I fatti? Sono i nemici della verità… e, per raggiungere l’impossibile, bisogna provare l’assurdo». E’ questa la grande lezione pratica di una mente come quella di Miguel de Cervantes e della sua creatura per eccellenza, quel Don Chisciotte assurto per sua natura nel collettivo universale post-XVI secolo a figura patetica ed emblematica di una quotidianità tesa e vilipesa che non rinuncia a sperare, che fa del sogno il suo pane quotidiano e che, tra difficoltà e irrisioni da parte di tutti, va avanti fiducioso per la sua strada, a segnare un confine assai labile fra follia e genialità, profeta d’un amore e d’una accettazione dei diseredati del mondo davvero esemplare. Uno spaccato toccante e coinvolgente d’umanità raccolto in «Man of La Mancha», il meraviglioso musical di Dale Wasserman (musiche di Mitch Leigh e liriche di Joe Darion), di cui è attualmente in scena, presso lo Shakespeare Theatre of New Jersey [Kirby Th., tel. 973408-5600] diretto alla grande da Bonnie J. Monte (che è in quest’occasione anche regista) un’eccezionale protagonista che ha in William Michals la sua punta di diamante. Difficile trovare in lui, infatti, un benché minimo difetto tanto è “Don Chisciotte” in ogni piega del viso, in ogni gesto, in ogni parola. Incredibile e poetico nel suo “The Impossible Dream”.
Con lui un cast affiatatissimo; bisognerebbe nominarli tutti e lodarli, ma, spazio tiranno, facciamo almeno i nomi di Jane Pfitsch (AldonzaDulcinea), di Darren Matthias (l’Inquisitore) e di Jeremy Lee Parrish (prigionierofrate). Si tratta di un meraviglioso musical davvero imperdibile! Incarcerato durante gli anni dell’Inquisizione spagnola per aver offeso la Chiesa, lo scrittore Miguel de Cervantes (W. Michals) viene costretto a recitare uno dei suoi manoscritti per divertire i compagni di prigione. Cervantes è memorabile nei panni del leggendario Don Chisciotte, il galante cavaliere che decide di vedere la vita come dovrebbe essere e non com’è davvero; il che lo porta a duellare contro un nemico immaginario e ad amare la bellissima Dulcinea (J. Pfitsch). Don Miguel de Cervantes è un poeta teatrale che viene arrestato durante una rappresentazione e imprigionato in attesa di un’udienza con la Santa Inquisizione, perché pare che si siano finalmente accorti che «uno spettacolino può anche essere qualcosa di più di ciò che sembra». Nella prigione, Cervantes e il suo assistente vengono derubati di tutto. Solo a una cosa, però, l’uomo sembra tenere: un manoscritto che non ha alcun valore per nessuno tranne che per lui. Per rientrarne in possesso, Cervantes è disposto a sottoporsi al giudizio degli altri prigionieri, e per spiegare le proprie ragioni decide di inscenare una recita.
Impersonerà Alonso Quijana, un gentiluomo di campagna non più nel fiore degli anni che si chiede come si possa rendere migliore un mondo in cui il Male porta un profitto e la Virtù non ne porta alcuno, un mondo in cui l’inganno, la truffa e la malignità si confondono con la Verità e la Sincerità. Perso il Lume della Ragione, Quijana concepisce il progetto più strano mai immaginato: divenire un Cavaliere Errante e viaggiare per il Mondo raddrizzando i torti e aiutando i deboli. Convince un contadino a lui vicino Sancho Panza, a fargli da scudiero e sceglie un vecchio cavallo da tiro chiamato Ronzinante come destriero. Da ora non sarà più Alonso Quijana, ma l’intrepido Cavaliere noto col nome di Don Chisciotte della Mancha!