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December 30, 2013
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December 30, 2013
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Max Casella, indimenticabile Bottom in uno Shakespeare visionario

Laura CaparrottibyLaura Caparrotti
Al centro: Max Casella, che interpreta Bottom; a sinistra Tina Benko (Titania sul palco); a destra, la regista Julie Taymor

Al centro: Max Casella, che interpreta Bottom; a sinistra Tina Benko (Titania sul palco); a destra, la regista Julie Taymor

Time: 5 mins read

 

Grandi teli che si squarciano dando vita a personaggi, luci, suono, proiezioni. Quindici bambini che riempiono la scena come tanti spiritelli. Pavimenti di erba, foglie che si fanno letto, un palcoscenico che si apre, si trasforma, che svela macchinari di ogni tipo. Questo è A Midsummer Night’s Dream di William Shakespeare nella versione visionaria di Julie Taymor. La Taymor, regista cult di teatro e cinema, è conosciuta proprio per il suo lavoro sull’ immagine. Lei si è formata nel mondo delle maschere e dei burattini, avendo lavorato in Oriente con importanti compagnie di teatro. Non solo; la Taymor è anche una visionaria, nel senso che traduce gli spettacoli in immagini in cui entrano a far parte con lo stesso peso scene, musiche e attori.

locandina

Lo spettacolo che è in scena ora nel nuovissimo teatro del Theatre for a New Audience, un’importante compagnia dedita al lavoro sui classici, ne è il perfetto esempio. Il palco è vuoto nel momento in cui si entra a teatro, ma appena le luci calano, iniziano le sorprese. Oggetti appaiono dal pavimento, il soffitto svela un telo su cui viene proiettato il titolo dello spettacolo. Puck (Kathryn Hunter), anima della favola scritta da Shakespeare, appare da uno squarcio del telo appeso al soffitto. Ogni scena ha una sua particolarità, il palcoscenico non è mai più vuoto. A volte sono oggetti a configurare lo spazio, come nella scena della rappresentazione tenuta dagli attori capitanati da Bottom (Max Casella), a volte sono proiezioni a dipingere tutto il teatro di fiori che sbocciano come cascate. Il tutto è scandito e sostenuto da musica dal vivo che alla fine esplode in un concerto alla Goran Bregovic, coinvolgendo attori e pubblico. Gli amanti di spettacoli tipo Cirque du Soleil, dunque, impazziranno durante le tre ore del Midsummer, mentre chi cercherà di rigustare il testo di Shakespeare potrebbe trovarsi a tratti confuso e distratto da ciò che appare, soprattutto nel mondo di Oberon (David Harewood) e Titania (Tina Benko).

Il risultato, a giudicare dal pubblico entusiasta e dalle rappresentazioni che sono fin d’ora tutte esaurite fino alla chiusura del 12 gennaio, è egregio. Il cast numerosissimo, composto da trentasei elementi, appare però discontinuo come è facile che sia quando gli attori sono così numerosi. Su tutti brilla Kathryn Hunter che interpreta Puck con la leggerezza e l’intensità di un Buster Keaton e di un Marcel Marceau, e a seguire Max Casella, un gigante del palcoscenico sempre, qui in un Bottom indimenticabile, eccezionale nel cogliere le infinite sfumature di un personaggio che è un sogno per ogni attore degno di tale nome.

puk

Proprio con Max Casella mi sono intrattenuta dopo lo spettacolo per una breve chiaccherata sull’esperienza con Julie Taymor e sulla sua carriera. Max ha alle spalle una carriera già consolidata fatta di televisione, cinema e teatro. Il ruolo che lo ha portato al successo è stato quello di Vincent “Vinnie” Delpino nella sit-com Doogie Howser, M. D.. Sempre in televisione, è stato Benny Fazio ne I Sopranos e Leo D’Alessio in Boardwalk Empire. Al cinema, fra i tanti film a cui ha preso parte, può bastare ricordare Newsies di Kenny Ortega, Ed Wood di Tim Burton, Revolutionary Road di Sam Mendes, Passione di John Turturro e gli attualissimi Blue Jasmine di Woody Allen, Inside Llewyn Davis dei fratelli Coen, Oldboy di Spike Lee. A teatro, è stato, fra i tanti ruoli ricoperti, Timon in The Lion King diretto proprio da Julie Taymor, Apemantus in Timon of Athens al Public Theatere, Clov in Endgame al fianco di John Turturro. E questo è quello che mi ha detto dopo lo spettacolo.

bottom

Dopo aver lavorato con tanti registi diversi nella tua carriera, molti dei quali importanti, che significa lavorare con una regista particolare come Julie Taymor?

“Significa essere parte della visione d’insieme di un’artista che è quasi una pittrice. I suoi spettacoli sono dei veri e propri quadri, delle immagini che lei crea e di cui noi facciamo parte. Siamo una delle componenti della sua visione che comanda il tutto. Il testo viene dopo. Per un attore è interessante e differente lavorare con Julie. Io ero stato diretto da lei ai tempi del The Lion King ed ero in qualche modo preparato ad un lavoro duro, ma sicuramente gratificante.”

L’attore come parte del tutto. Quanto spazio viene lasciato alla vostra creatività nel creare il personaggio?

“Se da una parte noi attori facciamo parte di una visione d’insieme e dunque ci viene chiesto di essere uno dei tanti elementi che compongono tale visione, dall’altra ci viene lasciato ampio spazio di proposta per quel che riguarda l’interpretazione. Questo permette di divertirci molto nella ricerca di quello che sarà il nostro personaggio. Devo aggiungere che lavorare su Shakespeare è doppiamente interessante non solo per tutto il materiale che abbiamo, ma anche per affrontare una scrittura che porta naturalmente all’enfasi in maniera naturale”.

Tu hai interpretato molti personaggi italo-americani, fra cui quello di Vinnie nella serie televisiva Doggie Houser che ti ha dato molta notorietà. La tua famiglia è da parte materna di origini italiane. Non hai paura di essere stereotipato? E se si, come si fa a evitare tale stereotipo?

“Sinceramente non mi sento confinato nel ruolo dell’Italo-Americano. Nella mia carriera ho interpretato tanti personaggi diversi e fortunatamente non sempre, anzi spesso non di una determinata etnia. Piuttosto mi interessa dimostrare di essere un bravo attore capace di fare teatro, cinema e televisione; avendo raggiunto una certa popolarità con la televisione, ho continuamente bisogno di provare che sono un attore che sa fare teatro e cinema. Uno degli stereotipi più difficili da eliminare è proprio quello del personaggio televisivo che spesso viene visto come incapace di fare altro. Ecco, se c’è uno stereotipo che combatto da sempre e proprio quello”.

A giudicare dalle critiche e dal successo che hai in teatro, questo stereotipo lo hai ampliamente sconfitto. C’è qualche autore teatrale che vorresti affrontare più degli altri?

“Mi piacerebbe continuare a lavorare su Shakespeare e anche su Beckett di cui ho fatto Finale di Partita al BAM con John Turturro. Amo il teatro, come amo il cinema; per me è importante confrontarmi con testi importanti che mi diano la possibilità di crescere come attore”.

Midsummer Night’s Dream è in scena fino al 12 gennaio al Theatre for a New Audience (262 Ashland Place, Brooklyn, NY). Per tentare di vedere se ci sono ancora biglietti disponibili, telefonare al 212-229 2819 oppure visitare il sito internet.

 

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Laura Caparrotti

Laura Caparrotti

Ho cominciato a fare teatro nell'ingresso di casa mia, a Roma. Poi sono venuti i maestri, la laurea in discipline dello spettacolo e le tournée. Nel 1996, New York, nello storico The Kitchen. Vent'anni dopo sono ancora qui. Ho fondato una compagnia, la Kairos Italy Theater, specializzata in cultura italiana, e In Scena! Italian Theater Festival NY, un festival che porta il nostro teatro in tutti i distretti della città. Il teatro è la mia grande passione, insieme al ballo e alla (magggica) Roma. A New York ho anche iniziato a scrivere (proprio con Stefano Vaccara nel 1997), a insegnare teatro, a fare voice over e la dialect coach. Il tutto condito da un inconfondibile – ma affascinantissimo, mi dicono – accento italiano.

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