“Quando la mia città chiama, io rispondo”. È così che Sal da Vinci, artista italiano tra i più amati e stimati in Italia e all’estero, ha dato il via ad una raccolta fondi per supportare l’Ospedale Cotugno di Napoli durante l’emergenza Covid-19, avvalendosi della collaborazione di una nostra eccellenza oltreoceano, l’oncologo italiano Antonio Giordano, presidente di Sbarro Health Research Organization presso la Temple University di Philadelphia e columnist de La Voce di New York.
Un “pendolare dei sogni”, come si definisce, sospeso tra la Statua della Libertà e Santa Lucia, tra il blues e la canzone napoletana, che l’America ce l’ha scritta non soltanto sui documenti anagrafici ma soprattutto nel cuore.
Artista per eredità ma anche per passione. Figlio di quel Mario da Vinci straordinario che ha fatto sognare un’intera generazione con le sue canzoni, e che quell’America gliel’ha regalata come seconda patria nel 1969, anno della sua nascita avvenuta a New York durante un tour internazionale del suo papà.
Attore, cantante, musicista, ballerino, un connubio di professionalità, bravura, simpatia e onestà che va di pari passo con il suo essere meravigliosamente uomo ma anche marito, padre e persino giovane nonno, Sal da Vinci è sulle scene da quando aveva solo 6 anni. Prima al Teatro, poi al Cinema, passando attraverso pellicole diventate un Cult come ‘Troppo forte‘ di Carlo Verdone, fino ad approdare con successo alla Musica. Mille artisti in uno solo.
Istrionico e sperimentatore tra passato e futuro, un mostro del palcoscenico in una perfetta fusione di tecnica e sentimento, capace di trasformare ogni singola nota in emozione e ogni emozione in un pentagramma di suoni cantati fino all’ultimo respiro. Un’alchimia armonica che restituisce non semplicemente una canzone ma un racconto evocativo, un frammento di vita che traspira ricordi e trasuda bellezza come la sua città, Napoli. Un incomparabile talento che attinge con raffinatezza alla malinconica anima partenopea, mirabilmente contaminata dal percorso umano e musicale di cui si è bramosamente nutrito durante la sua singolare carriera. Una voce che non è soltanto un canto, ma l’essenza dell’arte che riesce ad arrivare ovunque, anche tra le pieghe più nascoste del cuore.

Lo applaudono in 450.000 quando, nel 1995, canta in latino alla presenza di Papa Giovanni Paolo II. Nel frattempo, il suo singolo ‘Vera’ conquista il pubblico del Sud America con il titolo ‘Vida mi Vida’, interpretata dall’artista spagnolo Marcos Llunas, e vendendo la bellezza di 4 milioni di copie in tutto il mondo.
Gli italiani lo ammirano al Festival di Sanremo del 2009 con il brano ’Non riesco a farti innamorare’ che gli regala il 3º posto nella popolare kermesse della riviera ligure, mentre i suoi coinvolgenti spettacoli teatrali registrano il sold out dappertutto. Sembra ieri che con ‘Sinfonie in Sal maggiore’ raccontava, accompagnato da 50 musicisti diretti dal maestro Adriano Pennino, di un tempo in cui per unire il vecchio e il nuovo continente esistevano soltanto due modi: la nave e la fantasia. Proprio su quella nave in partenza per il nuovo mondo Sal ha imbarcato il desiderio di aiutare la sua città attraverso una raccolta fondi che unisca simbolicamente il suo Paese con quello che gli ha dato i natali. E le risposte degli italoamericani non si sono fatte attendere.
Non l’unica azione benefica alla quale l’artista ha partecipato e di cui non ama parlare “perché il bene si fa e non si mostra”, come la lodevole iniziativa di ‘Ali di Luna’, il video clip del brano omonimo i cui protagonisti sono i ragazzi diversamente abili dell’associazione ‘La Bottega dei semplici pensieri’, di Quarto, che si occupa dell’inserimento nel lavoro dei portatori di sindrome di Down, e il cui ricavato dalle vendite andrà sempre all’Ospedale Cotugno di Napoli.
D’altronde “i folli non credono nei sogni, i folli vivono nei sogni” recitava Salvatore Michael Sorrentino (questo il suo vero nome) ne ‘La Fabbrica dei sogni’, lo strepitoso musical portato recentemente in scena al Teatro Augusteo.
E se diventa urgente il bisogno di continuare a sognare in questo periodo sospeso, di ritrovarci in uno spazio indefinito in cui le note di una canzone possano davvero ridisegnare i confini umani, e permettere ad ognuno di noi di riappropriarci del tempo ma anche dei valori che abbiamo perduto e che forse non abbiamo capito ‘prima’, la via per giungere a questo ‘magico non luogo’ passa attraverso la voce di Sal da Vinci.
Madre Teresa di Calcutta diceva che “ciò che facciamo non è che una goccia nell’oceano, ma se questa goccia non ci fosse, all’oceano mancherebbe“.
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