Dopo il mastodontico programma di Cannes, che sembrava aver fatto piazza pulita di tutti i titoli più appetibili, in pochi avrebbero ipotizzato per Venezia 73 un palinsesto ottimo e abbondante. Invece, sulla carta, il programma messo insieme dalla squadra di selezionatori del direttore Alberto Barbera è ricco e vario come non accadeva da anni. A suggellare questa sorta di rinascimento veneziano, dopo anni di austerity di qualità, arriva anche la notizia che finalmente l’enorme voragine che da anni squarciava il piazzale del Casino – a ricordare il vergognoso fallimento, causa amianto, del progetto di un nuovo palazzo del cinema – è stata riempita e coperta da un’area verde con una sala tutta nuova al centro, la “sala giardino”.
Dato forse ancora più importante, la Mostra si è rifatta il look anche “dietro le quinte”, in quel settore che – invisibile al grande pubblico – determina davvero il peso specifico di un festival: il mercato. La 73ª edizione, infatti, celebra la nascita del Venice Production Bridge, che prosegue e amplia la linea intelligente tracciata da Alberto Barbera nel suo primo quadriennio di direzione artistica con il Venice Film Market e che sta tentando progressivamente di diminuire il gap tra la rassegna veneziana e gli imponenti e consolidati mercati internazionali degli altri top festival europei, Berlino e Cannes in primis.
Con queste premesse, quindi, tentiamo di indicare nel copioso programma di questa edizione ciò che, a nostro giudizio, è davvero da non perdere.
Apertura e chiusura
La 73ª Mostra del cinema inaugura e chiude strizzando l’occhio a Hollywood e al cinema di genere, preparandosi ad accogliere sul red carpet una parata di star. L’opener (in concorso) sarà La La Land di Damien Chazelle, talentuoso regista di Whiplash, un musical dalle atmosfere vintage con Ryan Gosling e Amy Adams. Chiusura western, invece, affidata al remake de I magnifici sette, diretto da Antoine Fuqua, che anni dopo Training Day ritrova come protagonisti Denzel Washington e Ethan Hawke.
Gli alieni di Denis Villeneuve
Le ultime prove del regista canadese Denis Villeneuve, Prisoners, Enemy e Sicario, hanno confermato il suo talento e alzato le aspettative. Il quesito suggestivo che pone Arrival è: quando finalmente sbarcheranno gli alieni, come troveremo il modo di comunicare con loro? Il problema della comunicazione con “l’altro” è già stato affrontato (vedi Incontri ravvicinati del III tipo), ma dal trailer si capisce come lo svolgimento di Villeneuve segua le consuete traiettorie cupe care al regista canadese. Secondo film a transitare in concorso, sarà proiettato giovedì 1 settembre.
Gli zombie di Romero in 4K
Restaurato e rimasterizzato in 4K da Koch Media, arriva in anteprima mondiale Dawn of the Dead, il capolavoro di George Romero nella versione a suo tempo montata da Dario Argento con la musica dei Goblin. Presentato dallo stesso Argento e da Nicolas Winding Refn e proposto nella suggestiva proiezione di mezzanotte in sala giardino, è uno dei momenti sacri per i cinefili presenti al Lido.
Jackie Kennedy vista da Pablo Larrain
Pablo Larrain ha incantato Cannes con il suo antibiopic su Neruda e ora si prepara a stupire Venezia con Jackie, con Nathalie Portman nei panni della più intensa, controversa e malinconica first lady della storia americana. Grandissime aspettative e ottime possibilità di finire in zona premi.
L’Africa ferita di Ulrich Seidl
Il regista di Canicola e In Keller porta al Lido, fuori concorso, Safari, il suo nuovo sconvolgente documentario, dedicato questa volta alla barbara moda dei ricchi europei di cacciare animali in Africa per puro divertimento. Il teaser conferma lo stile inconfondibile di Seidl e preannuncia grande cinema.
Il giovane papa di Paolo Sorrentino

Ecco in anteprima mondiale, sabato 3 settembre, i primi due episodi di una delle serie TV più attese del prossimo autunno, produzione HBO e Sky Atlantic, The Young Pope, scritto e diretto dal premio Oscar Paolo Sorrentino e con un cast di star guidato da Jude Law. Sorrentino mancava dal Lido dai tempi dell’esordio, L’uomo in più, che aveva mostrato il suo talento nel 2001; torna quest’anno, da autore di punta del cinema italiano, con una delle scommesse più difficili della sua carriera.
Il viaggio nel tempo di Terrence Malick
Per molti, da Tree of Life in avanti, è iniziato l’inesorabile declino di uno dei registi più enigmatici e suggestivi del cinema americano, quel Terrence Malick autore di soli tre film nei primi venticinque anni di carriera. Ora, il regista-filosofo viaggia quasi al ritmo di un film all’anno, ma Voyage of Time, il progetto con cui torna al Lido quattro anni dopo To the Wonder è un’opera cui sta lavorando da oltre quarant’anni, un testo sospeso tra flusso di coscienza e documentario che racconta le origini della vita sulla Terra. Il trailer preannuncia un’esperienza visiva straordinaria ma il dubbio bufala o capolavoro sarà sciolto solo martedì 6 settembre.
Il nuovo fluviale Lav Diaz

Dopo aver “sequestrato” la Berlinale per otto ore, il maestro filippino Lav Diaz fa il suo ritorno a Venezia, in concorso con un’opera di durata più modesta per i suoi canoni: 3 ore e 40 minuti per The Woman Who Left, storia di Horacia, donna che esce di prigione dopo 30 anni di detenzione per un crimine mai commesso e del suo problematico ritorno al “reale”. Se Lullaby for the Sorrowful Mystery, premiato con il premio della giuria alla Berlinale quest’anno, faceva intravedere il rischio di un manierismo un po’ stucchevole, le prime informazioni su questo nuovo film di Diaz – per la prima volta in concorso al Lido dopo anni di Orizzonti – fanno sperare in un ritorno magistrale a Venezia del grande regista filippino.
Una selezione per tutti
Questi sono solo alcuni spunti, i principali, in un programma ricchissimo, che dall’oriente all’America latina bilancia perfettamente scommesse e nomi cari ai cinefili, mainstream e autorialità, Kusturica, Wenders, Ozon e Brizè con Muccino e il blockbuster cartoon Pets. Il cinema italiano ha tre film in concorso, Piuma di Roan Johnson, Spira Mirabilis di Massimo Danolfi e Marina Parenti e Questi giorni di Giuseppe Piccioni, il più noto dei tre, in una selezione del nostro cinema che, anche nelle altre sezioni, tenta di scommettere sulla freschezza e sull’ampliamento dei confini dell’autorialità.
Oggi si parte e a sipario calato scopriremo davvero se queste aspettative saranno rispettate, al di là dei premi che sabato 10 settembre la giuria, presieduta dal regista Sam Mendes, distribuirà ad alcuni dei venti film in concorso.