Dante as a Political Theorist. Historicizing Theology and Theologizing Power: questo il titolo del simposio internazionale sul De Monarchia di Dante Alighieri organizzato congiuntamente dalla New York University e dalla Columbia University per lanciare un grande progetto globale su Dante che si svilupperà a New York da qui al 2021.
Il simposio sì è tenuto venerdì 27 marzo, la mattina presso l'auditorium della Casa Italiana Zerilli – Marimò della NYU, il pomeriggio presso l'Italian Academy della Columbia University. Una giornata di studi che ha visto tra i relatori i principali dantisti di tutto il mondo, arrivati a New York in quest'occasione per parlare della teoria politica di Dante, in particolare in relazione al De Monarchia, opera in tre libri scritta in occasione della discesa in Italia dell'imperatore Enrico VII di Lussemburgo, per affermare l'idea di un impero universale, voluto direttamente da Dio ma indipendente dall'autorità pontificia, idea che vede Dante su posizioni politiche e religiose poco frequentate ai suoi tempi.
Il tema è quanto mai interessante, indagare cioè quelle che sono le teorie di Dante rispetto appunto ad un ideale monarca assoluto, la sua riflessione sul potere, il significato e il potere della teologia e della Chiesa nella Firenze del 1300, ma fondamentali anche ai nostri giorni, in cui il potere politico è di fatto potere economico e in cui la teologia diventa spesso interpretazione e uso strumentale della religione ai fini esclusivi del potere.
Il progetto è stato ideato da Maria Luisa Ardizzone (docente di Letteratura Italiana presso la NYU) e Teodolinda Barolini (Lorenzo da Ponte Professor of Italian presso la Columbia University), direttrici di questo simposio.
Perché e come parlare di Dante oggi? “Io e la professoressa Ardizzone abbiamo parlato a lungo di questo progetto e, proprio per l'attualità dei temi, ci è sembrato interessante partire con il convegno sulla Monarchia di Dante, con cui lanciare il Global Dante Project of New York. La prima novità quanto a globalizzazione direi che è quella strutturale; è la prima volta infatti che NYU e Columbia organizzano insieme un evento, che si tiene appunto nelle sedi delle due università. Diciamo che è il nostro tentativo di essere globali!”, racconta con un sorriso Toeodolinda Barolini.
Se il tema del simposio si presta più che mai a un discorso sulla globalizzazione – del potere, inteso in tutte le sue forme, ma non solo – è anche vero che la platea rimane una platea di accademici e studiosi, e il rischio è sempre quello dell'autoreferenzialità. “Secondo me è fondamentale che a questo grande progetto partecipino soprattutto i giovani – prosegue la professoressa Barolini – è importante che le nuove generazioni siano coinvolte e che apportino idee nuove, fresche, anche agli studi su Dante. È importante che a questi convegni partecipino non solo accademici, ma anche chiunque possa portare un punto di vista diverso, perché temo che noi accademici tendiamo a essere sempre troppo concentrati su noi stessi, a parlare tra di noi”.
In effetti a chi come me Dante non lo frequenta da un bel po' ma vive in questo mondo, ascoltando i vari interventi viene in mente che è molto interessante la critica morale che Dante fa al potere economico del suo tempo. Penso al parallelo possibile con i nostri giorni, ma anche all'idea di Dante di un monarca assoluto come soluzione ideale, l'unico modo per garantire che la volontà dei cittadini si esprima al meglio, un'idea molto lontana dal nostro modo di pensare oggi, in una società occidentale. O almeno questo è quello che ho capito io. “Certo, il monarca non dev'essere avido e corrotto – sottolinea Teodolinda Bartolini – quanto invece all'altra interessantissima questione è proprio la critica al capitalismo finanziario del suo tempo”.
E a questo proposito, Francis Hittinger, uno dei relatori presenti, parla del Dante critico dell'economia politica del suo tempo, rilevando in lui uno spirito “marxista”, pur con le dovute cautele. “Ho cominciato ad interessarmi a questo tema quando stavo seguendo il movimento Occupy Wall Street. In quel periodo stavo leggendo Dante e mi è sembrato evidente il parallelismo: quella di Dante era una critica morale al capitalismo sponsorizzato dallo Stato, ed è lo stesso adesso”, spiega Hittinger, PhD alla Columbia Univeristy. “È importante analizzare quella che era la politica reale al tempo di Dante, e vederla anche in riferimento alla politica reale in epoca moderna… anche Trotzky teorizzava un governo assoluto per fermare il capitalismo!”.
Gli spunti sono moltissimi, a volte un po' complicati per i non addetti ai lavori, ma vale senz'altro la pena seguire il progetto che si articolerà in diverse giornale di studio e convegni nei prossimi sei anni. “L'appuntamento del prossimo anno sarà dedicato alla Vita Nova, poi a seguire il Convivio, le Rime, poi ancora De Vulgari Eloquentia / Epistole / Egloghe / Quaestio de Aqua et Terra, e infine il 2021, se tutto andrà bene, sarà dedicato alla Divina Commedia, con un grande evento finale”.
In una città come New York, che può essere considerata la Firenze dei nostri tempi, quanto a potere politico e finanziario, ma anche come centro artistico e culturale innovativo e al tempo stesso, piaccia o non piaccia, anch'esso non esente dall'economia globale, varrebbe la pena portare Dante anche fuori dall'accademia: per un confronto con il mondo e perché potrebbe essere uno spunto quanto mai interessante per le istituzioni politiche, ma anche per i signori di Wall Street, come per chiunque voglia qualche contenuto e riflessione in più per tentare di leggere, se mai sia possibile, i nostri tempi.