Si è sempre definito principalmente come un italo-americano, nonostante le sue origini multietniche, l’attore statunitense Robert De Niro, l’anti-star per eccellenza. I bisnonni, Giovanni Di Niro e Angelina Mercurio, partirono da un paesino del Molise nel 1980 per approdare nelle Americhe ma non si conoscono i motivi della trasformazione del suo cognome da “Di Niro” a “De Niro”.
Quando nel 2006, tra astiose polemiche, riesce ad ottenere la cittadinanza onoraria e il passaporto dal sindaco di Roma, Walter Veltroni, l’attore dichiara che le celebrate radici italiane si manifestano anche nella cura maniacale con cui prepara i suoi personaggi. “Nei miei ruoli metto sempre qualcosa di mio, lo fanno quasi tutti gli attori”, ha ribadito ancora oggi Robert De Niro in occasione dell’evento organizzato dalla Fondazione Cinema per Roma e il Maxxi per la presentazione del documentario dedicato alla figura di suo padre.
Remembering the Artist Robert De Niro, Sr, proiettato lo scorso gennaio al Sundance Film Festival e diretto dai registi Perri Peltz e & Geeta Gandbhir, ripercorre la vita, la carriera e le opere del pittore Robert De Niro Sir., attraverso diari privati, interviste ad esperti d’arte, immagini di repertorio, e soprattutto le parole e il ricordo di chi l’ha conosciuto meglio, il figlio Robert. “Ho voluto realizzare questo documentario per rendere giustizia all’arte di mio padre, voglio che venga ricordato”.
Tra gli allievi preferiti di Hans Hoffman, grazie al quale conosce Virginia Admiral, sua futura moglie, Robert De Niro Sr. diventa uno degli artisti più promettenti degli anni del dopoguerra. Espone nella prestigiosa Galleria Art of This Century di Peggy Guggenheim e riceve recensioni entusiastiche dai maggiori critici dell’epoca. Eppure il successo, quello vero, non arrivò mai. “Troppo francese” dicevano, “non abbastanza americano”, per via della sua ostinazione a sperimentare nel suo linguaggio pittorico le composizioni figurative di Delacroix e Matisse. Proprio lui che al fianco di futuri illustri colleghi come Lee Krasner, Franz Kline, Willem De Kooning apparteneva alla Scuola di New York, uno dei movimenti più effervescenti della storia dell’arte del Novecento rivolto all’Espressionismo Astratto, perché privo di figure riconoscibili, che trasformò La Grande Mela in un polo di attrazione per i maggiori artisti europei in fuga dal nazismo e dalla guerra. “Il successo dipende da una serie di elementi, e questo sta a significare semplicemente che si può essere grandi artisti ma non necessariamente si riesce a ottenere il riconoscimento che ti aspettavi”, aggiunge Robert De Niro.

Foto: Courtesy Roberto Nardone
Così, con il sopravvento della Pop Art della Factory di Wharol e il Minimalismo, per i quali De Niro Sr. dimostra ostilità e disprezzo palesi, il suo lavoro viene messo in ombra e l’artista viene risucchiato dal vortice nero della depressione. Nel frattempo il figlio si afferma nel cinema americano con un impatto dirompente. “Ma mio padre era orgoglioso di me e questo non ha generato alcun senso di colpa per aver avuto più successo di lui”.
Intanto le proposte di film continuano ad arrivare. A 71 anni e con una lunga e gratificante carriera alle spalle, Robert De Niro si prepara ad interpretare uno dei personaggi più oscuri della Storia Americana, quello del boss Carlos Marcello nel film che ipotizza un coinvolgimento della mafia nell’attentato a John Kennedy, Legacy of Secrecy, per la regia di David O. Russel. Un ruolo sul quale De Niro, che come noto non si lascia mai andare, intende mantenere il massimo riserbo.