È stato il Festival del risveglio, il Festival dei ritorni, il Festival della gente comune, quella che guarda C’è Posta per te al sabato sera e che balla sulle note della canzone di Francesco Gabbani. Appunto. E quel Francesco Gabbani, che già l’anno scorso si era portato a casa un’altra vittoria, quella delle Nuove Proposte, vince a sorpresa, a mani basse, presentandosi sul palco dell’Ariston in maglioncino arancione provocando giacche in doppio petto e scarpe di vernice. La sua Occidentali’s karma provoca come lui, con un balletto che si fa con una scimmia sul palco, e con un testo che prende in giro gli occidentali votati ai culti orientali.
Sul Charlie Hebdo del Festival di Sanremo nessuno ci avrebbe scommesso, nemmeno lui. La grande favorita, Fiorella Mannoia, arriva solo seconda. La vera vincitrice morale del Festival, Paola Turci, arriva solo quinta. Ma quello che le donne non dicono è che, mentre nei testi delle canzoni serpeggiava la paura, l’Italia ha scelto di esorcizzarla ballandoci su. Francesco Gabbani piace alle donne e sta simpatico agli uomini, gli organizzatori dell’Eurovision auspicavano la sua vittoria per il personaggio fresco che si è dimostrato essere. Desiderio avverato e proposta accettata dal cantante anche se “dovrò ripassare l’inglese”.
Premio alla leggerezza
Le perplessità restano, lontano il bel canto, lontana la canzone d’autore, nei corridoi chi ne sa storce il naso: “Per interpretare un brano del genere dovresti essere quanto meno Gaber o De Andrè”. Lui non è né l’uno né l’altro ma un ragazzo sfacciato che piace e sa di piacere. Ma forse anche un furbetto che ha capito che un buon ritmo con balletto vince perché alleggerisce l’atmosfera e accontenta gli intellettualoidi ridendo di loro. E se deridere la nostra religione potrebbe essere rischioso, non lo è se si parla di karma e namastè.
“La cavia della mia eventuale critica sono io — si giustifica lui — Prendo in giro gli occidentali che si avvicinano alle religioni orientali e le votano al consumismo e alla moda. Alla fine dietro a tutto il nostro modo di essere intellettuali, siamo solo delle scimmie nude e ciò che resta sono i nostri istinti animali”.
Altri premi
Nel clima da villaggio turistico con 60 milioni di persone, pronte a seguire il YMCA sanremese, sono stati distribuiti anche altri premi. Miglior testo a Fiorella Mannoia con la sua ben interpretata Che sia benedetta. Il premio per il miglior arrangiamento è andato ad Albano con Di rose e di spine. Ermal Meta, oltre ad arrivare terzo classificato, ha vinto il premio della critica Mia Martini con un bel pezzo dal titolo Vietato morire.
Miglior attitude
Ci fossero altri premi disponibili li vorremmo consegnare a Paola Turci, che per noi ha vinto il premio Attitude sul palco: 52 anni di pura carica sensuale e spavalda, con il viso non più coperto nella parte con le cicatrici, Paola con la sua Fatti bella per te ha incoraggiato le donne invitandole ad amarsi e facendolo lei per prima.
Migliore idea
La migliore idea del Festival va agli autori che hanno scelto di includere tra gli ospiti gli eroi del quotidiano: dai funzionari della Croce Rossa e piccole storie ordinarie e allo stesso tempo straordinarie che hanno incollato allo schermo in linea con lo stile Maria De Filippi.
Premio al coraggio
Il premio coraggio vorremmo darlo a Michele Bravi con Il diario degli errori, già vincitore di XFactor rinunciò a partecipare a Sanremo subito dopo la vittoria perché, ha ammesso candidamente, “non avevo niente da dire”. A volte l’attesa di crescere paga più dei treni che passano.
Premio digeribilità
È stato un Festival accogliente e inclusivo, sano come un piatto di pasta al pomodoro, meno costruito degli anni scorsi, più spontaneo. Ora però bisognerà digerirlo e si sa la qualità del cibo la si capisce davvero solo dopo qualche ora.
Guarda il video dell’esibizione di Francesco Gabbani a Sanremo: