È stato proprio il suo esordio alla regia cinematografica The Three Burials of Melquiades Estrada (Le tre sepolture, 2005) a farci cambiare radicalmente opinione su Tommy Lee Jones. Dopo quel film colui che vedevamo come semplice ed efficacissimo caratterista si è trasformato in attore/autore a tutto tondo. La forza espressiva e la potenza quasi lirica di quel western contemporaneo avevano lasciato il segno, ma non quanto The Homesman, tratto dal romanzo di Glendon Swarthout, che nel vecchio West è ambientato sul serio.
Nessuna concessione all'iconografia del periodo, resa mitica dall'epoca del cinema classico americano. I personaggi e la storia del film di Jones sono anime perse in una desolazione inarrestabile, anche quando tengono duro e non si lasciano abbattere dagli eventi. Anzi, forse è proprio la tenacia con cui la protagonista Mary Bee Cuddy tiene testa alle avversità la sua vera, implacabile condanna. Perché almeno le tre altre donne della storia, cedendo alla pazzia, hanno in qualche modo abbandonato un mondo ostile e implacabile, in cui la donna è vista come oggetto o come merce di scambio. Puntando sulla messa in scena di questa condizione miserrima, Tommy Lee Jones mette invece in scena ritratti femminili straordinari, delicati fino al punto da farli diventare poetici nella loro quieta disperazione. Hilary Swank, finalmente ai livelli delle grandi prove del passato che le hanno fruttato ben due premi Oscar, tratteggia una Mary umanissima nella sua forza, ma ancor più penetrante quando lascia trasparire le sue debolezze. Le fa da perfetto contraltare Proprio Jones, un George Briggs ciarlatano, ma forte quanto basta per testimoniare l'impresa tentata dalla sua ostica compagna di viaggio.
Ci voleva la sensibilità di un grande uomo di cinema per realizzare The Homesman, rappresentazione nichilista della debolezza dell'animo umano. Non c'è redenzione in questa storia, o almeno nessuna che duri più di una bottiglia di whisky. Mary Bee Cuddy, Briggs e a loro modo anche le tre povere donne fuori senno tentano di scappare al loro destino. Ma il West e le sue leggi non scritte non concedono alcuna pietà. Perché qui non siamo nel territorio dei pistoleri senza paura alla John Wayne, e neppure in quello dei fuorilegge guasconi e irresistibili come Paul Newman e Robert Redford. No, quello di Tommy Lee Jones è un mondo dove il valore è transitorio, mentre a rimanere costante è la disperazione dell'essere umano, in qualsiasi forma si manifesti. Film doloroso The Homesman, eppure gentilissimo nel tocco, pudico nel mettere in scena tanto dolore sopito. Forse il miglior lungometraggio americano del 2014.
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