In The Program il regista Stephen Frears, autore di film come My beautiful laundrette, The Queen e Philomena, racconta la storia del più colossale imbroglio dello sport moderno, quella messa in piedi dal ciclista Lance Armstrong.
“Lance Armstrong, osservando il mondo del ciclismo, pensò che non si potesse vincere senza doping. Quindi sia lui che i suoi compagni di squadra dovevano necessariamente farlo. Il team maschile di ciclismo statunitense, US Postal, mise in piedi un articolato programma illegale basato sull’uso di farmaci per migliorare le prestazioni fisiche. Se volevi far parte della squadra dovevi far parte del Programma”. Con queste parole il giornalista del Sunday Times, David Walsh descrive uno dei più celebri e controversi uomini della storia: Lance Armstrong, campione di fama mondiale del Tour de France, che Walsh incontra da giovane durante una partita a biliardino. Lance è un ragazzo determinato, enormemente sicuro di sé ed estremamente competitivo. In seguito David, parlando con i suoi colleghi giornalisti, racconterà di quanto Lance fosse presuntuoso.
Dopo una lunga ed estenuante battaglia contro il cancro, nel 1999 Lance tornò alla sua carriera ciclistica più determinato che mai a vincere il Tour de France. Con l'aiuto del famigerato medico italiano Michele Ferrari e del capo squadra Johan Bruyneel, sviluppò il programma di doping più sofisticato della storia di questo sport. Il farmaco che Ferrari aveva scoperto essere così efficace nel migliorare le prestazioni dei ciclisti è l’EPO. Una sostanza che fondamentalmente ha cambiato l’effettivo potenziale degli atleti di poter vincere il Tour de France. Questo programma permise a Lance e ai suoi compagni di squadra americani di dominare il mondo del ciclismo, vincendo, senza precedenti, il Tour de France per ben sette volte.

(Foto: Matteo Nardone)
Non a caso, in un rapporto dell’Usada, l’agenzia antidoping statunitense, il ciclista Lance Armstrong è considerato l’autore del “più sofisticato programma di doping che lo sport professionistico abbia mai visto”. L’obiettivo di vincere il Tour de France lo ha reso infatti dipendente da varie sostanze, come il testosterone, e trasfusioni di sangue. E non gli bastava che i suoi compagni dessero il massimo, ma li costringeva a sottostare al suo stesso regime di farmaci.
Ma non si tratta di un biopic. Da una parte c’è Armstrong, interpretato da Ben Foster, un uomo che voleva tutto, e per andarselo a prendere ha sbagliato. Dall’altra il giornalista Walsh che, seppure in un primo momento fu affascinato dal carisma e dal talento di Lance, cominciò presto a chiedersi se “il più grande atleta del mondo” fosse “pulito”. Walsh cercò così di scoprire la verità e intraprese una guerra con Armstrong che mise a rischio la sua carriera giornalistica, mettendogli contro l’intera comunità ciclistica.
Per Frears il caso di Armostrong, che nel frattempo è stato radiato dal ciclismo e si è visto revocare tutti i trofei vinti, rappresentava un’occasione imperdibile per raccontare una storia di inganni e corruzioni come tante altre che ci circondano. “Non sapevo nulla del mondo del ciclismo, prima di girare questo film”, racconta il regista in conferenza stampa di presentazione del film. “Quando ho poi letto il libro di Tyler Hamilton in cui si racconta di Armstrong e del doping, sono rimasto affascinato dalla storia di un uomo che sopravvive a un cancro, che dà vita a una fondazione per combattere questo male, ma che si perde nell’uso di sostanze stupefacenti per vincere, per andare un po’ più veloce, per arrivare prima di tutti. Soldi, gloria, fama. O semplicemente arroganza?”.
Peraltro, il personaggio Armstrong e l'intera cultura del doping sono argomenti interessanti. Una storia comunque attuale, che si può applicare anche ad altri settori, come quello politico o quello del giornalismo scandalistico.
“Il cameo di Dustin Hoffman, che ha recitato nel più grande film sulle inchieste giornalistiche, dimostrerebbe che il mondo è pieno di campioni che hanno barato. Nessuno, però, era diventato la bandiera dei bambini malati, il finanziatore della ricerca oncologica, una fotografia appesa negli ospedali per dare forza a chi crede di non averne più. Era Dottor Jekyll e Mr. Hide. Non siamo tutti un po' così? Comunque non ho cercato di avvicinare Amstrong, perché tanto è uno che racconta bugie. E l'uomo più complicato del mondo. Spero abbia un buon analista”, conclude Frears.
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