
“La mia padrona di casa ad Harlem si chiamava Ginger. Una sera mise delle trappole per topi nella mia stanza. Usava il burro di arachidi per attirarli. Quella notte continuai a sentire il rumore delle trappole che si chiudevano. Se ne sono chiuse 7. Avevo 7 topi in camera. Sarà anche una stupidaggine ma non ero abituato ad avere i topi in camera”.
Leonardo Monteiro ha 28 anni, un passato da ballerino, uno sguardo dolce e intimo. Ti saluta dandoti la mano e tre baci con quella voglia di raccontarti il suo recente passato che non sempre è propria di chi partecipa al Festival di Sanremo. La sua canzone “Bianca”, rientra tra le nuove proposte e la sua voce stupisce per un’estensione vocale che ricorda tutti i colori del soul.
Nato a Roma da genitori brasiliani, deve alla sua esperienza newyorkese l’approdo al mondo del canto.
“Nel 2010 mi sono trasferito a New York per due anni. Ci ero arrivato per perfezionarmi in danza contemporanea, classica e neoclassica al Broadway Dance Center e avevo raggiunto il massimo della mia soddisfazione personale come ballerino. Una sera tornando a casa ad Harlem, sentii quella musica meravigliosa. Camminavo costeggiando una chiesa. Entrai. Mi chiesero di cantare qualcosa con loro. Ci tornai tante volte in quella chiesa. E’ così che diventai solista della Convent Avenue Baptist Church. Di giorno ballavo, di notte cantavo. Non ho fatto nulla per diventare un cantante, è semplicemente una cosa che mi è successa e da quel momento il gospel è entrato nella mia vita sempre di più.”
Tanto che quando Leonardo rientra in Italia mette in valigia quella passione che era venuta a cercarlo. “Sono entrato nel Monday Gospel Choir di Tiziano Cogliati. Ma New York non me la sono mai tolta dal cuore. Ricordo la passione per il lavorare duro degli americani, sono workaholic e se non lavori sodo come loro non puoi far parte del loro mondo.”
Dopo esperienze quali aver posato come modello per il fotografo Oliviero Toscani, aver ballato alla Scala, aver partecipato ad Amici di Maria De Filippi, però come ballerino, Monteiro vive Sanremo come un momento di crescita.
“Il palco dell’Ariston è un palco importante. Mi emoziono se penso a tutti gli ospiti internazionali che ci sono saliti. Io credo molto nelle energie, anche nelle energie legate alla musica. Sanremo stanca ma è un’esperienza anche molto emozionante e io ho tanta voglia di fare.”

Un traguardo inatteso quello del Festival: “Mi hanno convinto ad iscrivermi ad Area Sanremo. Non avrei mai pensato di farcela. Le selezioni sono state molto lunghe e dure ma ho preso tutto come un gioco. Ed ora sono pieno di gioia e di felicità.”
La sua presenza al Festival, assieme a quella di un altro giovane, Mudimbi di origini italo-congolesi mostra il volto di un’Italia finalmente reale. Ma cosa c’è dietro ad un bel sorriso alla fine di un brano sanremese?
“Da piccolo vivevo in una comunità educativa. Devo ammetterlo, mi sono sentito diverso, sono stato vittima di bullismo. Ero il ragazzo diverso che viveva nella comunità. Vorrei mandare un messaggio a chi viene bullizzato: chiedete sempre aiuto. Ho la pelle scura e nella mia vita ho subito tanto razzismo. Mi dicevano ‘Tornatene al tuo paese’, quando il mio paese era Roma. Quando capita adesso so come difendermi, ma da ragazzino non lo sapevo fare. Essere a Sanremo per me vuol dire esprimermi dal punto di vista musicale ma anche sociale”.
Il suo brano sanremese preferito di sempre è “Gli uomini non cambiano” di Mia Martini invece in questa edizione fa il tifo per tante canzoni: “Mi piacciono Elio e le Storie Tese, Annalisa e Mario Biondi con la sua voce suadente”.
E in merito a voce suadente, se lo dice Leonardo Monteiro, sarà meglio credergli.