Riaprono i teatri a Milano dopo la pausa estiva. Già al primo sguardo i cartelloni della prosa rivelano un’offerta molto ricca e variegata. Si va dai classici al musical, dalle prove d’attore alla proposta di nuovi testi intrisi di presente. Ospitalità e produzioni si avvicendano in teatri grandi e piccoli, centrali o periferici, sempre più rivolti ad essere anche luoghi di incontro. Tutto ciò parla di un passato virtuoso, di più maestri che hanno lasciato il segno e tracce da seguire, di una pluralità di compagnie, ciascuna con propria storia, identità e poetica.
Vale la pena di rilevare che nessun luogo in Italia ha potuto sostenere e far crescere tante realtà teatrali. Ma il pubblico fa la sua parte con un’attenzione costante e la disponibilità ad esserci. Sorge dunque una riflessione. Milano è sempre più una meta internazionale quale luogo di molte eccellenze ma è soprattutto città dove vivono gomito a gomito persone di ogni provenienza. Come attrarre un pubblico tanto eterogeneo?
Questa è certo una delle sfide che attende chi fa teatro: trovare la capacità di parlare a chi non ha la stessa cultura ma altre forme di spettacolo nella memoria, altre convenzioni sceniche in testa. Il teatro è in simbiosi con la lingua ma comunica anche con la fisicità, il linguaggio visivo ed emozionale che arrivano dritti all’immaginazione e possono dire anche più delle parole.
Il Piccolo Teatro -Teatro D’Europa, fondato da Giorgio Strehler e Paolo Grassi, e ora diretto da Sergio Escobar, lavora da tempo in una dimensione internazionale ospitando spettacoli stranieri ma anche chiamando registi stranieri a firmare proprie produzioni. La prima produzione, “La Tragedia del Vendicatore” di Thomas Middleton, contemporaneo e collaboratore di Shakespeare (in scena dal 9 al 16 novembre e poi in tournèe) ne è appunto un esempio. La regia è affidata all’inglese Declan Donnellan, Leone d’oro alla carriera, cofondatore della compagnia teatrale inglese Cheek by Yowl. In questa occasione dirige un cast di giovani attori italiani. Il testo, attribuito solo da una ventina d’anni a Middleton, è una tragedia di vendetta molto in voga in epoca elisabettiana, ma è anche una commistione di generi che va dal burlesco alla satira, dal tragico al morality play.
È curioso ricordare che l’opera, allora attribuita a Cyril Tourneur, attirò l’attenzione di Luca Ronconi già negli anni ’70. Ne fece un allestimento inaudito per l’epoca, con solo attrici, anche in abiti maschili. Nella trama Vindice, il vendicatore del titolo, entra in scena con il teschio dell’amata, quasi volesse far il verso ad Amleto. Nel fiero proposito di vendicarla si trova però a diventare ruffiano del Lussurioso, sicario e carnefice fino a non avere più limiti e a perdersi nell’odio. Come dire che la vendetta, o anche solo il castigo pur giusto, rischiano di essere un gorgo minaccioso per l’animo umano.
La parola d’ordine, vendetta, sta scritta in una serranda che chiude il palcoscenico. Duchi e duchesse, figli e servitori si muovono, in abiti contemporanei e ad intervalli danzando, nel proscenio, simulando una sorta di avanspettacolo. Lì ciascuno grottescamente si avvantaggia delle situazioni per prevalere sull’altro.
Pare di essere in un film horror e ci si ritrova a ridere di ogni nefandezza, condizione ottimale per il distacco emotivo. I sovratitoli in lingua inglese facilitano la fruizione a chi non padroneggia la lingua italiana. Nella stagione del Piccolo Teatro novembre è un mese densissimo di ospitalità internazionali. La Compagnia Nacional de Teatro Clasico di Madrid con “La dama duende” una commedia del genere cappa e spada scritta da Pedro Calderon della Barca (in lingua spagnola).
A fine novembre “Le stagioni russe in Italia”, manifestazione promossa dal Ministero Russo della cultura, porterà al teatro Strelher e allo Studio Melato tre spettacoli del teatro Aleksandrinskij di San Pietroburgo e una produzione del Vachtangov State Academis Theatre di Mosca.
Ancora a novembre è in programmazione “Concerto perAmleto”, dove le parole di Skakespeare si intrecciano con l’affresco sonoro di Sostakovic ad opera di Fabrizio Gifuni , attore grande bravura. La seconda produzione del Piccolo Teatro debutterà a gennaio: “Cuore di cane” di Michael Bulgakov con due attori di calibro quali Sandro Lombardi e Paolo Pietrobon.
I centri stabili di produzione teatrale sono certo l’ossatura del sistema teatrale milanese. Senza la pretesa d’essere esaustivi segnaliamo alcune delle produzioni d’interesse non solo cittadino. Del Franco Parenti, vivace multisala con annessa piscina “Memorie di Adriana” racconto del teatro italiano attraverso le memorie dell’attrice Adriana Asti diretta da Andrèe Ruth Shammah e “After Miss Julie” l’opera di Patrik Marber che traspone l’ottocentesca Signorina Giulia di August Strindberg nel luglio del 1945, nella notte della celebrazione della vittoria del partito laburista con la regia di Giampiero Solari .
In cartellone anche una riedizione con giovani attori di “Tango Glaciale “il geniale spettacolo che Mario Martone, ora regista tra i più riconosciuti di cinema e teatro, allestì nel 1982. L’Elfo Puccini alza il sipario con “Afganistan : il grande gioco”. Lo spettacolo, già prodotto dal Trycycle Theatre di Londra, racconta l’Afganistan degli ultimi due secoli al centro dei complessi rapporti tra Occidente e AsiaCentrale attraverso cinque storie ideate da Lee Blessing, David Greg,Ron Hutchinson,, Stephen Jeffreys, Joy Wikinson.
L’Out Off allestirà “I sillabari” di Goffredo Parise, preziosi racconti tra poesia e prosa e 4,48 Psychosis l’ultimo scritto dell’inglese Sarah Kane prima del suicidio. Le compagnie di tutto il territorio nazionale si contendono i teatri d’ospitalità quali Manzoni, San Babila, Carcano, Nuovo, Teatro dell’arte, MTM in un susseguirsi di invitanti appuntamenti . Uno per tutti. Dopo la bellissima interpretazione fatta da Willem Dafoe di Van Gogh al cinema non si può che essere curiosissimi di quella di Alessandro Preziosi a teatro su un testo di Stefano Massini “L ‘odore assordante del bianco”.