T’piac’, eh, o Presép?
…No.
Un dialogo che ogni napoletano che si rispetti ha citato fedelmente almeno una volta nella vita, i più almeno una volta l’anno, nel periodo natalizio, per ricalcare il modo partenopeo di intendere la cultura nostrana e la tradizione del Presepe. Un dialogo noto ad ogni napoletano, che vedeva protagonisti il padre e il figlio di casa Cupiello, di Natale in Casa Cupiello. Lucariello e Tommasino, Eduardo e Luca. Casa De Filippo. Casa di ogni napoletano. La loro casa era il teatro, la loro vita tra le pareti immaginarie di un palco. Simboli della storia di Napoli, pezzi che Napoli perde. Era stato così con il padre, è stato così con Luca. Discendente della famiglia di maestri del teatro, era suo il compito di far rivivere la grandezza dell’arte teatrale. Sua la responsabilità del suo nome, quello della sua famiglia, quello di zio Peppino, di zia Titina. E ora Napoli ha perso quel pezzo di grandiosità.
Luca De Filippo è morto lo scorso 27 novembre, a soli 67 anni strappato alla vita da un male incurabile. Napoli piange ora il suo figlio, così come a gennaio di quest’anno piangeva Pino Daniele. Il teatro, di Luca, la musica di Pino. Per Luca cordoglio e vicinanza da tutta Italia, dal mondo intero del teatro. Ma per un napoletano piangere un figlio che rappresenta il bello della città è qualcosa di più, è la sua storia, le sue radici, il suo orgoglio.
Napoli e i suoi cittadini vivono della grandiosità dell’arte che in questi vicoli si riscopre ad ogni angolo. Il napoletano è artista nell’anima nella sua gestualità. E’ attore senza sosta. E' cantante per nascita. E’ napoletano, per fortuna. Ed è per questo che perdere Luca, come perdere Pino, per un napoletano significa davvero perdere uno di famiglia. Perdere le canzoni che lo hanno accompagnato per una vita. Perdere l’attore, perdere il Tommasino di casa Cupiello che puntuale ad ogni Natale andava rivisto. Perché non era Natale, senza Natale in Casa Cupiello.
Senza la lettera alla “Cara madre”, senza “A’ zupp’ è latt”. Napoli è questa: è davvero le sue tradizioni che valicano i confini del presente e si ricongiungono col passato mai davvero passato. Ecco perché solo un napoletano può provare quel dolore reale e sentito del perdere un pezzo d’orgoglio partenopeo, di quell’orgoglio che faceva di Luca e Pino simboli di napoletanità nel Mondo.
Figli di Napoli. Di una città che sa piangere e rendere omaggio ai suoi grandi, a coloro che hanno portato nel mondo la grandezza di questa città. Napoli sa però anche rialzarsi e rendere onore a chi l’ha lasciata. Questa è la grandezza di Napoli che ricorda adesso e per sempre Luca De Filippo, come ricorda Pino Daniele, baluardi di una terra bistrattata che partorisce figli di una grandiosità ineguagliabile.
* Nunzia Marciano, napoletana, è una giornalista di Canale 8, Tv di Napoli.