Ugo Tognazzi, ricordarlo, certo: grande attore, ma anche grande regista, grande sceneggiatore teatrale, cinematografico, televisivo. Con Vittorio Gassman, Nino Manfredi, Marcello Mastroianni, Alberto Sordi, uno dei grandi del cinema italiano. Portiamogli un fiore, là a Velletri, dove ha scelto di "riposare". Ci ha lasciato presto: a 68 anni, il 27 ottobre 1990; venticinque anni fa.
Giustamente si ricorda che con Raimondo Vianello forma una coppia comica di grande successo che dal 1954 al 1960 lavora per la neonata RAI TV; e i suoi film: con Alberto Bevilacqua (La Califfa, 1971; Questa specie d'amore, 1972); con Bernardo Bertolucci (La tragedia di un uomo ridicolo, 1981, splendido piccolo misconosciuto film che vale a Tognazzi la Palma d'Oro al Festival di Cannes come miglior attore protagonista). Ancora: la leggendaria interpretazione de La marcia su Roma (1962) di Dino Risi; o Il federale (1961) di Luciano Salce; la trilogia Amici miei (1975, 1982, 1985), e Il Vizietto (1978,1980, 1985); ma anche i "suoi" film, da regista: Il mantenuto, 1961; Il fischio al naso, 1966; Sissignore, 1968; Cattivi pensieri,1976; I viaggiatori della sera, 1979); e anche il teatro: I Sei personaggi in cerca d'autore, L'avaro, M. Butterfly, e altri ancora.
Ricordiamo la censura televisiva subita quando, il 25 giugno del 1959, con Vianello mette in burletta un incidente capitato la sera prima alla Scala e taciuto dai principali mezzi di stampa: il presidente della Repubblica Giovanni Gronchi tenta un gesto galante con una signora e cade a terra per la sottrazione della sedia, sotto lo sguardo di un divertito Charles De Gaulle. Tognazzi e Vianello ripetono la scena in TV: Vianello toglie la sedia a Tognazzi, che cade a terra; Vianello gli grida: "Chi ti credi di essere?". La sera stessa la trasmissione viene cancellata, il direttore della sede di Milano cacciato.
Vent'anni dopo, nel 1979, prende parte a uno dei più clamorosi "scherzi" mediatici della storia italiana: accetta di essere fotografato ammanettato da finti poliziotti. Lo sberleffo è organizzato dal settimanale satirico Il Male: tre finte edizioni de Il Giorno, La Stampa, Paese Sera, "escono" con titoli cubitali, annunciando l'arresto dell'attore, in quanto capo ("grande vecchio") delle Brigate Rosse. Della "Direzione strategica" fa parte anche Vianello. L'ispettore di polizia è "interpretato" da un serissimo Sergio Saviane; Vincino è uno dei poliziotti che "arrestano" Tognazzi. C'è poi l'intervista-sberleffo in diretta TV a un Pippo Baudo che per poco non sviene: Tognazzi prima auspica la liberalizzazione della marijuana; poi denuncia lo scandalo dell'interminabile detenzione di Toni Negri; infine si pronuncia per la legalizzazione della prostituzione.
Una cosa sicuramente non verrà ricordata: la sua iscrizione al Partito Radicale. È il 1986. Il partito di Pannella è allo stremo (come oggi, del resto; come quasi sempre) e chiede a quanti credono nelle battaglie che conduce, di iscriversi. Lo fa Eugène Ionesco; si iscrivono Marek Halter, Lindsay Kemp, Michele Pantaleone, che apre una sezione radicale nella sua Villalba; si iscrive Sandra Mondaini, che d'ufficio "arruola" anche Vianello. E tra i tantissimi altri, anche Tognazzi. Al riguardo, un aneddoto divertente. Si iscrivono anche Vincenzo Andraous, Cesare Chiti e Giuseppe Piromalli: ergastolani che hanno praticamente infranto tutti i reati possibili contemplati nel codice penale. Iscrizioni "imbarazzanti"; per tutti tranne che per Pannella, che anzi le strombazza ai quattro venti. Qualche giornale abbocca e pubblica la loro fotografia assieme a quella di Tognazzi; che s'incazza per l'accostamento, minaccia sfracelli, gli fai il nome di Pannella e guadagni subito invettive e anatemi. Dura una settimana, l'incazzatura. Come finisce la storia? Tognazzi iscrive al partito di Pannella tutta la famiglia… Questo Tognazzi non lo racconterà nessuno.