La politica italiana sembra non aver capito nulla delle ragioni per le quali metà dell'elettorato non ha più interesse a partecipare né al voto, né alla stessa vita politica. I cittadini del Belpaese hanno compreso che la politica pensa solo a se stessa, alla sua sopravvivenza e ai suoi tornaconti collettivi e personali. L'ultima vicenda scandalosa che dimostra il disinteresse della politica verso i cittadini è la farsa dell'abolizione dei vitalizi per i politici condannati.
Cominciamo col dire che i provvedimenti adottati dalle presidenze della Camera dei deputati e del Senato hanno assunto i contorni della sceneggiata. Vengono colpiti soltanto quei politici che si sono resi colpevoli dei reati di mafia e di terrorismo. Un modo ipocrita di riempire di parole altisonanti i reati sanzionabili, mentre tutti gli altri, non solo non vengono colpiti dai provvedimenti adottati, ma possono essere pure riabilitati e quindi beneficiare del vitalizio statale.
In pratica, l'unico colpito da questa sanzione risulta l’ex presidente della Regione siciliana Salvatore Cuffaro che non è stato dichiarato mafioso, ma si è reso responsabile di avere favorito qualcuno dell'onorata società. Per Cuffaro, che godeva di un vitalizio anche se condannato, il presidente del Parlamento siciliano, Giovanni Ardizzone, ha chiesto un parere all’Avvocatura dello Stato. L’avvocatura ha risposto che il Codice penale prevede già che ai politici condannati non venga corrisposto alcun vitalizio. Forte di questo parere, il presidente Ardizzone ha bloccato il vitalizio a Cuffaro. E ha inoltrato il parere dell’Avvocatura dello Stato al presidente del Senato, Piero Grasso, e alla presidente della Camera, Laura Boldrini.
Grasso e la Boldrini avrebbero dovuto applicare il parere dell’Avvocatura dello Stato già applicato in Sicilia. Se lo avessero fatto avrebbero tolto il vitalizio a centinaia di ex parlamentari nazionali con condanne passate in giudicato. Così il presidente del Senato e la presidente della Camera, per salvare i vitalizi di parlamentari condannati si sono inventati una sceneggiata che colpisce una piccolissima parte di ex parlamentari condannati, salvando tutti gli altri. Una vergogna. Anzi, una doppia vergogna. In primo luogo perché, come già accennato, hanno salvato i vitalizi alla stragrande di ex parlamentari condannati. In secondo luogo perché stanno applicando al solo Cuffaro un pronunciamento dell’Avvocatura dello Stato. Forse i pareri dell’Avvocatura dello Stato valgono in Sicilia ma non a Roma?
Insomma, Camera e Senato hanno deciso che i politici che si macchiano del reato di abuso d’ufficio possono tranquillamente continuare a tenersi il vitalizio. Decisione interessata, se è vero che, spesso, l’abuso d’ufficio coincide con la concussione al pari dei delitti contro la pubblica amministrazione, che in definitiva è lo sport più praticato dai politici di ogni colore ed orientamento per favorire le fameliche clientele che ognuno di loro alimenta a sazietà. Si è voluto, in vista della imminente campagna elettorale amministrativa, dare ad intendere alla pubblica opinione che lo Stato è orientato a dare buon esempio di moralità e di serietà. Ma lo ha fatto per via amministrativa, mentre in Parlamento giace il disegno di legge anti corruzione e lì continua a giacere intonso perché nessuno ha interesse a mandarlo avanti affinché diventi legge. Anzi qualcuno mette addirittura in discussione la legge Severino sulla non candidabilità e la conseguente ineleggibilità dei condannati in primo grado, e taluno va anche oltre.
Ci sarebbe piaciuto vedere il presidente del Consiglio dei ministri, armato del suo furore riformistico qua ed ora, brandire la spada per il taglio dei vitalizi ai condannati, magari mettendoci la fiducia. Ma questa è pia illusione, per la ragione che Matteo Renzi sa bene che se tocca gli interessi della casta il suo futuro politico finisce lì, mentre se tocca gli interessi dei lavoratori e dei cittadini la fiducia la ottiene ad occhi chiusi.
Così, purtroppo, va avanti la politica italiana. Una politica che non ha dignità di se stessa, figurarsi della collettività nazionale. E se ne frega se la schiera dei cittadini che non va più a votare si irrobustisce ogni giorno di più. Tanto a questa casta politica non interessa il bene comune; a questi politici miserabili interessa avere soltanto quel minimo consenso che gli assicuri il potere e la legge elettorale approvata nei giorni scorso – l’Italicum – serve esclusivamente a questo fine.
Speranze di cambiamento, nell'immediato, non se ne vedono. La lista dei disamorati della politica continuerà ad ampliarsi. D'altra parte, il popolo italiano non è fatto per le rivoluzioni; preferisce gli accomodamenti e quindi è facile prevedere tempi lunghi per la lotta al malaffare, alla corruzione e al recupero della dignità nazionale oggi ai minimi termini.
La corruzione, poi, è impossibile da estirpare, perché è una componente essenziale del mercato e della competitività che le leggi della concorrenza comportano. Con la globalizzazione le imprese vincenti sono le multinazionali, mentre da noi l'apparato produttivo è fatto da piccole e medie imprese che, in qualche modo, tentano di sopravvivere e si danno da fare o attraverso il sistema clientelare o mediante vie traverse e scorciatoie varie.
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