Sono bastate tre canzoni per trasformare in uno dei nuovi progetti del momento “Paris Texas”, fino agli inizi del 2021 assolutamente anonimo. E suona piuttosto curioso che l’atteso EP in uscita il 14 maggio si intitoli proprio “BOY ANONYMOUS”, scritto rigorosamente in caps lock.
Non esiste a oggi alcuna bio autorizzata o una press release in grado di ricostruire il background dei due membri del gruppo. Si conoscono per ora i nomi d’arte, Louie Pastel e Felix e i veri nomi, inseriti come da prassi nei credits dei primi tre singoli: Adrian Waller e Wale Onayemi (di origini londinesi).
Per il resto, come succedeva un tempo, sono state le canzoni e i relativi videoclip a parlare.
Il duo vi esalterà immediatamente se avete apprezzato quel filone sporco e abrasivo che dai Death Grips e Danny Brown arriva fino a JPEGMAFIA, ma al contempo non avete mai disdegnato, pur non troppo avvezzi nella storia del rap, quei nomi molto apprezzati fuori dai confini del genere come Cities Aviv, Injury Reserve, Brockhampton e le produzioni West Coast da discendenti “lo-fi” di Dr. Dre.
Basta questo per cogliere l’essenza ibrida di “Paris Texas”, nome scelto tanto per complicare ulteriormente le ricerche online dal duo di base a South Los Angeles, per l’esattezza in quella Compton che dal N.W.A. a Kendrick Lamar è sempre stata La Mecca dell’hip hop di spessore. Il fascino di quella complessa area di Los Angeles resta intatto, a più di un quarto di secolo dall’uscita dell’epocale album Straight Outta Compton, il cui hype, soprattutto per le nuove generazioni, è stato riacceso dal film di F. Gary Gray nel 2015.
Il nome, com’è intuibile, è preso dal celebre road movie di Wim Wenders, ma non è presente la virgola come nel titolo del film e come nel nome della band emo punk del Wisconsin dei primi anni zero, i “Paris, Texas”. Il nome del duo, su Instagram, contiene proprio le coordinate (33°39’39.2″N 95°33’19.8”W) della città texana di Lamar County, che ha dato il titolo al film.
Il primo singolo uscito a febbraio “HEAVY METAL”, con le sue chitarre distorte e quell’andatura sincopata e sbilenca, ha subito fatto drizzare a molti appassionati le antenne anche grazie al video dal gusto horror contemporaneo diretto da “ILLIMITEWORLD”. Testi cupi e angoscianti, flow che ben si completano e un’estetica d’impatto cinematografico già ben definita.
I just wanted my father’s applause / I just wanted my mother’s applause / I just wanted these crackers’ applause / So I stand on the stage with the bars / So I stand on the stage with the boys
Un mese dopo è arrivata “SITUATIONS” ad ampliare lo spettro della ricerca sperimentale di Louie Pastel e Felix, che offrono un alienato brano da avant-funk molto Anni Zero. E anche il video, a cura di World4KJack, è ispirato all’immaginario dei video game di quell’epoca, con animazioni che stuzzicano la fantasia di chi era adolescente a cavallo tra i due secoli.
Con il terzo estratto, “FORCE OF HABIT”, uscito ad aprile, i due si superano. Il mood claustrofobico, angosciante e angosciato, si misura con una sonorità sperimentale da no-wave del nuovo millennio. Il video, ancora una volta girato da ILLIMITEWORLD, dà finalmente un volto a Louie Pastel e Felix e accoglie nelle strade di Compton Chvdnler, DNA; Filtri Peralta, Sarà, Theo Myst e Venniel Nephew tra i guest delle riprese.
“Everybody way too dramatic/ I live life in a comedy/ Laugh my way to the bank ha-ha/ Broke as a joke it’s alright with me/ I’ma be okay one day
L’attesissimo EP d’esordio non ha altri guest e le altre tracce CASINO, PACK 4 DA LOW, BETTER DAYS, AREA CODE e A QUICK DEATH non smentiscono l’affascinante e misteriosa aura di ibride sonorità da strada del duo di Compton.
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