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September 16, 2013
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Luca Manfè, Masterchef con la panna cotta

Liliana RosanobyLiliana Rosano
Luca Manfé alle prese con Gordon Ramsey durante lo show

Luca Manfé alle prese con Gordon Ramsey durante lo show

Time: 4 mins read

La sua storia è una vera e propria favola con tanto di happy ending. Proprio come in quelle commedie romantiche americane che ci lasciano con una lacrimuccia di gioia negli occhi.

Del resto lui, Luca Manfè, 31 anni da Aviano (Pordenone), vincitore della quarta edizione americana di Masterchef, ha commentato così la finale dello scorso 11 settembre: “Sì  perché l’America è la terra dove i sogni si realizzano”.

Dopo essere stato eliminato nell’edizione Masterchef 2012, Luca, esuberante e simpatico con una moglie americana e un accento spiccatamente italiano, non si arrende e ritorna l’anno successivo battendo in finale l’americana Natasha e convincendo  i tre temutissimi e serissimi giudici di Masterchef (Joe Bastianich, Gordon Ramsey, Graham Elliott), che hanno premiato il suo talento e, come dice lui, “la sua panna cotta”.

Nato a Sydney, in Australia,  dove i genitori Ferruccio e Bruna, si erano trasferiti giovanissimi dal Friuli, è rientrato in Italia all'età di quattro anni. Dopo gli studi, una lunga serie di lavori saltuari poco stabili e mal retribuiti: commesso in un negozio di elettrodomestici, giardiniere nella Base Usaf e a domicilio per i militari americani, cameriere in un ristorante cittadino. Fino alla sua partenza per la Florida, a Disneyland sull’esempio della sorella Milena. Infine la Grande Mela, dove ha prima lavorato per un ristorante giapponese e poi, ha iniziato la carriera di manager in importanti ristoranti. Un’altra storia di chi lascia l’Italia con un biglietto di sola andata e che, per talento e un pizzico di fortuna, vive un sogno ad occhi aperti,

Luca Manfé vincitore Masterchef

Luca Manfé vincitore di Masterchef US edizione 2013

 

Dal Friuli Venezia Giulia a New York. Dieci anni di lavoro e ora la vittoria a Masterchef US. Il tuo è un vero e proprio sogno americano che si realizza.

“Yes! The American Dream. Quando ho lasciato l'Italia, era tutto soltanto un gioco. Ero giovane e pensavo solo a divertirmi. Dopo un paio di anni, tra Florida ed Australia ho deciso di sbarcare a New York , ma mai avrei pensato di fermarmi tutti questi anni. Sono stato molto fortunato, ho avuto una carriera abbastanza facile: dopo qualche anno da cameriere sono diventato manager, anche di locali molto conosciuti e poi la svolta è arrivata grazie a Masterchef. Ma non ho fatto ancora niente, la strada verso il successo è ancora molto lunga”.

Hai convinto gli stessi giudici che nella terza edizione ti hanno buttato fuori. Merito del fegato d'anatra?

“Penso che il piatto che mi ha fatto vincere la finale sia stata la Panna Cotta. Ho tirato fuori dal cappello qualcosa di sicuramente molto inusuale. Ho usato ingredienti classici come pomodoro e basilico, usato per piatti salati e tramutati in un dolce. Un tributo a due ingredienti tipici della cucina italiana soprattutto ai colori della nostra bandiera”.

Pensi che Masterchef sia davvero una vetrina per giovani talenti oppure, secondo te, alcuni concorrenti non hanno davvero né la cultura del buon cibo né l'esperienza.

“Assolutamente no. Se non hai talento non passi le selezioni. Abbiamo tutti in comune una grande passione, poi magari uno è più bravo degli altri, ma la cosa più importante è imparare ogni giorno qualcosa di nuovo”.

Anche in Italia è esplosa la mania dei cooking show, delle trasmissioni televisive dove lo chef stellato è la vera star. Per non parlare dei food bloggers. Si tratta dell'ennesima moda importata dagli Stati Uniti?

“Beh, diciamo di sì. Siamo stati noi i primi ad insegnare agli americani come e cosa mangiare però loro sono sicuramente più avanti nelle produzioni televisive”.

Luca Manfe Chef a NY

Luca Manfé a New York

Questo è un momento d'oro per la cucina italiana negli Stati Uniti d'America. Da cosa dipende, secondo te, questo successo?

“Nonostante il made in Italy in vari settori ha perso importanza, diciamo la verità, non c'è nessuno che può vantarsi di prodotti e vini come i nostri. Sicuramente personaggi come Joe Bastianich stanno aiutando molto a tenere alta l'attenzione sulla cucina Italiana e io spero vivamente, sull'onda di questo successo di seguire le sue orme”.

Quali sono i tre migliori ristoranti di NY dove bisogna assolutamente andare?

“Marea, Babbo e Momofuku noodle bar”.

La tua cucina a cosa e a chi si ispira? Chi sono i tuoi chef preferiti?

“Fin da piccolo cucinavo insieme alla mamma e tutt'ora lei è la prima che chiamo per avere dei consigli. I miei chef preferiti sono chiaramente Gordon Ramsey e Graham Elliot, ma adoro anche David Chang e Thomas Keller”.

Adesso che sei il nuovo vincitore di Masterchef cosa farai?

“Il progetto a lungo termine è di aprire un ristorante di cucina Friulana in downtown Manhattan. Per il momento do lezioni di cucina e organizzo cene private a domicilio”.

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Liliana Rosano

Liliana Rosano

Sono nata a Catania, dove sono sempre tornata dalle mie peregrinazioni che mi hanno portato prima in Grecia, poi a Parigi. Con la mia laurea in Scienze Politiche, sognavo di lavorare nella cooperazione internazionale, ma sono finita a fare la giornalista, prima nella redazione di Telecolor poi del Quotidiano di Sicilia. ll mio ponte con l’America è iniziato grazie a un tirocinio per le Nazioni Unite a New York. Sono una freelance e collaboro con diverse testate e magazine nazionali. Vivo a Fairfield, nelle praterie sperdute dell’Iowa, in una comunità alternativa ed eco friendly e sono sempre alla ricerca di storie di italiani all’estero da raccontare.

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