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January 11, 2014
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January 11, 2014
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Access glasses: un terzo occhio al cinema

Roberto SommellabyRoberto Sommella
Time: 4 mins read

Diciamoci la verità: il cinema è ormai parte integrante del nostro DNA, un pezzo essenziale del nostro essere; vedere un film ci fa stare bene, ci tranquillizza il fatto che per due ore le immagini di cui saremo schiavi non saranno frutto del brutale caso che muove il mondo reale, ma saranno ordinate e assemblate da qualcuno apposta per noi. Eppure, forse in modo un po' paradossale, vivere a New York potrebbe allontanare un parlante italiano dai cinema, per due principali motivi.

Il primo è che nonostante qui sia tutto dominato da un mercato piuttosto libero – dalle sigarette ai crackers i prezzi possono essere i più disparati nel raggio di poche miglia – pare che il costo dei biglietti per un film si attesti su cifre simili, e non proprio abbordabili, pressocché ovunque (a meno di non voler o poter andare agli spettacoli del mezzogiorno). Il secondo è che, per quanto la nostra comprensione dell'inglese possa essere impeccabile, anche al più provetto e pratico spesso può sfuggire qualcosa – e sarebbe bello poter evitare quanto più possibile di perdere quanto detto sullo schermo.

Succede così che uno preferisce chiudersi in casa davanti al proprio televisore con un DVD, o davanti al Mac con Netflix, o talvolta, con un pizzico di illegalità, guardare un film scaricato, coi suoi sottotitoli se proprio lo vogliamo vedere in lingua originale. Ma il fascino della sala cinematografica, chiesa di pagani assetati d'immagini, il silenzio sacrale del buio mentre alle nostre spalle un dio ci regala storie proiettate sulla tela e il rito della visione collettiva, fortunatamente, sono ancora vivi e impagabili.

Mi sono allora messo a cercare cinema che presentassero film con i sottotitoli. Ma naturalmente, essendo il mercato newyorchese destinato a una comunità anglofona, non mi è stato possibile trovare una soluzione di questo tipo per film americani. La mia ricerca tuttavia mi ha condotto a un sito molto interessante. Su www.captionfish.com si può trovare una lista dei cinema americani che proiettano film fruibili anche da non udenti. Il sito mi ha incuriosito molto ed esplorando un po' è venuto fuori che negli ultimi anni la tecnologia ha sviluppato diversi sistemi di fruizione cinematografica, sia per non udenti che per non vedenti. Per quanto riguarda i non udenti, i sistemi sono basati sul concetto dei closed captions, ovvero dei sottotitoli separati dal film stesso e attivabili a piacere dall'utente. In particolare due di questi sistemi hanno attratto la mia attenzione.

access glasses

Il primo, Captiview della Doremi Labs, è stato introdotto nel 2010. Si tratta di un piccolo monitor, che si può attaccare alla poltrona tramite un braccio pieghevole e regolabile, sul quale scorrono i sottotitoli ricevuti da un trasmettitore. Il secondo, di più recente invenzione e a quanto pare più pratico, è un prodotto della Sony chiamato Entertainment Access Glasses: un paio di occhiali che per mostrare i sottotitoli sfruttano la tecnologia olografica (un po' come Google Glass). Decido dunque di testare questi ultimi e scopro con piacere che il gruppo Regal Entertainment ha stipulato un accordo con la Sony per mettere a disposizione gli occhiali nei suoi teatri. Il che si traduce, felicemente, in una vasta offerta di sale e quindi di film, a New York.

Scelgo il Regal Battery Park Stadium 11, al World Trade Center, dove compro il biglietto per The Wolf of Wall Street (ultima opera inconsueta di un inedito ma sempre impeccabile Scorsese, drama comedy sull'odierna distorsione del concetto di American dream, che consiglio vivamente di vedere). Chiedo alla ragazza dietro la cassa se è possibile avere i suddetti occhiali e per la verità lei cade un po' dalle nuvole. Dapprima sembra non capire di cosa parlo, ma poi mi appare evidente che il suo stupore è dovuto al fatto che io ci sento palesemente bene e che la mia richiesta non ha molto senso. Comunque, dopo un paio di comunicazioni via radio al responsabile, in dieci minuti mi vengono portati gli occhiali con annesso ricevitore. Mi chiedono di firmare su un foglio, in coda alla lista di nomi di chi mi ha preceduto nella medesima richiesta. Solo ora mi rendo conto che probabilmente questa prelibatezza tecnologica è conosciuta solo da chi ne ha davvero bisogno, ma sfortunatamente non lo è dai più.

Mi rigiro questo oggetto strano per le mani, lo indosso e comincio la visione del film. La montatura può risultare un po' fastidiosa dietro le orecchie, soprattutto se si indossano degli occhiali da vista. In generale, però, questi Sony Access Glasses non sono invasivi. Il piccolo ricevitore poggiato sulle gambe funziona abbastanza bene e perde giusto qualche sottotitolo durante le due ore e mezza di film. Le scritte appaiono in un rilassante verde e si muovono e inclinano naturalmente al muovere e inclinare della testa. Per un attimo mi sono divertito a sottotitolare l'uscita di emergenza della sala. Tramite un congegno ai lati della montatura, inoltre, è possibile regolare l'altezza dei sottotitoli, il che ci consente di adagiarci sulla poltrona come meglio crediamo e poi aggiustare “il tiro” dei sottotitoli sui nostri occhiali, oppure, per chi lo preferisce, spostare i sottotitoli direttamente al centro dello schermo.

In definitiva, un'esperienza più che positiva. Sebbene il film fosse parlato in un inglese piuttosto comprensibile, senza l'aiuto degli occhiali (e dunque dei sottotitoli) quasi sicuramente non avrei potuto godere del film nella sua interezza. Grazie a questo strumento (utilissimo ed efficiente nella sua primaria funzione per non udenti) credo di aver finalmente trovato il modo per godere pienamente dell'esperienza cinematografica anche qui a New York. E dato che il servizio è offerto gratuitamente, il prezzo sconsiderato di un film ha così un sapore meno amaro.

 

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