Arriva sul palco di “Che tempo che fa” avvolto in una camicia multicolr rigorosamente extralarge. Sul videowall scorre una grafica che ricorda tanto il “Superflash” di Mike Bongiorno. Ma è quando parte la base di “Domenica” che Coez, all’anagrafe Silvano Albanese, ci fa rituffare con un briciolo di nostalgia nel magico mondo degli anni Ottanta.
Una road song da cantare in macchina con l’arrivo della bella stagione che sa tanto di spensieratezza e positività, elementi che lo stesso Coez ha voluto celebrare “una volta tanto” nel suo nuovo disco, “E’ sempre bello”, uscito il 29 marzo scorso per Carosello, anticipato proprio dal singolo omonimo che in pochi mesi ha conquistato il doppio disco di platino.
“Domenica”, in cui Coez cita Vasco Rossi, uno dei suoi principali punti di riferimento, è il frutto della collaborazione con Niccolò Contessa de I Cani, già al suo fianco per buona parte del suo precedente lavoro “Faccio un casino” che ha consacrato definitivamente l’ormai ex rapper di Nocera Inferiore nell’olimpo dei nuovi cantautori del’itpop.
Il Coez di oggi, quello che in soli due mesi brucia milioni su milioni di visualizzazioni su tutte le piattaforme online e che conquista dopo nemmeno ventiquattro ore il primo posto nella classifica Fimi, in realtà non è nient’altro che Silvano, un giovane uomo di 35 anni che dopo dieci di gavetta, tra alti e bassi, è riuscito a sintonizzarsi sulle frequenze giuste della musica italiana di oggi.
Punta sulle parole prima che sulla melodia (il guerrilla marketing dei primi mesi del 2019 che ha letteralmente tappezzato Roma e Milano con le frasi più iconiche delle sue canzoni si deve leggere in questo senso) e lo fa captando sensazioni e stati d’animo di una generazione che forse è stanca di conflitti e tensioni sociali, e che vorrebbe solamente fosse sempre domenica, o magari qualcuno che canti positività per mettere da parte, almeno per un attimo, la solitudine e il degrado sociale degli ultimi tempi. E in questo “Domenica”, al pari di “E’ sempre bello” investono Coez di popolarità nel senso letterale del termine: è arrivato a tutti al primo ascolto e non più dopo cinque o sei come succedeva in passato. Tutto questo unito al senso di positività che si respira ascoltando il suo disco, rappresenta una sorta di punto di arrivo dopo anni di esperimenti. Il primo Coez, rapper duro e spietato che preferisce l’ombra alla luce adesso lascia spazio ad un uomo maturo, il secondo Coez che non dimentica affatto la sua storia tormentata e burrascosa ma che guarda il mondo di oggi con gli occhi pieni di fiducia. Il percorso quasi perfetto di un autore che ha contribuito a soffiare nuovo vento sulla musica italiana riscrivendone, almeno in parte, la grammatica e che oggi si gode la vista dalla cima più alta.