Quando si dice bel cantare, Joyce DiDonato è il nome (e la voce) più rilevante di quest’autunno lirico. Dopo la tempesta Sandy ecco ora quella dei cuori delle eroine, tutte indistintamente, cui quest’artista dà linfa e calore. In «Drama Queens» (Virgin Classics, gruppo EMI) è di scena la regalità (non solo quella del lignaggio) barocca, per intero, con colori e luminosità in cui il mezzosoprano americano eccelle. Oltre una dozzina di arie di personaggi noti celebrati da Händel (“Ma quando tornerai” dall’«Alcina» ad esempio), Haydn (“Odio, furor, dispetto’ dall’«Armida»), Monteverdi (“Disprezzata regina”) e Giacomelli (“Sposa, son disprezzata), ma anche pagine non sempre e non tanto conosciute, come quelle di Orlandini, Cesti, Hasse, Keiser e Porta). Si va in quest’album agli albori dell’opera, una sorta d’indagine sugli estremi non solo del bel canto ma delle emozioni. Berenice, Ifigenia, Alcina, Cleopatra, Orontea, Ottavia, Armida, Irene, ertc. etc.: la DiDonato sa essere ora seducente, ora isterica per la felicità, ora disperata ora un vulcano di rabbia, ora totalmente innamorata ora vendicativa da far paura.
Un album, se vogliamo, d’esplorazione lirica sì, ma anche dettato dal coraggio artistico della proposizione di pagine imponenti e forti lasciate ingiustamente nel dimenticatoio dei teatri di mezzo mondo. Accompagna la sua profonda e calda voce il Complesso Barocco diretto da un impeccabile Alan Curtis.
La DiDonato ha alle spalle un curriculum davvero importante: nata in Kansas, dopo la laurea alla Wichita State University ha partecipato a programmi per giovani artisti dei teatri dell'opera di San Francisco, Houston, e Santa Fe. Nel 2001 è Angelina ne “La Cenerentola” con Enzo Dara e canta il “Gloria” (Vivaldi) diretta da Riccardo Muti nel Concerto di Natale trasmesso da Rai Uno al Teatro alla Scala di Milano. Quest’anno ha vinto un Grammy Award per la categoria Best Classical Vocal Solo con l'album «Diva, Divo» per la EMI Records.