Riuscire ad esibirsi al prestigiosissimo Birdland Jazz Club di New York è impresa ardua per chiunque, soprattutto se si pensa ai nomi che ne hanno fatto la storia: dai musicisti, Charlie Parker, John Coltrane, Miles Davis, Lester Young, ai suoi illustri frequentatori, Gary Cooper, Marylin Monroe, Frank Sinatra, Marlene Dietrich, Ava Gardner. Riuscire a suonare su quel palco dei classici della musica italiana popolare potrebbe sembrare quasi un’eresia per i puristi del jazz. Ed invece l’eMPathia Jazz Duo è riuscito non solo a salirci su quel palco, e quest’anno per loro sarà la quarta volta consecutiva, ma anche a regalare ai nuovi avventori del club un repertorio ricco anche di classici come “Metti una sera a cena”, “Nessuno”, “Azzurro”, “Come prima”, “Arrivederci”, “Estate”.
Difficile a credersi fino a che non si sente cantare Mafalda Minnozzi, difficile a credersi fino a che non si ascolta Paul Ricci suonare la chitarra. I loro prodigiosi arrangiamenti ti trasportano in una dimensione che risuona come un linguaggio universale indipendentemente dalla lingua cantata. Sono i suoni del mondo, sono le parole e le storie della gente comune, che il duo, come dei moderni girovaghi cantastorie, eleva a poesia quando passa su un palco e le offre al suo pubblico. E così una storia tipicamente italiana può essere raccontata con una sfumatura jazz, samba o bossa nova, senza perdere la sua natura intrinsecamente melodica e può così dialogare con mondi solo apparentemente lontani, favorendo lo scambio e l’interazione multiculturale. Ecco perché quando si parla dell’eMPathia Jazz Duo si parla di musica autenticamente world.
Questa originale formula musicale nasce dall’esperienza di Mafalda Minnozzi, nata a Pavia e marchigiana d’adozione, ma da anni ormai cittadina del mondo. Il Brasile in particolare la ha adottata vent’anni fa trasformandola in una celebrità e nell’ambasciatrice ufficiale della musica italiana in terra carioca. “Il Brasile è un paese che a me ha dato tantissimo”, ci racconta Mafalda, “e che di riflesso mi ha fatto vedere in Italia come un’artista di successo. Poi di fatto l’Italia ha sposato il mio progetto artistico specialmente nelle vesti dell’eMPathia Jazz Duo. Di recente abbiamo avuto l’occasione di partecipare a dei festival jazz molto importanti come l’Udin&Jazz, jazz festival della città di Udine, il Villa Celimontana Jazz Festival a Roma, il Summer Live Tones Festival di Napoli insieme al pianista Art Hirahara, l’Empoli Jazz Festival e poi ancora il Sant’Elpidio Jazz Festival, affianco a Rubem Farias al basso, Gilson Silveira alle percussioni e Roberto Piermartire alla tromba. Insomma, un anno ricco di soddisfazioni anche in Italia, e ciliegina sulla torta, il website e rivista bimestrale JAZZIT.IT, voce tra le più autorevoli in materia di jazz, mi ha inserito tra le dieci migliori cantanti jazz d’Italia.”
Mafalda è un’interprete pura nel senso più alto del termine, in linea con le grandi dive della musica italiana come Caterina Valente, Mina, Ornella Vanoni, Iva Zanicchi, Milva, che negli anni ’60 erano considerate delle cantanti di fama internazionale. “Negli anni ’60 c’era molto più coraggio di oggi”. Afferma Mafalda, “queste grandi dive collaboravano spesso con autori d’oltreoceano e li portavano in Italia, senza nessun problema. Il mercato era molto diverso allora. Io mi ispiro, nel mio modo di frequentare il palco, a quelle dive, dal modo in cui mi vesto alla gestualità. Questo non per vanità, ma perché il palco è un posto sacro. Ci deve essere un’aura di misticismo che circonda l’artista, la chimica esatta per passare dalla fase del reale a quella dell’incantesimo.”
Ed è stato senz’altro un passaggio alla fase dell’incantesimo, quando Mafalda ha incontrato sulla sua strada artistica Paul Ricci, l’anima americana dell’eMPathia Jazz Duo, chitarrista e compositore formatosi al New England Conservatory di Boston, che vanta collaborazioni con alcuni dei più grandi nomi della musica: Astrud Gilberto, Bobby Sanabria, Harry Belafonte, per citarne alcuni. La sua passione per il jazz, per la musica brasiliana ed africana ha trovato nella voce di Mafalda lo strumento ideale per potersi esprimere, ed ha aperto alla cantante le porte degli Stati Uniti. Il duo ha dato vita a progetti discografici importanti: “eMPathia” nel 2015 candidato al Premio Tenco, “Inside” nel 2016 e “Cool Romantics” nel 2018. Questi due ultimi prodotti a New York da Jeff Jones, vincitore del premio Grammy.
L’empatia che Mafalda e Paul riescono a creare con il pubblico è la stessa che si percepisce quando li si intervista. Il loro incantesimo inizia ancor prima di salire sul palco, è un’energia elettrizzante che permea l’aria. Sarà forse quell’aura di misticismo che li avvolge a conferire la sensazione chiara e precisa che ci si trova di fronte a due veri artisti e a due grandi anime. È così che seduti davanti ad un buon bicchiere di vino in un bel locale newyorchese non lontano dal Birdland Jazz Club che li ha portati alla ribalta, mi hanno raccontato dei loro recenti successi, del nuovo tour statunitense e del nuovo CD che si apprestano ad incidere in questi giorni.
Raccontiamo un po’ al pubblico chi sono l’eMPathia Jazz Duo e che tipo di discorso musicale incarnate.
Mafalda Minnozzi – “Il nostro concetto musicale si basa sul fatto che i confini della musica italiana possono essere amplificati ed integrati con altre etnie musicali grazie alla radice del jazz e dell’improvvisazione. Questa nostra formula sta funzionando tantissimo. In un periodo dove si festeggiano i 30 anni dalla caduta del muro di Berlino e dove la musica è sempre più cosmopolita e contaminata con altre sonorità, noi viviamo un periodo sociale, storico e politico, assolutamente populista. Soprattutto in Italia, se guardiamo al fenomeno, gravissimo, dell’immigrazione, e di quanto siamo diventati ostili al diverso e di quanto abbiamo alzato, forse troppo, lo stato d’allerta, è importante portare in musica un messaggio d’integrazione.”
Quali generi e quali autori affrontate nella vostra musica?
MF – “Quando io canto per esempio canzoni del maestro brasiliano Antonio Carlos Jobim, o di Vinicius de Moraes, Chico Buarque, riletti dal genio di Paul Ricci, noi riusciamo anche a godere della musica classica e dell’eredità che è stata lasciata dall’Italia nel mondo. Nel jazz questo succede quotidianamente, la musica classica rimane sempre la base, e questo lo si può leggere anche nei gruppi e nei musicisti nuovi. La gente è entusiasta di sentire il nostro jazz europeo con delle influenze più melodiche che io da italiana porto dentro le mie interpretazioni. Perché è chiaro che noi italiani abbiamo anche una preparazione lirica. È nel nostro DNA. Almeno una volta nella vita abbiamo sentito una Madama Butterfly, un Rigoletto, è un’estetica che rappresenta la musica italiana da quella classica al melodramma, alla musica da camera che poi ha fatto nascere la nostra musica leggera.”
Che repertorio porterete allora in scena qui a New York?
MF – “Il repertorio ha delle novità ma si caratterizza sempre con una scaletta di canzoni italiane, brasiliane, francesi ed inglesi. Non può mai mancare un “Dindi” di Antonio Carlos Jobim, o un brano di Paolo Conte, di Ennio Morricone o di Edith Piaf, uno dei miei grandi miti. Ci sono dei brani come “Metti una sera cena” di Morricone che sono un punto di incontro di tutto il nostro discorso musicale. Ci sono dei musicisti italiani come lui, che hanno visto oltre i propri confini e hanno scritto delle storie con una visione talmente lungimirante che sono più contemporanei degli artisti contemporanei che abbiamo oggi.”
Su questa nota, come vedi il panorama della musica italiana oggi?
MF – “Non ci sono molti atti di coraggio per quello che riguarda la musica italiana oggi. Non possiamo continuare a portare avanti la nostra cultura musicale italiana, dimenticandoci il nostro passato. Ci sono dei ritmi tribali come la taranta, la tamurriata, che sono assolutamente dimenticati dai nuovi arrangiatori. Per questo, sono molto contenta che Matera, già Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, sia la Capitale Europea della Cultura quest’anno, perché il mondo potrà assaggiare un po’ di quella che è la nostra musica folklorica che va assolutamente riscoperta, è modernissima.”
Che cosa potete dirci del nuovo CD e della sua direzione musicale?
Paul Ricci – “Noi amiamo esibirci in duo, ma siamo anche piacevolmente sorpresi ed entusiasti quando condividiamo il nostro sound con degli amici, che non sono solo amici, ma alcuni trai i più innovativi musicisti che io conosca. Per esempio, qui a New York saliremo sul palco con Rogério Boccato, geniale percussionista brasiliano e con Art Hirahara, pianista virtuoso ed eccezionale e con Will Calhoun, un grandissimo batterista. Dopo tre CD da duo, abbiamo deciso di espandere il nostro discorso e di colorarlo con altre sonorità. Nel nuovo album suoneremo con Essiet Okun Essiet, Harvie S., Art Hirahara, Rogério Boccato, Will Calhoun e Victor Jones. A noi piace esplorare sempre nuovi territori e ci piace l’improvvisazione. Come faceva per esempio Miles Davis che incontrava per caso dei musicisti che gli piacevano e gli diceva “domani ci vediamo nello studio di registrazione”. Noi non prepariamo a tavolino un album. Andiamo a creare un’esperienza musicale basata sulle improvvisazioni jazzistiche.”
Quali altre novità e progetti ci sono in vista?
PR – “Abbiamo appena lanciato un nuovo videoclip della canzone “Sacumdì Sacumdà”, una cover di “Nem Vem Que Não Tem” composta da Carlos Imperial e cantata dal mitico Wilson Simonal che era già stata portata al successo da Mina con il testo di Paolo Limiti. Noi abbiamo anche collaborato con il figlio, altro grandissimo artista e musicista dalla carriera straordinaria, Wilson Simoninha, ed è stato per noi un grande onore. In occasione dei 50 anni dalla pubblicazione della canzone la riproponiamo anche con un videoclip molto forte che ha già ricevuto più di 60.000 visualizzazioni su Youtube ed è in rotazione su Radio Italia Solo Musica Italiana e Video Italia Solo Musica Italiana, oltre che in Brasile sul più importante canale di video musicali. Oltre a questo nuovo tour a New York torneremo poi come performers per il prossimo Columbus Day e Mafalda avrà anche l’onore di sfilare al Carnevale di Rio in rappresentanza della moderna cultura italiana.
Le vostre avventure musicali per le strade del mondo sembrano non finire mai, qual’ è oggi la vostra meta più ambita, il traguardo non ancora raggiunto?
MM – “A volte si parte per cammini dove non riusciamo bene a prevedere il percorso o a definirlo. Dall’alto della mia esperienza di vita e artistica ti dico che vale la pena osare e aspettare e non volere da questo lavoro necessariamente la fama ed il riconoscimento economico, bensì volere sempre creare una nota di bellezza per chi viene ad ascoltarci. E se nel nostro piccolo siamo riusciti a regalare questo al pubblico, possiamo ritenerci soddisfatti.”
Qui di seguito i prossimi appuntamenti del tour newyorchese:
BIRDLAND
Thu, Feb 7 @ 5:30PM
With special guest Rogerio Boccato
ZINC BAR
Fri, Feb 8 @ 7:00 PM
With special guest Art Hirahara
SPOONFED NYC
Sun, Feb 10 @ 7:00 PM
With special guest Art Hirahara
ZINC BAR
Fri, Feb 15 @ 7:00 PM
With special guest Art Hirahara
NYU CASA ITALIANA ZERILLI-MARIMÓ
Italian Cultural Center
Thu, Feb 28 @ 7:00 PM
With special guest Rogerio Boccato, Art Hirahara, Will Calhoun
ETCETERA ETCETERA RESTAURANT
Fri, March 1st @ 7:00 PM
With special guest Art Hirahara
Per maggiori informazioni visitate il sito: http://www.empathiajazz.com e http://www.mafaldaminnozzi.com