Enrico Lo Verso è Vitangelo Moscarda, il protagonista di “Uno, nessuno e centomila”. Luigi Pirandello, con questo capolavoro del teatro italiano mette al centro l’uomo e i dubbi. Loverso si muove sulla scena in un monologo che dà voce anche agli altri personaggi di Pirandello con grande coinvolgimento del pubblico alla fine dello spettacolo. L’attore siciliano lo abbiamo visto ultimamente al cinema con il suo Michelangelo in una magistrale interpretazione del genio italiano. Loverso è tra i pochi attori italiani a calcare le scene e i set internazionali: in America è stato diretto da Michael Lehmann in Hudson Hawk accanto a Bruce Willis e da Ridley Scott in Hannibal. Il grande successo del talentuoso attore arriva con le pellicole di Gianni Amelio in “Il Ladro di Bambini”, “L’America” e “Così ridevano”.
A 80 anni dall’anniversario della morte di Pirandello, metti in scena “Uno Nessuno Centomila”: com’è il tuo Vitangelo Moscarda?
“È un uomo che nella sua maturità e nella sua serenità decide di ricevere degli amici a casa (in teatro). Tutto lo spettacolo è un po’ come se volessi ricevere degli amici a casa e volessi condividere con loro il mio percorso da Vitangelo, il mio percorso di serenità per trovare me stesso e dare risposte a delle domande”.
Un attore siciliano che lavora in Sicilia nella sua terra…
“Quando capita naturalmente siamo anche in Sicilia! La tournèe ci porta in tutta Italia e devo dire che la Sicilia non è certo la regione che risponde meglio alle sollecitazioni di questo tipo. Abbiamo quasi sempre il tutto esaurito in Puglia, in Veneto, in Emilia Romagna, Umbria…ma ‘nemo profeta in patria’, quindi nella regione sicula abbiamo più difficoltà e non mi riferisco a me ma a Pirandello!”
Quanto è attuale Pirandello?
“Tantissimo, sembra quasi che abbia scritto testi ispirandosi ai social. Se una persona non sapesse che questo testo l’ha scritto Pirandello potrebbe pensare che l’ha scritto qualcuno oggi rifacendosi ai social e alla lezione di Warhol”.
Alla fine dello spettacolo interagisci con il pubblico. Cosa accade?
“Si genera un arricchimento, perché nel confronto c’è sempre questo di bello sia prima che dopo lo spettacolo. Diciamo che lo spettacolo comprende anche questo: il piacere di stare insieme e di ritrovarsi rinnovando un gioco che dura da 3000 anni, così vengono a sparigliarsi le carte e le regole in omaggio al caos pirandelliano da cui poi nasce la creatività ma non solo anche l’arte, la vita”.
Sei un attore tendenzialmente drammatico: ti piacerebbe un ruolo brillante e con chi vorresti lavorare?
“Contesto il fatto di essere un attore drammatico anche perché non sono molte le occasioni in cui lo si è potuto vedere (ed è vero) ma in teatro ho fatto spesso delle commedie e piacevano, è che al cinema la commedia in Italia è un po’ indietro. Mi piacerebbe lavorare con Lubitsch se fosse vivo”.
La Sicilia, il cinema e la narrazione che è stata fatta. Cosa non è stato ancora raccontato? Cosa invece ti piacerebbe raccontare?
“Credo sia stato raccontato tutto, il motivo per cui si continua a raccontare delle storie è che lo si fa per rinnovare delle emozioni ed in Sicilia spesso vengono raccontate storie che in realtà dovrebbero avere un’importanza marginale e troppo spesso vengono collocate sul piedistallo”.
Hai lavorato molto all’estero. Cosa impedisce al cinema italiano di avere l’importanza di un tempo?
“La mancanza di umiltà, l’eccessiva presunzione ed il guardare troppo se stessi invece che guardare fuori”.
La tua Sicilia cos’è per te? Odi et Amo?
“La mia Sicilia per me è “radici” soprattutto, ma anche storia e solidità”.
Ti piacerebbe lavorare in America adesso?
“A me piace lavorare con professionisti, ossia con gente che sa lavorare: che si tratti di America Francia o Spagna non fa differenza, anche in questi Paesi ho trovato grandissimi professionisti. Con gli Americani ho lavorato poco ed in realtà indipendenti, li c’è un altro modo di lavorare che però a me piace. Comunque amo cambiare continuamente ed essere io ad adattarmi ai differenti moduli di gioco”.