È iniziato una settimana fa il World Wide Lab edizione 2013. Si tratta di un laboratorio creato da gruppo di dodici registi internazionali di cui io stessa sono una delle fondatrici. Ci siamo incontrati nel 2010, proprio mentre si giocavano i Mondiali di calcio, al Lincoln Center Theatre Director's Lab. Ogni anno, infatti, il Lincon Center Theater offre la possibilità a settanta registi da tutto il mondo di confrontarsi su temi dati. Fra i settanta registi del 2010 c’eravamo noi, Jay Stern, Esther Jun, Evan Tsitsias, Evan Cummings, Orly Noa Rabinyan, Vidhu Singh, Ioli Andreadi, Jocelyn Yuchia Chang, Nai Wen Chang, Annie G/ Levy, Laura Tesman e ovviamente la sottoscritta. Finito il Directors Lab, la voglia di continuare era tanta. Alcuni di quelli che ora si annoverano fra i fondatori del nostro Lab hanno proposto di formare un gruppo che si incontrasse una volta all'anno per tre settimane ,per fare teatro insieme.
Così, solo l'anno dopo, siamo stati invitati per una settimana a provare e provarci a Watermill, il centro d'arte del rinomato regista Bob Wilson. Una settimana interessante in cui un gruppo di persone che si erano conosciute un anno prima per sole tre settimane hanno convissuto, collaborato, discusso, e fatto teatro.
Nel 2012 siamo arrivati ad avere una casa, un posto che ci accogliesse e che ci desse la possibilità di presentare il frutto delle nostre collaborazioni. Irondale Center, un bellissimo teatro a Brooklyn, vicino al Brooklyn Academy of Music, è stato il testimone dei nostri progressi e arresti, delle nostre idee buttate sul palcoscenico, di entusiasmi e arrabbiature. Abbiamo presentato tredici progetti differenti, in un'unica soluzione, in una sola serata a inviti. Io ho lavorato con Orly Noa Rabinyan su un testo di Buzzati, L’Orologio – che sarebbe andato poi in scena al Cherry Lane nel Novembre 2012 – ho collaborato, sempre con Orly, al suo esperimento sull'Uomo dal Fiore in Bocca di Pirandello – e ho con lei riscoperto questo pezzo – ho tenuto alcune lezioni di Commedia Dell'Arte per il cast di Vidhu Singh e Evan Tsitsias che collaboravano su scene di Burquavaganza, un testo pakistano, bandito in Pakistan… e così via. Nell’edizione odierna, i progetti sono diventati sei, le presentazioni saranno di circa mezz’ora, il cast di costumisti e scenografi si è allargato, mentre quello degli attori si è dimezzato. Il tempo per provare, invece, è rimasto quello e la cosa ci procura non poche preoccupazioni.
Siamo dodici, ognuno impegnato in uno o più pezzi e cerchiamo insieme di tirare fuori qualcosa di unico, di bello, possibilmente, e che sia essenzialmente nostro. Il risultato sarà presentato dal 4 al 7 settembre in ben sei spettacoli presso l’Irondale Center, ancora una volta nostro rifugio teatrale. I testi scelti vanno da Brecht a Saviana Stanescu, una scrittrice rumena di casa a New York, a Eschilo, a Kate Chopin, a Franz Xaver Kroetz. Anche il cast è internazionale (molti gli italiani) così come i tecnici e i designer. Dunque è facile capire come ancora una volta l’eccezionalità di questo evento stia proprio nella sua internazionalità.
New York è una piazza che privilegia il teatro americano e inglese. Per quanto sia cosmopolita nella vita di tutti i giorni, a teatro New York è molto nazionalista. Il fatto che New York riconosca con estremo entusiasmo un gruppo che parla varie lingue prova l’unicità e la particolarità del progetto. Chi verrà a vedere questo esperimento teatrale credo ne resterà colpito perché in fondo rappresenta New York: un incontro di persone di diverse origini che collaborano per produrre qualcosa di bello.