Alla presentazione di Kurt Cobain: Montaggio di Heck al Sundance Film Festival, il regista Brett Morgen ha rivelato che con questo film voleva fare un dono a Frances, figlia di Kurt: darle l’opportunità di conoscere e vedere il padre in un modo nuovo.
Presentato in Italia in ateprima al Bif&st 2015, Bari International Film Festival, il primo documentario pienamente autorizzato su Kurt Cobain, raccoglie ed elabora lo smisurato archivio del cantante, musicista e autore dei brani dei Nirvana, band simbolo della Generazione X, nate tra il baby boom e la caduta del muro di Berlino. Quando, nel 1991, la band di Seattle pubblica il singolo di successo Smells Like Teen Spirit, nessuno avrebbe immaginato che un sottogenere del rock alternativo chiamato “grunge”, un devastante mix di rock, punk e metal, avrebbe oltrepassato i confini dell’underground per rivoluzionare l’intero panorama musicale mondiale. Ma così fu e Kurt Cobain divenne, suo malgrado, una delle voci più ascoltate del suo tempo.
“Ma ho pensato che fosse giunta l’ora di umanizzare e svincolare la figura di Kurt dai ridicoli miti che sono stati creati intorno a lui”, ha dichiarato Courtney Love in occasione della presentazione del documentario al Sundance.
Prima ancora che diventare una rockstar, Cobain voleva avere una vera famiglia, di cui aveva sempre sentito la mancanza durante l’adolescenza. La coppia Cobain/Love fece un tentativo di trovare una dimensione più tranquilla, soprattutto dopo la nascita della loro unica figlia, Frances Bean. Ma quella che fu una delle relazioni più controverse della storia del rock, durò appena due anni.
Una foto di famiglia del giovane Kurt
Una delle animazioni usate nel documentario per ricostruire la vita di Cobain
“Solo adesso, a 21 anni dalla sua morte, da quando si è tolto la vota nel 1994 , lasciando Courtney con una bambina di 20 mesi, finalmente la famiglia ha deciso di collaborare alla realizzazione di un progetto sul leader dei Nirvana”, si legge nel materiale stampa distribuito in occasione della presentazione del film a Roma. Morgen, nominato per il premio Oscar e autore di documentari del calibro di The Kid Stays in the Picture, Chicago 10 e Crossfire Hurricane, ha avuto così accesso ad un patrimonio di filmini casalinghi e video in Super8 degli anni di formazione del giovane Kurt. Si è poi fatto largo tra decine di riviste, disegni, registrazioni con la band delle sue canzoni più famose e di brani mai ascoltati prima, testi, opere d’arte, fotografie e giornali. Trasmesso in esclusiva per gli Stati Uniti da HBO Documentary Films, il titolo prende il nome da un mixtape di canzoni, registrazioni manipolate di trasmissioni radiofoniche, provini e suoni disparati creati dallo stesso artista negli anni ’80.
“Eppure per girare il documentario ci sono voluti tre anni. Mi sono trovato davanti un soggetto molto più complicato del previsto”, così Morgen commenta nel comunicato stampa che ha accompagnato la presentazione del film. Cercare di afferrare le sfaccettature di una personalità insondabile come quella di Kurt Cobain non è stato certo un compito facile per il regista. Tenuto insieme da un montaggio furioso di materiale inedito, interviste intime con familiari e amici, animazioni e ricostruzioni disegnate, il regista fa del suo meglio per concedere una nuova prospettiva su un artista profondo e prolifico che raramente ha potuto raccontarsi ai media.
Tra videotape della sua infanzia e filmati girati in studio di registrazione e nei backstage, Morgen non risparmia ampi segmenti di vita domestica. Alcune riprese private fatte con Courtney che mostrano i due mentre scherzano e si prendono in giro, sembrano voler smontare la teoria complottista che vuole l’ex leader delle Hole dietro il suicidio di Cobain. In una delle audio cassette si sente invece Kurt raccontare di aver perso la verginità con una strana ragazza sovrappeso. “Quando a scuola si sparse la voce che l’avessi obbligata non potevo sopportarlo, così mi sono ubriacato e steso sulle rotaie del treno sperando di essere investito”.
Ne esce così il ritratto di una contraddizione vivente. Un ragazzo depresso e sofferente che si butta sul rock e sull’eroina, come vuole la leggenda, ma che poteva anche essere ironico e sarcastico, dolce, amaro e molto divertente. “Spero insomma che questo film cambi la percezione che la gente ha di lui”, ha detto Morgen. Tra le tante leggende che circolano sull’ex leader dei Nirvana, ce n’è una che parla di un uomo apparentemente arrabbiato con il mondo, in realtà solo vittima di problemi di stomaco che lo hanno portato ad essere un mito per i giovani di tutto il mondo.