E' la settimana della lingua italiana e il tema di quest'anno è la musica. La lingua italiana è da sempre considerata una lingua melodica, sonora e di musica e parole si è parlato mercoledì all'Istituto di Cultura con un esperto in materia, Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti che per l'occasione è stato intervistato da Lorenzo Coveri, professore dell'Università di Genova.
L'arte di scrivere canzoni è una forma di poesia e negli anni ha subìto cambiamenti, sia adeguandosi ai nuovi generi musicali che nella scelta delle parole e dei suoni. A differenza di testi prettamente poetici, quelli musicali hanno un rapporto di mutua dipendenza con le basi musicali, senza le quali, in molti casi, possono risultare vuoti, senza struttura e non realmente funzionanti. Ma è un po' anche questo il bello delle canzoni: trasmettere un messaggio che, anche se non grammaticalmente perfetto, riesca a suscitare emozioni in chi ascolta. E a volte è proprio l'utilizzo dell'italiano parlato, della lingua di tutti i giorni, che avvicina l'ascoltatore al musicista o al cantautore.

Da sinistra: Jovanotti, Lorenzo Coveri e Giorgio Van Straten, direttore dell’Istituto di Cultura di New York
"Non so esattamente come abbia iniziato a scrivere testi per le mie canzoni. È una cosa avvenuta quasi naturalmente, quando ho iniziato ad appassionarmi al mondo della musica, e specialmente al mondo del rap americano. La mia passione, nata durante gli anni '80, ha le sue basi nel gruppo rap di Brooklyn, Beastie Boys, e dai loro lavori ho tratto la mia ispirazione. Ho così iniziato a scrivere i miei pezzi, senza davvero rendermi conto degli errori grammaticali, come in alcune canzoni, come Serenata Rap, Ragazzo Fortunato o Gente della notte", ha detto Jovanotti che da qualche anno vive a New York.
Le canzoni sono messaggi diretti, con i quali si possono trasmettere idee, stati d'animo e sentimenti: nel repertorio italiano ci sono testi che parlano d'amore, di politica, di dolore, di famiglia e di viaggi.
"Il mio potrebbe risultare un linguaggio, magari, un po' povero, ma durante tutti questi anni, ho capito che è proprio questo che il mio pubblico ama. Il fatto che utilizzo un italiano comune e di strada, permette ai miei fan di sentirsi più vicini a me e alla mia arte", ha affermato ancora Jovanotti. Con il paragone tra il processo di la costruzione di una canzone e la progettazione di una moto, il cantautore ha chiarito alcuni passaggi del procedimento creativo: la moto, come prodotto finale, deve essere perfetta, funzionale, energetica, e affascinante, ha spiegato Jovanotti. Proprio come deve essere una canzone. "L'arte di scrivere canzoni è un arte che non si può insegnare. È un lavoro spontaneo, che nasce dal cuore e passionale. Ma non è solo ispirazione: è duro lavoro, esercizio e correzione. Poi, quando sto lavorando ad un nuovo testo, e sento dei brividi di emozione scorrere sulla mia pelle, so perfettamente che milioni di altre persone proveranno la stessa emozione. E so che quella canzone funzionerà".
Coveri ha poi voluto analizzare l'utilizzo di espressioni come oohh o eehh, costantemente utilizzate nei testi musicali e caratteristica di molte delle canzoni che hanno reso famoso Jovanotti: secondo il professore, l'utilizzo di queste espressioni dona alla canzone una sfumatura melodica, senza la quale il testo suonerebbe diverso e, forse, insignificante. "L'utilizzo di questi suoni è soprattutto a scopo liberatorio rappresentano un po' l'idea del canto senza significato — ha detto Jovanotti — e la stessa cosa vale per l'utilizzo di verbi in tempi futuri che danno alla canzone una nota accentuata e più melodica".