Giorgio Faletti, svelano anche la varietà delle sue influenze musicali e dei suoi ascolti. La storia è quella di Linda, una giovane donna che si ritrova sola in uno scenario deserto. Mentre tutti fuggono alla ricerca di un improbabile luogo dove potersi salvare da una imminente esplosione solare, lei decide di restare nel paese dov’è nata, e di guardarsi dentro. Racconta a se stessa e al mondo che scompare ciò che ha visto e chi ha incontrato, le cose che ha vissuto e quelle che ha sognato. E canta per esorcizzare il buio. O per accoglierlo nel modo migliore, nel segno di una commovente tenerezza per le cose umane. Ideato e scritto da Giorgio Faletti proprio per Chiara Buratti, diretta in scena da un altro grande amico dello scrittore-autore, il regista Fausto Brizzi con le scenografie di Francesco Fassone”.
Chiediamo a Chiara Buratti di raccontare la genesi di questo progetto.
“Qualche anno fa Giorgio, che ha vissuto per un po’ di tempo all’isola d’Elba, ha sentito l’esigenza di tornare ad Asti. Io dovevo fare uno spettacolo per Asti Teatro, ci conoscevamo di vista e mi sono permessa di invitarlo. Quando lui ha visto lo spettacolo, è venuto nei camerini e mi ha detto: ma perché non ho mai scritto per te? E io gli ho risposto: “Guarda Giorgio hai detto bene, inizia a scrivere per me”. E lui seriamente mi ha detto: “io ho già tutto in testa!” Si era già creato un altro spettacolo e nell’arco di un mese aveva già iniziato a scrivere le prime canzoni di L’ultimo giorno di sole. Era l’estate 2013 e a dicembre dello stesso anno mi ha consegnato il testo, che può essere letto su tanti fronti, a livello umano è l’ultimo gran teatro di una storia di amicizia, perché poi è nata una grandissima amicizia tra me e lui, una persona che io reputo un genio e che secondo me per certi versi, soprattutto per quando riguarda la parte di cantautore, di autore di canzone è stato sottovalutato”.
Come ti sei preparata a interpretare il ruolo di Linda?
“A livello teatrale questo spettacolo è una sfida, perché corro da sola, nonostante abbia una squadra pazzesca intorno, sono l’unica attrice in scena. È un bel carico emotivo portare avanti questo progetto. E anche una grande responsabilità vedere come nascevano i versi, uno dopo l’altro, mi ha fatto capire la differenza tra un bravo autore e un genio e la sua umiltà assoluta. Un’attrice che fa teatro-canzone con testi e musiche di Faletti è una bella responsabilità, è qualcosa di molto importante; anche a livello tematico è uno spettacolo che ha per protagonista una donna che non si arrende neanche davanti all’unica cosa che non può sconfiggere, la morte. Quindi L’ultimo giorno di sole può essere letto sotto tanti punti di vista. Linda, che interpreto, è in continua evoluzione, mi è entrata dentro dall’inizio e con lei sono cresciuta: ora abbiamo qualche ruga in più perchè questo ruolo è un viaggio anche fisico, un percorso temporale, un percorso dentro sè stessi. Mi sono ritrovata a pormi le stesse domande che si è fatto Giorgio, scrivendo e ho cercato il coraggio di trovare le risposte”.
Parliamo del ruolo della musica in questa performance.
“Le musiche composte da Giorgio rendono ancora più forte il pathos. Le canzoni sono nate prima del testo teatrale forse perchè era un’esigenza artistica più immediata che poi è evoluta nella scrittura del monologo. C’è anche da dire che Giorgio aveva una grande sensibilità femminile e questo spettacolo è portato avanti da donne, senza dimenticare gli arrangiamenti musicali di Andrea Mirò. La melodie e le parole hanno una forte componente spirituale, è un canto che si estende fino al cielo, verso ciò che non si conosce, aldilà di sè stessi, come un mantra. E nei versi ci sono tutti gli aspetti dell’uomo, in questo caso di Linda, incoscenza, nostalgia, ma anche ironia, umorismo, ombre, luci. Insomma, tutte le sfaccettature dell’essere umano. E’ un viaggio verticale, dalle radici delle origini, alla collina verso cui la protagonista si reca, più vicino a qualcosa di ultraterreno, verso il sole per mantenendo bene i piedi per terra. Una vera e propria elevazione, una nascita, un’origine”.
La produzione del progetto “L’ultimo giorno di sole” è a cura della Orlantibor di Roberta Bellesini Faletti, L’album “L’ultimo giorno di sole” raccoglie i brani dell’omonimo spettacolo (con l’aggiunta di una intro intitolata “Insonnia”).
Lo spettacolo andrò in scena il 7 maggio alle 8pm Casa Italiana Zerilli-Marimò , in replica il 12 alle 7 pm al Cherry Lane Theatre.