Si hanno spesso belle sorprese nei teatrini off. “The Bad and the Better” di Daniel Aukin al teatro P.J. Sharp (416 West 42nd Street). Largo spazio con un bar ed una biblioteca. Al bar abbiamo Matilda (Cassandra Paras) che parla spesso al telefono ad un fidanzato che non si fa vivo (Venus -David Nash) ed è gentile con un poliziotto che la corteggia (Julio – Jordan Tisdale). Nella biblioteca si riuniscono spesso giovani ribelli, pacifisti ed anarchici. Vengono sponsorizzati da un milionario misterioso che telefona, manda soldi ed ordini. Zorn (Clyde Baldo) è il potente che suggerisce al suo protetto Moretti (David Lanson) di far discorsi contro i terroristi. Moretti ha dubbi. Son solo pacifisti. Zorn, il milionario che sponsorizza i giovani, ha un suo piano. Infiltra il gruppo con poliziotti che si fingono anarchici e spingono alla violenza. Scopriremo più tardi che Venus e Scotty (Nick Lawson) sono i sobillatori che spingono alla violenza.
C’è anche un poliziotto che litiga sempre con la moglie Connie (Judy Merrick) ed accetta alla fine le offerte sessuali della segretaria Hollis (Sarah Lemp, attrice insolita, originale, bravissima). Zorn riesce nel suo piano. Odio, violenza, massacro. La polizia picchia e uccide. Alcuni reagiscono. Inez (Regina Blandono) è quella che perde la pazienza, uccide ed è uccisa. Un dramma che dimostra le trame del potere. Come in Italia (massacro alla scuola Diaz) si accusano i giovani di essere violenti. Ottima regia di Daniel Aukin. Ventisei bravi attori nella bella scenografia di Alfred Schatz. Dramma che illumina con rivelazioni sulle manipolazioni dei potenti. Un bel successo. Tema importante anche in “Store Front Church” di John Patrick Shanley (Atlantic – 336 West 20th Street). Anche qui abbiamo problemi di “real estate”, immobili che vogliono distruggere per fabbricare nuovi appartamenti, parchi o negozi. Vogliono cacciar via un sacerdote. Ethan (Bob Dishly) cerca di convincere un bancario (il magnifico, sempre divertente Zach Grenier) a dargli tempo per risolvere il problema. Nulla da fare. E’ allora la moglie di Ethan (Jessie – Tonya Pinkins) a cercare l’aiuto di un politico che potrebbe imporre la sua volontà ed aiutare. Donald (Giancarlo Esposito) è riluttante. Ha infatti promesso al capitalista Tom (Jordan Lage) di aiutarlo nella sua impresa di eliminare l’edificio-chiesa per dar posto a profitti edilizi. Si riuniscono tutti nella chiesa dove il sacerdote Chester (il serio, depresso Ron Cephas Jones) ammette di aver perduto la fede. Il divertente, sorprendente Reed che non era mai stato in una chiesa si ribella, accusa i corrotti, perde il lavoro. Arriva un compromesso. Anche senza pagare l’affitto la stanzetta-chiesa può restare. Buon dialogo. Si ride molto. Caldi applausi.
Il teatro Mint di Jonathan Bank (311 West 43rd Street) continua a riscoprire commedie dimenticate. Abbiamo ora “Love Goes to Press” di Martha Gellhorn e Virginia Cowles. Erano entrambe giornaliste, raccontano le loro avventure sotto i bombardamenti, in difficili situazioni. Gli uomini non sono tanto contenti quando arrivano tre donne fra di loro. Il maggiore (Bradford Cover) è burbero e non vuol dare loro speciale trattamento. S’innamora poi di Jane (Angela Pierce). Jane e Annabelle (Heidi Armbruster) sono attivissime ma il maggior divertimento ci viene dalla terza donna. Una svanitella che vuol cantare per le truppe. E’ anche fidanzata col difficile, infedele Joe (Rob Breckenridge) che era il marito di Annabelle. Sorprese e complicazioni. La svanitella (Margot White) finisce con un altro marito. Commedia divertente, ben diretta da Jerry Ruiz.
Festival di nuovi musical in cinque teatri a Manhattan. Cinquanta eventi. Tre nuovi musical al giorno. Dall’una a mezzanotte. Piacevoli sorprese. “Himself and Nora” di Jonathan Brielle (libretto, musica e liriche). Una drammatica storia d’amore. Un gran musical. Sensuale, emozionante, indimenticabile. La tormentata vita del grande scrittore irlandese James Joyce e la sua grande passione per l’affascinante cameriera Nora Barnacle. Non voleva sposarla come sfida all’ipocrisia della chiesa cattolica. Furono perseguitati e dovettero esiliarsi; prima a Trieste, poi a Parigi, poi a Zurigo. Preoccupazioni finanziarie perché nessuno voleva pubblicare i suoi arditi, eccezionali libri. Non dimenticò mai la sua amata Irlanda ed usò spessissimo le insolite, originali espressioni della sua donna. Per dimenticare i guai beveva troppo, sfortunatamente. Nora, sensuale e paziente, lo adorava, aiutava e gli dette due figli, Lucia e Giorgio. James (Matt Bogart) non riesce a controllare la sua passione, il suo desiderio per una donna eccezionale, vera figlia del popolo. Nora (Jessica Burrows) deve a volte difendersi da aggressività incontrollabile. L’abile regista Michael Bush crea azioni che indicano nei due costante bisogno di contatto fisico. Bravi anche i tre attori che hanno molti ruoli.
David Arthur è il genitore, il dottore e il controverso poeta Ezra Pound. E’ lui che suggerisce pubblicazioni, con l’aiuto di J.B. King (madre, Sylvia, figlia Lucia). Simbolo di una chiesa che non perdona è Brian Sills. Fra le migliori canzoni “Kiss”, “Stand Fast”, “Without a Man” e “Always in Love”. Due ore di pura gioia. Applausi entusiastici. Molti applausi anche per “Stuck” di Riley Thomas (libretto, musica e liriche). Sei eccellenti attori, ben diretti da un abile, accurato regista (Michael Berry), son bloccati in un vagone della subway. Sei vite differenti, interessanti, originali. Si insultano, studiano, aiutano, respingono. Impariamo molto sul comportamento di chi vive a New York. Nel teatrino G. Maddox (151 West 26th Street) la forte presenza di un noto attore italiano: Michel Altieri. Ben conosciuto in Italia. Meno, a New York. Fa quindi piacere vederlo nel ruolo del robusto seduttore Poseidon nella commedia mitologica “The Beautiful Beautiful Sea Next Door” di Anna Feinberg, diretta da Barbara Harrison. Medusa (Yasha Jackson) sta leggendo un libro sulla spiaggia.
Arriva il violento Poseidon che la possiede e mette incinta. Lei si rifugia nel negozio del parrucchiere Aaron Berk. Lo prega di diventare padre del figlio che sta per nascere. Quindici anni dopo vediamo il figlio. E’ Pegasus con le ali (Nick Lehane). Non gli permettono di andare in spiaggia, al mare. Soffre e alla fine fugge. Mitologia con telefonini ed uso di computer. Originale. Altieri è convincente. Merita ruoli più importanti.