Se è vero, come è vero, che Sanremo Giovani rappresenta il primo pezzo del puzzle del 70esimo Festival della canzone italiana, l’edizione “Venti-venti” pare si avvicini più ad un dejavù, in perfetta sintonia con le kermesse targate Conti.
La location è di quelle d’eccezione: il Casinò a pochi passi dal Teatro Ariston, la prima storica casa del Festivalone. I protagonisti, che si sfidano uno contro l’altro come nei più classici incontri di boxe, fanno fatica a mettere al tappeto il rivale di turno: di Mohammed Alì del resto ce n’è stato solo uno, ma tant’è. Complice l’emozione della diretta sul primo canale o magari la giovane età, i dieci cantanti in gara scaldano poco o nulla. Fanno peggio persino della super giuria televisiva che rispolvera storiche bomboniere sanremesi ormai destinate alla mansarda e che si avvale del contributo di super Pippo Baudo, Antonella Clerici, Carlo Conti, Gigi D’Alessio e Piero Chiambretti. Quello a cui assistiamo è l’ennesimo tentativo di ctrl C – ctrl V preso in carico dai modelli di talent show più o meno in voga del momento, leggi il decadente X Factor.
Aprono la serie di incontri proprio due reduci da talent: da una parte Thomas della tribù di Amici, dall’altra il figlio d’arte Leo Gassmann, in quota X Factor. Ed è subito testa a testa: la giuria demoscopica e il televoto premiano l’ex allievo della De Filippi; la commissione artistica del Festival e la giuria televisiva, il figlio d’arte. Proprio quest’ultima decide le sorti dell’incontro: vince Leo Gassmann che diventa ufficialmente il primo concorrente della sezione Nuove Proposte del Festival 2020. Quanto alle due canzoni presentate ci viene da dubitare se davvero non ce ne fossero state di migliori, ma si sa, lo share da talent fa gola a molti, Amadeus compreso.
Il secondo round è tra i Réclame e Fadi: gruppo contro singolo. Vince facile Fadi, il ragazzo di Riccione, un menestrello moderno con tanto di chitarra tra le mani che cerca disperatamente l’amore per le vie di Bologna. Dispiace leggere nel post gara sui social, gli appellativi che lo accompagnano alla vittoria: lui nigeriano d’origine ma italianissimo con tanto di “zeta” romagnola, meriterebbe decisamente maggior attenzione artistica. Ma tant’è: purtroppo è ancora questo il Paese in cui viviamo.
E’ il turno di Shari, che rappresenta l’unica quota rosa del cast, contro Marco Sentieri. L’asticella si alza soprattutto grazie a Sentieri, un misto tra Federico Salvatore e Giorgio Faletti, che porta il sociale sul palco del Casinò: “Billy Blu”, lavoro (postumo) di Giampiero Artegiani parla della storia di un ex bullizzato che salva dal suicidio il bullo. La vittoria è schiacciante e gli applausi in studio lo testimoniano.
C’e spazio anche per un sfida tutta in salsa rap/trap: Jefeo (altro ex allievo della De Filippi) contro Fasma. L’autotune distrugge quel poco (ma davvero poco) di buono che si riesce ad ascoltare, anche se tutte le giurie preferiscono Fasma che entra di diritto nel cast.
L’ultimo duello è decisamente il più avvincente. La premessa è doverosa: sia Eugenio in via Di Gioia che Avincola avrebbero meritato il palco dell’Ariston a discapito dei colleghi. Qui la falla è purtroppo dell’organizzazione che probabilmente per via delle esigenze delle case discografiche o degli indici di popolarità social, mette una contro l’altra le canzoni migliori della serata. E’ un testa a testa. La parola finale al pubblico da casa che premia l’estro e la freschezza degli “Eugenio”, una certezza ormai nel panorama it-pop, candidati ideali al ruolo di protagonisti nel febbraio prossimo.
Il cast si completa di Tecla Insolia, la vincitrice di Sanremo Young (ci domandiamo se abbia poi così senso far giocare uno slot così importante e delicato ad una quindicenne) e due artisti selezionati tramite Area Sanremo: il duo Martinelli/Lula che portano sul palco del Casinò “Il gigante d’acciaio” con chiari riferimenti a Taranto e alla questione Ilva e Matteo Faustini.
Se il buongiorno si vede dal mattino, quello a cui abbiamo assistito ieri al Casinò è un antipasto di quello che ci attende a partire dal prossimo 4 febbraio prossimo: tanto amarcord per il Festival che fu e Amadeus, antidivo per eccellenza e grande stacanovista che s’impegna ufficialmente a riportare all’Ariston i super giurati d’onore. Una minestra riscaldata col cuore e le orecchie che vanno in rewind, nell’attesa di conoscere chi affiancherà il direttore artistico e sopratutto i 20 campioni che si contenderanno il leone di Sanremo.