Come noto a me non è mai piaciuta la parola antimafia e quindi dissento dai soloni che pur di denigrare le varie associazioni, enti o semplici cittadini, non lesinano epiteti acrimoniosi verso tutti.
Sovente, parole come antimafia parolaia, antimafia di mestiere, di professione, vengono sciorinate addosso a coloro che si sforzano, con esemplare abnegazione, di raggiungere quel bel profumo di libertà tanto caro a Paolo Borsellino. Ma si sa il mondo è pieno di saccenti boriosi.
E allora mi sono chiesto, perchè una piccola cittadina delle Marche, che conta all'incirca cinquemila anime, rappresenta l'esempio del baluardo di Legalità? La risposta è semplice. Un'Amministrazione locale che ha posto in essere un'attività senza se e senza ma, coinvolgendo l'intera cittadinanza, nel progetto di condanna d'ogni forma di criminalità organizzata. Altro che antimafia parolaia o di mestiere. La vera Italia, onesta e non indifferente, massima espressione di contrasto alle mafie, che trae linfa dalle colline marchigiane.
Nel piccolo ma grande Comune di San Costanzo, in provincia di Pesaro-Urbino, si respira l'aria tersa della Legalità. Sono stato ospite dell'ameno paesaggio di San Costanzo tre volte per partecipare a conferenze o incontri con gli studenti nell'ambito del progetto di Legalità. In un'occasione, ho avuto l'onore di sedermi accanto a Marilena Natale – capo cronaca de “La Gazzetta di Caserta” e in un'altra con Giuseppe Lo Bianco, noto giornalista palermitano del Fatto Quotidiano.
In altra occasione ho preso parte alla conferenza su Cosa nostra, col magistrato di Pesaro Giacomo Gasparini e il professore Alessandro Bondi, della Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Urbino: ove peraltro sono stato ospite come oratore nella lectio magistralis “ Follow the money. Da Falcone ad oggi”.
Ebbene, San Costanzo mi ha dato voce, San Costanzo mi ha permesso di gettare il seme della Legalità, nel cuore dei ragazzi. E, San Costanzo il 23 maggio prossimo, oltre a ricordare la strage di Capaci, scoprirà una Targa in onore di Ninni Cassarà, affinché venga perennemente ricordato il sacrificio di un Galantuomo Siciliano. Ninni Cassarà, vice Questore e vice dirigente della Squadra mobile di Palermo, fu ucciso dai killer di Cosa nostra a Palermo, il 6 agosto del 1985, insieme all'agente Roberto Antiochia.
Quando il sindaco Margherita Pedinelli, mi ha comunicato l'intenzione di scoprire la Targa di Ninni, il mio cuore è andato in fibrillazione: la mia felicità era massima. Dal prossimo 23 maggio Ninni Cassarà -il mio Capo – fa parte di San Costanzo. Laura Cassarà, moglie di Ninni da me informata, ci ringrazia tutti per “l'affettuoso pensiero” verso Ninni.
Dopo lo scoprimento della Targa, la cittadinanza e gli studenti dell'Icis Fermi, assisteranno alla conferenza, presso la Sala del Consiglio Comunale. Con l'occasione ringrazio Ettore Marini, referente della Fondazione Angelo Vassallo, che è stato da sempre il promotore di tutte le mie conferenze di Urbino, Pesaro, Senigallia e San Costanzo.
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