Un abito di Christian Dior datato 1953-54, il conical bra di Jean Paul Gaultier, una veste neo-Edwardiana indossata da Bunny Roger, eroe di guerra & dandy. L'estetica gay passa per A Queer History of Fashion: From the Closet to the Catwalk, in mostra al Fashion Institute of Technology di New York. Ed è proprio dall'armadio alla passerella, ma soprattutto dal Pensiero alla Storia (sic!) che filtra la stura, che rinascono memorie psichedeliche e psicanalitiche; su tutte: la preghiera in formato fotografico di Duane Michals, nella serie Things Are Queer (1973). D'altronde, come riporta Valerie Steele, direttrice del museo che ospita l'exhibit fino al 4 gennaio 2014, le influenze politiche, sociali, civili, religiose (del tutto arbitrarie) attraversano una a una l'emisfero queer farinoso. Lo segnano, lo sognano, ne illuminano il cuore, espropriano il drag di tinte e pulsioni: "Una volta ho domandato a Vivienne Westwood quali fossero le donne ad aver dato il maggior contribuito alla moda" ha dichiarato Steele. "E lei mi ha risposto, Probabilmente le donne hanno dato il loro contributo, ma non tanto quanto gli uomini gay".