La sera del 5 dicembre d’ogni anno, in alcune cittadine dell’arco alpino italico, della Baviera, dell’Austria e della Svizzera, migliaia tra curiosi, cittadini, turisti, accorrono in strada per assistere ad un evento molto particolare ed inquietante, la festa di San Nicolò di Mira.
L’origine di questa festività si è persa nel tempo. C’è chi racconta di un uomo di nome Nicola che venuto a conoscenza di un ricco uomo decaduto che voleva avviare le sue tre bambine alla prostituzione perché non poteva farle maritare decorosamente, abbia donato del denaro all’uomo in modo che le tre figlie avessero la dote per il matrimonio. Proprio in virtù di questa credenza popolare, il santo è venerato come protettore dei bambini ai quali porta regali.
Ma c’è un’altra storia che racconta di giovani dei paesini di montagna che durante i periodi di carestia si travestivano usando pellicce formate da piume e pelli e corna di animali per terrorizzare gli abitanti dei villaggi vicini, derubandoli delle scorte per l'inverno. Dopo un po' di tempo i giovani si accorsero che però tra loro vi era un impostore: era il diavolo in persona e così di rivolsero al vescovo Nicolò per esorcizzare l'inquietante presenza. Sconfitto il diavolo, tutti gli anni i giovani, travestiti da demoni, sfilavano lungo le strade dei paesi, non più a depredare ma a portare doni o a picchiare i bambini cattivi.
Oggi i protagonisti della festa sono i Krampus, figure demoniache antropomorfe che renda la festa di San Nicolò una sorta di Halloween. Con le loro impressionanti maschere di creature inverosimili di mezzo uomo e mezzo animale, vestiti di pelli dal lungo pelo, in genere di pecora e di capra, ma anche simili a quelle dell’orso e adornati da catene e con la dotazione dell’immancabile frusta di vimini e di campanacci, vanno a caccia di bambini cattivi.
Una credenza popolare che per Stefano Lodovichi, già regista di Aquadro(2013), diventa lo spunto per affrontare il tema dei bambini che ogni anno spariscono nel nulla e di loro si perdono le tracce. Dal 1974 al 2014, sono più di 15.000 i minori scomparsi. Come Tommaso, il protagonista del film di Lodovichi, In fondo al bosco. Il bambino scompare il 5 dicembre 2010 durante proprio la festa dei Krampus. Cominciano le ricerche, si apre un’indagine, e il principale sospettato diventa proprio il padre, un alcolista con precedenti di violenza. Il candidato ideale alla gogna mediatica. Perché non vengono raccolte prove sufficienti a incriminarlo, ma per tutto il paese rimane il colpevole.
Anche se il regista tiene a precisare che nel suo film, uscito il 19 novembre, non ci sono riferimenti espliciti a singoli episodi di cronaca, la sua storia inevitabilmente riporta alla memoria il caso di Tommaso Onofri. Il 2 marzo 2006, baby Tommy, il nome a cui i media americani facevano ormai riferimento quando cominciarono ad occuparsi della vicenda, veniva rapito dalla sua abitazione a Casalbaroncolo alle porte di Parma, dove abitava con i genitori. Il suo corpo fu ritrovato un mese dopo, il primo aprile, sull’argine del fiume Enza: era stato ucciso la sera stessa del sequestro. Come nel film di Lodovichi, in seguito all'uccisione del piccolo Tommi, vennero più volte deviati i sospetti verso il padre, prima che il vero omicida confessasse, un mese dopo la scoperta del corpo.
La svolta ne In fondo al boscoavviene invece cinque anni dopo. Un bambino senza nome e documenti viene ritrovato in un cantiere alla periferia di Napoli. Il commissario del paese che non ha mai smesso di cercare Tommi prende in custodia il bambino. Il DNA coincide con quello del piccolo scomparso mentre gli adulti giocavano a fare i diavoletti.
Il padre, interpretato da Filippo Nigro, può riabbracciare il suo bambino e liberarsi dalle accuse della collettività. Invece per la madre, Camilla Filippi, quel bambino silenzioso e inquietante, non è davvero suo figlio. Anche il nonno e parte della comunità dubitano dell’identità di quel bambino.
Il meccanismo narrativo del film richiama quello di The Prestigedi Cristopher Nolan. La linea del presente si svolge in parallelo con quella del passato ed è caratterizzata da flashback che mettono a nudo la debolezza della moralità e l'indecifrabilità dell'uomo. “Il mio riferimento principale è lo scontro tra uomo e natura”, dice il giovane regista.
Sia i protagonisti che la trama poggiano su di una duplicità intrinseca di base, che fa sì che nulla sia in realtà come appare in superficie. Non a caso Lodovichi dice di essersi ispirato a registi come Hitchcock, Polanski, Von Trier e Ridley Scott. “Ogni personaggio del film sembra avere dei segreti, perché dietro la maschera dei Krampus si cela un’identità più complessa e nascosta. Di fatto, la figura dei Krampus viene associata ai tanti riti pagani dell'eterna lotta tra il bene e il male.
Un film che stimola tante riflessioni. “Ma in fondo – dice Lodovichi – In fondo al boscopuò essere visto come una rivisitazione di E.T., dove la definizione di umanità viene messa in discussione dalla natura della strana alienità degli altri”.
Guarda il trailer di In fondo al bosco>>