C’è chi lo ha chiamato “bum”, come ha fatto LeBron James, su Twitter. Una parola che, tradotta, assomiglia a qualcosa come “cazzone”. Poi c’è stato chi, dallo sport al mondo della musica, ha scelto di inginocchiarsi in solidarietà a quei giocatori della NFL che il Presidente Donald Trump ha definito “figli di puttana”.
E poi c’è chi, da Hollywood, lo ha mandato direttamente a quel paese. Come ha fatto George Clooney che, in una recente intervista rilasciata a Marlow Stern del Daily Best, ha parlato anche del Presidente degli Stati Uniti come di un uomo che più di altri rappresenta l’élite. La stessa a cui, durante la campagna elettorale, ha rivolto più di un’accusa.

L’occasione del colloquio è stata l’uscita del suo ultimo film come regista, Suburbicon. Una storia ambientata nel 1959, che racconta le vicende, intrecciate, di due famiglie della classe media americana. Da un lato una coppia di bianchi al di sopra di ogni sospetto, interpretata da Matt Damon e da Julianne Moore, incline alla violenza e agli omicidi. Dall’altro Leith M. Burke e Karimah Washington, afroamericani, vittime di razzismo e risentimento. Parlando del film, il riferimento è spesso ai fatti di Charlottesville e alle tensioni sociali che, negli ultimi mesi, soprattutto dopo l’insediamento di Trump alla Casa Bianca, hanno incendiato le strade e i quartieri statunitensi.
Poi le parole rivolte al Presidente. Il Premio Oscar, su Donald Trump, ha scelto di utilizzare termini precisi, pesanti. E inequivocabili. La Voce di New York ha tradotto per i lettori italiani i passaggi più interessanti.
Rispondendo alla domanda del giornalista che faceva riferimento alla “guerra” tra le élite di Hollywood e la classe media, riaccesa da Trump, Clooney ha dichiarato: “Sono cresciuto in Kentucky. Ho venduto assicurazioni porta a porta. Ho venduto scarpe per signora. Ho lavorato in un negozio di liquori aperto tutta la notte. Mi sono comprato abiti che erano troppo grandi e troppo lunghi. Ho tagliato il fondo dei pantaloni per farmi delle cravatte da indossare durante i miei colloqui di lavoro. Sono cresciuto capendo che cosa significasse avere o non avere l’assicurazione sanitaria per otto anni. Quindi, questa idea che rappresento questa élite hollywoodiana mentre lui, che caga in un bagno d’oro, è l’uomo del popolo, è ridicola”.

“Le persone arrivate a Hollywood sono, per la maggior parte, del Midwest e si sono trasferite qui per avere una carriera”, ha spiegato il Premio Oscar. “Quindi, questa idea delle ‘élite della costa’ (‘coastal élite’, ndr) che vivono in una bolla è buffo. Chi vive in una grossa bolla? Lui vive in una torre d’oro e ha solo dodici persone che fanno parte della sua compagnia”, ha detto Clooney. Che ha poi aggiunto: “Lui non gestisce una società di centinaia di migliaia di persona che lavorano e si occupano di lui. Ha gestito una compagnia di dodici persone! Quando sei regista e dirigi un film, hai sette sindacati diversi che vogliono cose diverse, devi trovare un accordo con ognuna di queste parti e farle spostare nella stessa direzione. Lui non ha mai dovuto fare niente del genere”.

E sull’inquilino della Casa Bianca conclude: “Lo guardo e rido quando lo vedo parlare di un ‘élite hollywooiana’. Hollywood élite? Io non ho una stella nella Hollywood Boulevard, mentre Donald Trump ce l’ha! Che si fotta!”