Sarò assolutamente di parte: il Friuli Venezia Giulia è una delle regioni italiane più belle e meno conosciute. E non solo fuori dal nostro paese; anche in Italia infatti fino a relativamente pochi anni fa spesso ci si trovava a dover spiegare che fra Trieste e Trento non c'è un ponte (perché sarebbe un ponte molto, molto lungo), che si parla italiano, c'è il mare e che il Friuli Venezia Giulia non è una specie di Siberia dove spirano venti glaciali 365 giorno l'anno.
Da triestina all'estero, alla domanda dove fosse Trieste mi sono sempre trovata a dover dare precise coordinate e indicare su pezzi di carta e cartine geografiche improvvisate dove fosse questa remota città di confine, stretta fra Venezia e la Slovenia (un tempo avremmo detto Jugoslavia), affacciata su un mare pressoché sconosciuto e con alle spalle un pezzetto di Alpi assai poco noto, per non parlare del fatto che pizza e cannoli non sono le specialità locali.
Solo i cittadini della ex Jugoslavia, che negli anni ho incontrato a Londra o a New York, al solo nome di Trieste rispondevano sempre con entusiasmo, quegli stessi che in anni passati (anni che sembrano ormai lontanissimi) ogni sabato arrivavano a Trieste in autobus, a decine di migliaia, per comprare tutto, dai jeans alle scarpe alla Coca Cola.
Ma negli ultimi anni qualcosa è cambiato, grazie a una più attenta attività di promozione della regione, a una maggiore mobilità dei turisti soprattutto all'interno dell'Europa, al fatto che la cortina di ferro (termine che Churchill usò per la prima volta proprio a proposito di Trieste) non passa più da quelle parti e quindi quell'angolo d'Italia sembra un po' meno distante, e anche grazie al fatto che la Lonely Planet ha definito Trieste la città più bella tra le destinazioni meno conosciute, nelle varie classifiche riportate su siti e riviste di tutto il mondo.
L'ho detto subito, sono di parte. E sono felice che il tredicesimo workshop I.W. by Comitel, organizzato da Comitel & Partners, che si è tenuto a New York il 14 aprile abbia dedicato un focus proprio al Friuli Venezia Giulia, in collaborazione con l'Agenzia Regionale Turismo Friuli Venezia Giulia, per far conoscere l'arte, la cultura, la natura e i prodotti enogastronomici della regione.
Comitel organizza ogni anno due appuntamenti (uno negli Stati Uniti e uno nell'est Europa) per promuovere il turismo in Italia, facendo conoscere regioni, città, borghi, strutture ricettive, agenzie e operatori turistici italiani agli operatori stranieri del settore, in questo caso di New York e dintorni.
L'obiettivo è quello di far incontrare attraverso panel e soprattutto sessioni individuali, tour operator, agenti viaggio e hoteliers italiani e americani, in modo da creare contatti e possibili future collaborazioni. Parlando con alcuni dei partecipanti, l'obiettivo qui a New York è stato perfettamente centrato.

Lo chef Luca Manfè mentre prepara il frico
Se però è facile vendere alle agenzie turistiche americane (e quindi ai loro clienti) Roma, Venezia o la Toscana, più difficile è proporre la Calabria oppure, appunto, il Friuli Venezia Giulia. Anche in quest'occasione infatti, nelle sale dell'hotel The Westin New York Times Square, Tatjana Familio, responsabile dell'area comunicazione dell'Agenzia Regionale Turismo del Friuli Venezia Giulia, ha cominciato la sua presentazione della regione mostrando la slide di una cartina geografica…
Michele Bregant, direttore generale dell'Agenzia Regionale Turismo, ha introdotto brevemente quella che è stata una conferenza stampa “interattiva” per presentare il Friuli Venezia Giulia, animata da una serie di video e dalla vivace e gustosa presentazione di Luca Manfè, cuoco friulano vissuto a New York per dieci anni e vincitore della quarta edizione del reality show Masterchef USA. Perfetto ambasciatore del Friuli Venezia Giulia nel mondo, ha illustrato le bellezze naturali della regione, e soprattutto la tradizione della cucina quanto mai varia, con influenze culturali che vanno dal mondo tedesco a quello slavo passando per il mediterraneo, una tradizione culinaria che spazia da una straordinaria varietà di pesce sulla costa (una costa fatta di sabbia, roccia e lagune) ai saporiti formaggi delle valli alpine e prealpine passando per i vini del Collio – “French people can say whatever they want, but our wine is the best wine in the world”, commenta scherzando (ma non troppo) Luca Manfè parlando dei vini bianchi di questo pezzetto d'Italia.
La presentazione è stata accompagnata da una degustazione di Ribolla Gialla e di frico, piatto tipico della tradizione friulana preparato da Luca Manfè davanti a una platea entusiasta. Per chi non fosse a conoscenza dell'atavica rivalità fra Trieste e il Friuli, nel solco di quel meraviglioso e terribile campanilismo tutto italiano, devo sottolineare che per una triestina è stato sconcertante osservare l'entusiasmo dei palati americani per un piatto di cipolla e patate (va bene, e di formaggio Montasio, è quello che fa la differenza), ma devo ammettere che in quest'occasione mi sono quasi sentita a casa…
Durante la cena composta da piatti tipici della regione, preparata da Luca Manfè e offerta dalla Regione Friuli Venezia Giulia, una gentile agente viaggi del Queens mi ha tempestato di domande sulla regione e Trieste (dove, come tanti, è passata di sfuggita anni fa andando in vacanza al mare in Croazia) mentre un altrettanto simpatico agente di Manhattan accompagnato dalla moglie si è limitato ad apprezzare la bontà dei piatti e la qualità del vino, ammettendo di non aver mai sentito nominare il Friuli Venezia Giulia in vita sua. Come l'ottanta per cento dei giornalisti presenti e la quasi metà degli operatori turistici americani.
Speriamo che anche in questo caso funzioni il detto che la via migliore per arrivare al cuore di un uomo (e di una donna) è attraverso lo stomaco!