Diceva Eduardo: gli esami non finiscono mai. Lavorando nel teatro sembra doppiamente vero e mi chiedo se Eduardo non l’avesse pensato alla vigilia di qualche suo debutto. Gli esami non finiscono mai e in questi giorni di esami ne sto passando molti, a partire dal nuovo esperimento messo in atto con la compagnia giovanile della KIT, la YoungKIT.
Dopo aver reclutato, nei mesi passati, questi incredibili talenti, tutti italiani, belli, bravi, intelligenti, ho deciso che la KIT doveva rendere omaggio non solo ai grandi scrittori del Novecento, ma a quelli del passato che hanno formato tutto il teatro a venire. Prendendo spunto da un anniversario, sono andata a rispolverare La Mandragola, che non leggevo dai tempi del liceo, e poi – come conseguenza retroattiva – le tre novelle del Decameron di Messer Giovanni Boccaccio da cui Machiavelli ha generosamente attinto nello scrivere la sua Mandragola. Il risultato è stato bellissimo e pieno di forza, soprattutto per me e per i miei collaboratori, vale a dire i ragazzi della YoungKIT. Riscoprire il passato, infatti, non vuol dire andare indietro ma leggere, con la consapevolezza d’oggi, parole che sono state pensate e scritte per una società di tanti secoli or sono. Il risultato? Fenomenale!
Parte delle prove le abbiamo passate a discutere, anche piuttosto animatamente, su cosa pensavamo di certi comportamenti tenuti dai personaggi. È giusto? Non è giusto? È maschilista? È anti-democratico? E soprattutto, cose che a noi sembrano inaccettabili, allora erano la normalità?
Tutto questo è capitato soprattutto durante le prove del Decamerone. Un testo del 1300 che ci agita, ci scuote… e ci diverte. Il successo avuto dallo spettacolo, a parte la bravura degli attori (che voglio ricordare sono Francesco Andolfi, Ilaria Ambrogi, Carlotta Brentan, Giulia Bisinella, Jacopo Rampini, Francesco Meola e Irene Turri), credo sia proprio dovuto all’esame che Boccaccio ci ha costretti ad affrontare nel lavoro fatto sul suo testo. L’abbiamo reso nostro e contemporaneo, pur usando le sue parole, tutte quelle che lui aveva scritto.
A proposito di passato che ritorna, dopo il tour de force di Boccaccio, mi sono concessa una serata a teatro. Sono andata al Theater for the New City, di cui tanto vi ho già parlato. Lo spettacolo, che ormai ha chiuso, si intitolava Sotto Voce e ve ne parlo perché i produttori – fra cui c’è Crystal Field che lo ha commissionato a Cruz – sperano di riportarlo a New York (adesso va a Miami) per un periodo di repliche più esteso. L’autore è Nilo Cruz, Premio Pulitzer nel 2013 per Anna in the Tropics e la protagonista è Franca Barchiesi, un’attrice italo-americana di una bravura rara e sopraffina, elegante e immensa, tanto da lasciare il pubblico, nelle due ore di spettacoli, senza fiato, senza parole, solo con emozioni generate dalla sua splendida recitazione. La storia narra di una scrittrice – Bemadette – che nasconde un segreto che Saquiel, uno studente sulle sue tracce, riuscirà a portare a galla.
Non vi svelo il segreto, altrimenti non vi godrete lo spettacolo, nel caso riusciste a vederlo. Vi dico solo che tratta di vittime e carnefici, di bene e male, di scelte forzate e condivise. E di ebrei cubani, di cui raramente si sente parlare. Lo spettacolo è ben confezionato, gli altri due attori, Arielle Jacobs nella parte di Lucila, la governante della scrittrice, e Andhy Mendez in quella di Saquiel, sono bravissimi, ma la luce è Franca Barchiesi che sembra dare al bel testo di Cruz la luce e la potenza giusta. Cercatelo se siete a Miami, altrimenti aspettatelo a New York. Vi prometto che se torna, ve lo farò sapere.