Lo sfavillante mondo della moda mostra il lusso, l’effimero, il desiderio di apparire, la creatività e la ricerca del bello, ma al contempo nasconde segreti oscuri e drammi che esplodono svelando eccessi e violenza. Questo il concept della serie The Assassination of Gianni Versace: American Crime Story, dal 17 gennaio sui canali americani prodotto dalla Fx. Questo accade nel ventennale dall’uccisione dello stilista nella sua villa di Miami per mano di Andrew Cunanan, un evento di cronaca che sconvolse l’opinione pubblica mondiale.
Il cast di star, come prevedibile vista la figura del creativo amato e conosciuto dal grande pubblico e dal jet sets, vede Penelope Cruz a impersonare la sorella della vittima, Donatella Versace, Édgar Ramírez sarà il protagonista e Darren Criss nei panni del serial killer Cunanan. La trasposizione televisiva curata da Ryan Murphy è il tragico racconto dell’uccisione del talento mondiale del design e dei lati nascosti della sua vita. Basata sul libro di Maureen Orth, Vulgar Favors, The Assassination of Gianni Versace è anche uno spaventoso ritratto del giovane assassino, che appartiene ad una categoria di Mostro moderno che si ribella nel momento in cui perde le chiavi per accedere a quel mondo di ricchezza e popolarità che pensava gli appartenesse.

Insomma, un attento esame della psicologia che analizza, a detta degli sceneggiatori, “un sogno narcisistico di vanagloria, portato all’estremo dal killer, personaggio controverso e disperato ma abbastanza lucido per potere a compimento la sua folle missione”.
Smith racconta la storia cronologicamente al contrario, cominciando dal mistero di come un qualsiasi ragazzo con un cappello da baseball abbia potuto penetrare nella proprietà dei Versace armato di una pistola mentre lo stilista tornava da una passeggiata. Fu un’esecuzione in piena regola, un incidente, una tentata rapina o il giovane Cunanan sapeva che lo stilista si stava riprendendo da un periodo di ricovero dovuto ad un sospetto di HIV?

Perché l’assassino, già conosciuto alle forze dell’ordine e nella liste dei più pericolosi ricercati dall’FBI perché sospettato della scomparsa di quattro uomini, inclusi due amici o amanti ritrovati morti, era libero di circolare a Miami nell’indifferenza della polizia locale e di commettere l’ultimo spietato omicidio?
Domande che forse non troveranno mai risposta. Secondo la famiglia Versace, “la versione presentata nel libro è sullo schermo tv non rispecchia comunque la realtà dei fatti”.
L’8 gennaio l’azienda di moda di origini siciliane ha rilasciato una dichiarazione, appena prima della presentazione sul Red Carpet alla première di The Assassination of Gianni Versace a Los Angeles. “Non abbiamo autorizzato ne quanto riportato nel libro di Maureen Orth, che per noi è solo un concentrato di pettegolezzo e spettacolarizzazione, né tanto meno la sceneggiatura, quindi la serie tv deve essere considerata come pura opera di fantasia”.

Orth, una famosa giornalista che ha lavorato come reporter per Vanity Fair, che già aveva scritto spesso su Cunanan ed i suoi precedenti omicidi addirittura due giorni prima che Gianni Versace diventasse la sua ultima vittima, ha trasformato le sue ricerche sull’episodio di Miami in una pubblicazione basata su “400 interviste e migliaia di pagine tratte dai rapporti della polizia”.
Comunque, sembra che nessuna di queste testimonianze raccolte dalla giornalista siano mai state correlate al designer ucciso: “Orth non ha mai ricevuto informazioni dalla nostra famiglia e non ha prove per poter raccontare la vita intima di Gianni e degli altri del suo staff o di chiunque gli fosse vicino. Evidentemente, nel suo intento di creare una storia sensazionale, ha riportato una serie di fatti pieni di contraddizioni e che non corrispondono alla realtà” concludono i Versace.
Il produttore esecutivo Brad Simpson sembra però lanciare un segnale di pace sulle incomprensioni, dichiarando, in occasione della première, che la serie “ non è autorizzata e la produzione non pretende di esserlo. La storia si basa sul libro di Maureen Orth, una giornalista assolutamente professionale e non sicuramente una scrittrice di romanzi di fantasia.”

Il regista Murphy, d’altro canto, sembra convinto che alla fine non sia nello stile Versace proseguire la polemica più di quanto non sia stato fatto per la morte di Gianni : “La sorella Donatella ha inviato a Penelope Cruz un cognome mazzo di fiori alla vigilia dei Golden globe della settimana scorsa – ha dichiarato il direttore delle riprese- non so se lei guarderà la serie ma se lo farà, si accorgerà che abbiamo trattato lei e la sua famiglia con estremo rispetto. Lei conosce personalmente i nostri attori e sa che non prenderebbero mai parte a qualcosa che potesse mettere in difficoltà lei e i membri della sua famiglia”.
Insomma, ci si augura che la polemica si esaurisca qui. E i Versace hanno già dichiarato che non rilasceranno più di dichiarazioni sull’accaduto. Tutto ciò assume aspetti quasi bizzarri all’interno di un fatto di cronaca così sconvolgente di per sé, che già nel 1997 gettò fango e scandalo sul dorato mondo della moda. Chissà se questa volta la verità su quanto accadde quel giorno a Miami verrà finalmente galla o resterà un mistero legato al compianto stilista.