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December 4, 2017
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Il cinema senza confini di Michelangelo Antonioni colora il MoMA di New York

Le personalissime pellicole del regista ferrarese, fatte di sperimentazione, astrattismo e colori, in mostra al Museum of Modern Art

Chiara BarbobyChiara Barbo
Il cinema senza confini di Michelangelo Antonioni colora il MoMA di New York

Monica Vitti in una scena del film "Il Deserto Rosso", di Michelangelo Antonioni

Time: 2 mins read

Dopo oltre dieci anni torna a New York il cinema di Michelangelo Antonioni, in una grande retrospettiva che si terrà al MoMA a partire dal 7 dicembre 2017. Quaranta film, in pellicola e in digitale, versioni restaurate che restituiscono al meglio il cinema superlativo del regista ferrarese, autore per eccellenza del cinema italiano, tra i più grandi di tutta la storia del cinema.

Un cinema personalissimo il suo, lontano da ogni moda e tendenza eppure con le preoccupazioni sociali del neorealismo e le innovazioni delle avanguardie, immerso in quel cinema d’autore che in quegli anni, che ora sembrano irrimediabilmente lontani, non aveva confini e i confini anzi li attraversava con l’arte prima che con il box office, un cinema che si chiamava Bergman, Godard, Scorsese e naturalmente Michelangelo Antonioni.

Narrazione ellittica, sperimentazione, disperazione esistenziale, astrattismo, colore, incomunicabilità, queste tra le parole che più spesso vengono usate a indicare il suo cinema eppure sono le emozioni, trattenute nelle persone e riflesse dal paesaggio, ad essere forse il tratto più distintivo del cinema di Antonioni, è solo che lo spettatore ci deve arrivare attraverso la propria emozione, magari quella più nascosta e indecifrabile a parole, senza aggrapparsi a dialoghi o a schemi narrativi predefiniti. Insomma, ad ogni film Antonioni ci chiede di metterci del nostro.

La retrospettiva che si terrà al MoMA dal 7 dicembre 2017 al 7 gennaio 2018 si apre con Deserto rosso e prosegue con i grandi capolavori, con i documentari poco conosciuti, con i film più intimi: dalla trilogia dell’incomunicabilità – L’avventura, La notte e L’eclisse – fino a Chung Kuo-China, passando per La signora senza camelie, Il grido, Blow-Up, Zabriskie Point, Professione reporter, il film collettivo Eros e poi i documentari su Michelangelo Antonioni, primo fra tutti Fare un film è per me vivere, diretto nel 1995 dalla moglie Enrica Antonioni, che sarà presente al MoMA all’inaugurazione della rassegna il 7 dicembre.

La retrospettiva Michelangelo Antonioni è organizzata da Joshua Siegel, curatore del dipartimento di cinema del Museum of Modern Art, insieme a Camilla Cormanni e Paola Ruggiero per Istituto Luce Cinecittà.

Qui il programma completo della rassegna.

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Chiara Barbo

Chiara Barbo

Scrivere di cinema o scrivere il cinema? Possibilmente tutti e due. Dalla critica cinematografica alla sceneggiatura passando per la produzione, al di qua e al di là dell'oceano, collaboro con La VOCE di New York e con Vivilcinema, con la Pilgrim Film e con Plan 9 Projects. E anche con altri. Ma per lo più penso, immagino, ricerco, scrivo, organizzo in modalità freelance. Insieme a tanti altri, faccio parte della giuria del David di Donatello. New York è stata una scelta. New York è intensa, vitale, profonda e leggera, pacchiana e intellettuale, libera, creativa, è difficile, è bellissima, ed è la città più cinematografica del mondo.

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