Da sempre Little Italy a Manhattan è stata teatro dell’Italietta folcloristica. Ma a Little Italy c'è anche chi ha intenzione di svecchiare l'immagine degli italo-americani attraverso la cultura. Il museo Italo-Americano propone un ritratto dell’immigrato Italiano sbarcato in America che non ha nulla a che vedere con il cliché degli spaghetti e del mandolino e che da oggi utilizza anche il teatro per parlare di Italia di ieri e di oggi.
L’Italian American Museum è al 155 di Mulberry Street nella vecchia sede della Banca Stabile, fondata da Rosario Stabile nel 1885, epoca in cui la banca era un punto di riferimento per l’emigrante Italiano, dal momento che oltre ai servizi bancari offriva telegrafo, biglietti per la nave a vapore, import/export, il notaio pubblico e l’ufficio postale.

Joseph V. Scelsa, fondatore dell’Italian American Museum
Oggi la struttura è stata rinnovata preservando la parte vintage degli sportelli oltre ad una serie di cimeli dei primi immigrati, che evocano le autentiche radici italiane. Fondatore e presidente del museo è il Professor Joseph V. Scelsa che nel 1999, in occasione del Columbus Day (12 ottobre), inaugurò la prima mostra Gli Italiani di New York: Cinque Secoli di Lotte e Successi, alla New York Historical Society. Nel 2001 Scelsa ricevette lo Statuto per l’Italian American Museum dal Board of Regents dell’Università dello Stato di New York e fu nel 2007 che la sede si stabilì nell'ex banca di Mulberry Street. Oggi nel nuovo spazio espositivo – dove svetta trionfante una riproduzione originale del 1914 della nave SS Giuseppe Verdi che trasportò gran parte della comunità italo-americana dal vecchio al nuovo continente – sono esposti gli scatti partenopei della fotografa Janine Coyne.
La missione dell’Italian American Museum è quella di promuovere la cultura ed educare il pubblico sull’importante storia dell’esperienza italiana in America con un occhio volto al passato ma promuovendo anche la contemporaneità italica. In questa direzione va la partnership appena sancita con Italytheater, il progetto non-profit creato da Vittorio Capotorto e Francesco Pagano, con il patrocinio di Renzo Arbore, e Dacia Maraini con tre principali obiettivi: dare a nuovi artisti lo spazio per creare e re-inventare l’arte, il design e la cultura italiani; donare ai più giovani stimoli e strumenti per sviluppare immaginazione e socialità; permettere a tutti di fare esperienze culturali nuove attorno ai valori dell’Italianità.

L’attrice Bethany Tovey Geraghty
In occasione della presentazione di questa collaborazione è arrivato da Washington, John Viola, giovanissimo leader della National Italian American Foundation, l'organizzazione più importante degli italiani in America. Il trentenne chief operating officer – nato a Brooklyn da genitori con famiglie originarie della Campania e della Sicilia e oggi incaricato di rilanciare l'identità degli italo-americani – ha espresso il suo entusiasmo per il gemellaggio tra il museo e la compagnia teatrale nato con l’obiettivo comune di “tenere in vita la cultura più bella, proveniente dal paese più bello al mondo”.
Durante la conferenza stampa di presentazione del progetto, due brillanti attori, Fulvio Della Volta (italiano stabilitosi a New York da nove anni) e Bethany Tovey Geraghty (americana appassionatasi al teatro italiano) hanno dato un assaggio di cosa dovremo aspettarci dalle rappresentazioni di Italytheater, attraverso due monologhi tratti dalle pièce del drammaturgo italiano contemporaneo, Aldo Nicolaj, L’uomo che amava le donne e La clausola.
Il 27 maggio ha intanto debuttato la nuova produzione di Italytheater, al June Havoc Theater di New York (312 West 36th Street 1° Piano), Born Liars pièce scritta dal drammaturgo newyorchese Laurence Cantor, il quale racconta di aver scoperto Eduardo De Filippo tardi, dopo essersi innamorato del teatro italiano attraverso Pirandello. Infatti ad ispirare Born Liars è proprio il testo Le Bugie Con Le Gambe Lunghe già rappresentato da Italytheater, nell’interpretazione degli studenti di Vittorio Capotorto, docente del City College (in occasione di quella rappresentazione, aveamo intervistato Jacopo Rampini che nello spettacolo interpreta il protagonista, Libero Incoronato). Born Liars, già presentato in anteprima — e racconta to su La VOCE — lo scorso dicembre al Theatre 80 di St. Marks Place, sarà in scena fino al 14 giugno. Il testo traspone lo scenario partenopeo a New Orleans, esplorando la dualità dell’essere umano combattuto tra verità e menzogna.
Inoltre, a partire dal settembre 2014, Italytheater, con il patrocinio della Fondazione Nazionale Carlo Collodi, annuncia uno straordinario programma formativo per le scuole elementari americane dal titolo Pinocchio in Manhattan. Il programma darà la possibilità ai bambini di interagire con due attori professionisti e co-creare la loro storia, cimentandosi con la performance teatrale, per imparare l’importanza della verità e confrontarsi con gli elementi fondamentali del metodo teatrale. I bimbi scriveranno una breve composizione sul tema bugia-verità che sottoporranno alle due fondazioni. L'autore della composizione giudicata più meritevole vincerà un viaggio in Italia, dove potrà trascorrere una giornata a Collodi, rivivendo le avventure di Pinocchio e dove riceverà un filmato personalizzato come ricordo della sua esperienza italiana.
Ecco quindi che O Sole Mio e la Tarantella vengono gloriosamente adombrate da una serie di iniziative volte alla riscoperta della pluralità culturale che ha reso l’Italia polo intellettuale e artistico di riferimento per il mondo nel corso della storia. Per suggellare il gemellaggio tra Italytheater e l’Italian American Museum, Francesco Pagano, – volato da Zurigo, dove risiede – ha consegnato le chiavi della Sicilia a Joseph V. Scelsa, John Viola e Silvia Rota che hanno permesso alla compagnia teatrale di spiccare il volo nella Grande Mela. Dulcis in fundo dei festeggiamenti è stato il brindisi con la torta-tematica dedicata al 131° Anniversario della nascita di Pinocchio.