Se non fosse per la scritta grande che si llumina di sera “Ariston” scritto in rosso, e le date sotto scritte su led rosa, se non fosse per i pochi cordini blu targati Rai degli appena 75 giornalisti accreditati, Sanremo sarebbe una città fantasma. Una bella cittadina di mare, certo, ma senza il brusio, le canzoni per le strade, i red carpet, le forze dell’ordine a sbarrarti la strada ad ogni angolo, gli stand delle radio che puntellano la città oggi sostituiti dai gazebo per i tamponi, gli ospiti famosi che puoi trovare al ristorante al tavolo di fianco al tuo, i curiosi, le transenne con i loro fan ammassati dietro, a piantonare dalle prime ore del mattino. Non c’è nulla di tutto questo. Sanremo è senza Sanremo, l’Ariston ha una platea volutamente deserta che i conduttori, anche quest’anno i collaudati Amadeus e Fiorello, potrebbero utilizzare in lungo e in largo, potrebbe essere l’estensione di un palco dove giocare. E invece il palco resta palco ma senza la pressione delle edizioni precedenti. Si ha la sensazione di assistere in diretta alle prove generali, con i 13 big in gara disinvolti e pure più intonati e liberi nelle loro espressioni.
E’ un Festival difficile, perché è un festival che si vive “dietro”: dietro gli schermi che ti costringono a filtrare tutto, dietro i plexiglass in sala stampa, dietro il nuovo social Clubhouse che raduna gli addetti ai lavori che commentano e criticano il Festival minuto per minuto in molte room dedicate all’argomento. I giornalisti non hanno potuto ascoltare le canzoni in anteprima seduti nella platea dell’Ariston lunedì pomeriggio. Ed è un dettaglio da non trascurare: le canzoni sentite dal vivo sono come nude, impossibile vestirle di amplificazioni e scenografia. Le canzoni che vincono Sanremo alle prove le individui subito, perché scoppiano, esplodono, ti arrivano dritte alla bocca dello stomaco e stringono. Ed è curioso poi vedere, una volta in tv, come colpiscano anche il pubblico, che applaude ed esulta e fa i gridolini confermando proprio come l’Ariston dal vivo non menta mai.
Ma quest’anno l’Ariston è in lockdown e il pubblico assente applaude finto sempre uguale, impossibile captare le preferenze. E a questo punto della storia arriva l’eroe di questa edizione, che non a caso sta anche lui proprio dietro ad uno schermo: Clubhouse. Da Rolling Stone a Vanity Fair, tutti si danno appuntamento sul social dove basta la voce, stanze virtuali anche da 300 persone l’una si ammutinano quando cantano i big. Un religioso silenzio seguito da voto dei presenti e commento in tempo reale, un cineforum old school che diventa Sanremo-forum e che batte per modernità e completezza di informazione sia i gruppi di ascolto amatoriali su Whatsapp che i gruppi su Telegram. La comunicazione si sposta e nelle room di Clubhouse non è raro incontrare conduttori radiofonici o artisti in gara a Sanremo che canteranno domani. Si vota per alzata di mano virtuale, il moderatore chiede ai presenti “Pensate che sia una canzone da zona rossa e che quindi non avrebbe dovuto presentarsi a Sanremo? Vi è piaciuta e volete promuoverla in zona bianca? Se è così così votate ora per mandarla in zona gialla”.
Lo spettacolo della prima serata è costretto ad essere più onesto e asciutto rispetto agli anni scorsi, ma si potrebbe sempre fare meglio. Matilda de Angelis, giovane attrice co-conduttrice della prima serata, colpisce per bravura e spigliatezza. Ad Achille Lauro è riservato il momento performance della serata, con lacrime di sangue finto dagli occhi, un connubio misto di Jen e le Olograms e un giovane Renato Zero.
La classifica provvisoria della prima serata premia Annalisa con il suo brano “Dieci” che esce molto tardi nella serata. Ma si sa le classifiche e i pronostici sono fatti per essere smentiti e allora andiamo con le nostre personalissime pagelle, pronti a farci smentire pure noi:
Arisa – Potevi fare di più
Anche Arisa con questo brano poteva fare di più. Scritto da Gigi d’Alessio, parla della fatica del veder finire un amore. Incisivo nel ritornello il “ti addormenti vicino e ti svegli lontano”, ma i tempi di “Controvento” avevano un altro vibe.
Voto: 7
Colapesce e Dimartino – Musica leggerissima
Un po’ come i fu TheGiornalisti, un po’ disco anni ’90 con tanto di balletto di una ballerina in body fuxia su pattini a rotelle. Su Clubhouse commentano con: “sarà sicuramente un successo radiofonico”, ma per noi l’impegno non basta.
Voto: 6
Aiello – Ora
Aiello si scrive la musica e il testo, sembra la brutta copia di un Marco Mengoni che un giorno incontrò Mahmood. Le doti vocali ci sono tutte ma l’over performance rovina l’interpretazione.
Voto: 6 + di incoraggiamento
Francesca Michielin e Fedez – Chiamami per nome
Questa è una di quelle canzoni che metti in microonde come i popcorn crudi e ne escono dei fiocchi cespugliosi e croccanti. “Chiamami per nome” funziona per la modernità, per la coesione degli interpreti, per la produzione, per la commozione di Fedez a fine brano. La performance vocale è targata 90% Michielin e un misero 10% Fedez ma il risultato finale convince.
Voto: 8, bene, bravi, bis
Max Gazzè – Il farmacista
A Gazzè va il premio del miglior travestimento della serata. Esce vestito come Leonardo da Vinci ma le sonorità sono “Battiato wannabe”. Peccato che per lui non sia ancora venuta l’era del cinghiale bianco.
Voto: 6 + per l’originalità
Noemi – Glicine
SuperNoemi sfodera un troppo chiacchierato nuovo corpo e una voce ancora più roca e profonda. Il suo brano, diretto dal maestro Andrea Rodini, è a rischio vittoria. Funziona tutto: il personal branding della sua immagine, l’impasto sonoro, la costruzione del brano, l’arrangiamento. La rilancia e la riposiziona.
Voto: 8
Madame – Voce
Nonostante l’autotune, che genericamente non ci sta granchè simpatico, Madame è un vero astro nascente. 19 anni e una presenza scenica e artistica già completa. Sul palco ricorda una giovane Gianna Nannini. Clubhouse le fa un applauso virtuale.
Voto: 7 e mezzo per l’autenticità
Måneskin – Zitti e buoni
“Zitti e buoni” proprio non ci sanno stare, cantano “Sono fuori di testa, ma diverso da loro”, un pezzo rock orecchiabile e profano.
Voto: Non più di 7+
Ghemon – Momento perfetto
Anche Ghemon dall’ultimo Sanremo si presenta dimagrito di 20 chili (ecco cos’aveva di strano!). Ma per lui, a differenza di Noemi, niente celebrazione del suo corpo magro in copertina. Sarà mica perché è maschio? Anche se l’arrangiamento rischia di coprirlo un po’ e buttare la sua voce in secondo piano, il suo modo di cantare è così coinvolgente, ma poco pop, da piacere. Forse solo a noi.
Voto: 7/8, in controtendenza
Coma_Cose – Fiamme negli occhi
Coinvolti e coinvolgenti. Azzeccano stile, modo di stare sul palco ed equilibrio del brano.
Voto 7/8
Annalisa – Dieci
La premia la classifica di questa prima serata ma Annalisa torna da tanti anni a Sanremo sempre senza arte né parte. Se non vinse anni fa con brani più corposi, non capiamo perché dovrebbe farcela quest’anno.
Voto: 6 e mezzo
Francesco Renga – Quando trovo te
Quando trovi Renga per le strade di Sanremo sappiamo tutte cosa succede: le giornaliste iniziano a balbettare. Ma il suo fascino non gli salva il voto per un brano troppo a filo, che penalizza la sua voce.
Voto: 5
Fasma – Parlami
Sa(n)remo solo stanchi dato che la serata chiude all’una e mezza e nelle prossime sere non potrà che peggiorare, o in questa canzone di Fasma c’è un po’ troppo vocoder?
Voto: 6