Ha voluto che fosse un ritorno alle origini del blues, alla musica del suo esordio, il doppio concerto del batterista newyorchese Jonathan Kane, che a Palermo si è esibito all’interno della Fondazione the Brass Group “Brass at Spasimo” con il coordinamento artistico di Vito Giordano e Fabio Lannino. Un legame speciale quello di Jonathan e la città di Palermo, unica tappa italiana del suo tour.
Era il 1988 quando per la prima volta Jonathan arrivò nel capoluogo siciliano come musicista della coreografa Lisa Fox, rimanendone subito stregato. Fu allora che si instaurò una bella collaborazione professionale con Fabio Lannino, musicista palermitano e oggi curatore, assieme a Vito Giordano, della rassegna Brass at Spasimo per la Fondazione the Brass Group.
“Con Fabio”, dice Jonathan, “è nata una grande amicizia che negli anni è diventata sempre più preziosa. Lo considero come un fratello. Per me è una grande emozione suonare ogni volta a Palermo, che è ormai diventata la mia seconda casa. Una città incredibile, con un’energia straordinaria e una storia musicale molto interessante e vivace, legata inevitabilmente agli Stati Uniti per il suo filo diretto con i musicisti jazz di origine siciliana”.
Jonathan ha voluto sul palco del Brass allo Spasimo una band tutta italiana, anzi siciliana, regalando al pubblico quasi tre ore di pura musica blues intrisa di venature rock. “Musicisti talentuosi con cui la sinergia musicale e umana si è da subito instaurata”, racconta Jonathan. “Non posso che esserne felice. È come suonare tra vecchi amici”.
Grande sintonia ed energia sul palco insieme a Umberto Porcaro alla chitarra elettrica e voce, Fabio Lannino al basso elettrico e Luciano Monterosso all’armonica. Due i vocalist, anche loro siciliani: Walter Nicosia e la cantante palermitana Alessandra Salerno, che si è unita alla band in alcuni momenti dello spettacolo. Un viaggio nel blues americano dove la musica del Mississippi ha incontrato il rock dando vita ad un set musicale, non solo di vivo coinvolgimento per il pubblico ma anche di grande espressione musicale.
Il blues, dicevamo, è stato il primo amore di Kane, figlio del grande fotografo Art Kane, famoso per il suo celebre scatto “Harlem 1958”, conosciuto come A Great Day in Harlem con 57 jazzisti raccolti davanti ad un palazzo di New York ed il cui 60° anniversario è stato appena celebrato.
“Sono cresciuto tra la musica e la fotografia. Insieme a mio fratello, l’armonicista Anthony Kane, abbiamo formato la Kane Bros Blues Band, lavorando nei club della costa orientale americana aprendo concerti per Muddy Waters, James Cotton, Willie Dixon e molti altri grandi del blues. Agli inizi”, dice Kane, “falsificavamo le nostre carte di identità per suonare in questi club vietati ai minori di 21 anni”.
Poi sono seguiti gli anni della musica sperimentale e quelli della “downtown music” di New York, e delle collaborazioni con artisti come Elliott Sharp, John Zorn.
Cofondatore degli Swans e batterista di LaMonte Young, Kane ha anche girato e registrato con Dave Soldier, The Kropotkins, Gary Lucas, Transmission, , Soldier String Quartet, Jean-Francois Pauvros, Jac Berrocal e Tony Hymas. Ha anche composto musiche per i coreografi Bebe Miller, Lisa Fox e Wally Cardona.
Senza mai dimenticare la fotografia, altra sua grande passione e lavoro. Oltre ad aver collaborato in passato come fotografo per il Time, Johnathan ora sta lavorando alla presentazione della mostra del padre a Palermo. “Sarà sul jazz e presenteremo il suo libro a Marzo insieme a Guido Harari, curatore della mostra”.
Il Jazz e la Sicilia, storia di un lungo amore
“Senza dubbio, le radici del jazz affondano in due luoghi: la Sicilia e gli Stati Uniti d’America”, dice Fabio Lannino, direttore del teatro Santa Cecilia e coordinatore della programmazione al Blue Brass. “Dietro nomi apparentemente americani di jazzisti ci sono emigrati siciliani, continua Lannino.
Da Nick La Rocca, figlio di emigranti siciliani, nato nel 1989 a New Orleans e leader della Original Dixieland Jazz Band (il padre, Girolamo La Rocca, era di Salaparuta), a Joe Lovano, passando per Jimmy Giuffre, Scott La Faro (il bassista dello storico, ineguagliato primo trio di Bill Evans), Wingy Manone, Louis Prima, Pat Martino, Tony Scott. Sono tutti figli del genio musicale siciliano e della sua creatività, conclude Lannino”.
A questo continuo e imperituro ponte con gli Stati Uniti, ha sempre guardato e guarda Il Brass Group di Palermo, una delle maggiori realtà musicali nazionali volute dal pianista classico Ignazio Garsia nel lontano 1974, come gruppo di ottoni. Oggi, non solo il Brass Group è l’unico ente italiano di produzione di musica jazz e tra i più rari al mondo, ma è anche l’unico ad avere la sua Orchestra Jazz Siciliana, per importanza pari alle orchestre del Lincoln Center di New York e della BBC di Londra, e una Scuola popolare di musica che forma allievi in collaborazione con il Conservatorio di Palermo.
Dagli anni 70 ad oggi, sul palcoscenico del Brass Group dello Spasimo e del Real Teatro Santa Cecilia, l’unico teatro pubblico storico che esista al mondo dedicato al jazz, sono passati i più grandi musicisti jazz in oltre 40 anni di attività e 3000 conerti : da Dizzy Gillespie, Miles Davis, Art Blakey, Max Roach, Sun Ra a Ornette Coleman, Bill Evans, Michel Petrucciani, Dexter Gordon, Joe Henderson, Frank Sinatra, Pat Metheny, Sarah Vaughan.
“Una storia di passione e resistenza, determinazione, dice Fabio Lannino. Se non ci fosse stata la passione non saremmo arrivati ad avere sempre una programmazione di alto livello e una scuola musicale che forma giovani talenti. Possiamo dire che Palermo grazie al Brass è diventata una delle capitali del jazz europeo”, conclude Lannino.
Lo conferma il cartellone di questa stagione 2018/2019, sotto la direzione del direttore artistico della Fondazione Luca Luzzu, che ha avuto e avrà illustri ospiti come Fabrizio Bosso, Yilian Canizares, Dario Deidda Trio feat. Gegè Telesforo, Aziza Mustafa Zadeh trio, Katie Thiroux , Monica Molina e Gregory Privat con il concerto “In the spirit of jazz”.
“Quest’anno il Brass, per accogliere le numerose richieste da parte del nostro pubblico replicherà tutti i concerti. Ciò a dimostrazione di quanto sia importante la vicinanza fra una Istituzione come il Brass ed il suo meraviglioso pubblico” afferma il Maestro Ignazio Garsia, Presidente della Fondazione.
Radici nel mediterraneo, nella splendida Palermo, che sta vivendo un momento culturale molto vivace, con uno sguardo oltreoceano mantenendo sempre vivo il ponte culturale, musicale ed affettivo con l’America. “Sarebbe bello poter portare i nostri musicisti siciliani negli Stati Uniti e parlare nelle scuole delle radici sicule del jazz, dice Fabio Lannino.
La potenza e il valore universale della musica non hanno confini e arriva laddove altri mezzi non riescono. Noi del Brass Group vogliamo continuare la nostra missione di diffondere e promuovere la musica jazz di qualità, con lo stesso amore e passione di sempre, puntando sui giovani talenti come sui grandi della musica”.