I Lower Dens hanno appena annunciato la data di pubblicazione del loro terzo album in studio, Escape from Evil. Il disco sarà presentato in un release party esclusivo il 31 marzo – giorno d’uscita – al Baby’s All Right, nuova venue ai piedi del ponte di Williamsburg diventata meta di riferimento di quella scena indie di Brooklyn, “sfrattata” dal distretto di Kent Avenue dopo la chiusura forzata di club come il 285 Kent, il Glasslands e il Death By Audio. Williamsburg prova a resistere, quindi, e si assicura un evento molto atteso, cui seguirà un tour in lungo e in largo negli Stati Uniti, non ancora annunciato.
La band è nata da un’idea di Jana Hunter, vecchia conoscenza della scena indipendente americana. Nata a Houston, Texan, ha esordito quasi quindici anni fa con un disco solista legato alla tradizione folk sperimentale e a bassa fedeltà. Con la sua formula musicale molto originale, fatta di sovrapposizioni vocali, sovraincisioni di chitarre elettriche e acustiche, scritte con il suo maestro principale, il violino. Da songwriter “bedroom”, come si è soliti definire le cantautrici autoprodotte, in pochi anni riesce a conquistare i cuori di alcune delle figure più influenti della scena cantautorale a stelle e strisce. Su tutti è il noto menestrello folk, suo concittadino, Devendra Banhart a scommettere sul talento di Jana, realizzando uno split nel 2005 che fa da preludio all’esordio di Jana Hunter dello stesso anno, distribuito dall’etichetta di Banhart, la Gnomonsong.
Nel corso degli anni sforna altri due LP e due EP, guadagnandosi collaborazioni con Sharon Van Etten, Indian Jewelry , CocoRosie, Phosphorescent e addirittura con il producer techno danese Trentemoller. Altri fuoriclasse del folk e del songwriting la assoldano come spalla nei loro tour, ma all’improvviso Jana, nel 2010, decide di intraprendere un nuovo progetto. Abbandona il Texas, si trasferisce definitivamente in quella Baltimora esplosa nel nuovo secolo con nomi come Animal Collective, Beach House, Dan Deacon e più recentemente i Future Islands e Wye Oak.
Stanca della vita on the road che la porta a suonare in ogni angolo del Nord America e oltre, Jana fa un break e inizialmente pensa alla formazione di una backing-band di supporto che le renda il lavoro più facile dal vivo. Un live in solo non rende giustizia agli arrangiamenti estremamente compositi delle sue produzioni in studio, così sceglie di coinvolgere gli amici musicisti Geoff Graham, Abram Sander e Will Adams. L’alchimia tra i membri trasforma il suono del progetto di Jana che assume i connotati di un pop-rock molto originale e sperimentale, che accoglie tra le sue braccia il synth-pop e l’elettronica con un mood cantautorale psichedelico tipico della scena sperimentale di Baltimora. Non a caso l’esordio come Lower Dens, Twin Hand Movement, è accostato per armonie vocali proprio ai Beach House, con riferimento al timbro della vocalist del duo Victoria LeGrand.
Mese dopo mese, i Lower Dens sono riconosciuti a tutti gli effetti come una band a sé e non come “la band di Jana Hunter”. L’esplosione arriva presto, grazie al capolavoro del 2012, Nootropics dove la vena sperimentale prende piede senza trascurare l’animo pop degli inizi. Il disco è una delle prime produzioni distribuite dalla label Ribbon Music (Black Dice, Django Django, Laura Marling), etichetta sotto l’ombrello dell’influente colosso indie Domino. Propagation e Brains, anche grazie a due videoclip ad altissimo impatto, diventano due tormentoni indie in pochissimi mesi. I Lower Dens calcano i palchi dei principali festival internazionali e le loro performance non deludono le attese.
Tre anni dopo, finalmente, arriva l’annuncio del seguito di Nootropics, prodotto insieme a un team di lusso formato dagli onnipresenti Chris Coady, Ariel Rechtshaid e Walker Teret, nello stesso studio dov’è stato registrato il debutto del 2010. Ma i tempi sono cambiati e il quartetto sembra pronto al grande passo, come dimostrato dal potentissimo singolo di lancio dal retrogusto synth-pop molto anni Ottanta, To Die In L.A. che rievoca le gesta dei concittadini Future Islands e Wye Oak. Jana ammette di aver ascoltato musica classica d’avanguardia e jazz durante la gestazione del terzo LP dei Lower Dens, ma si percepisce a partire dal suono un’apertura verso il pop molto più evidente, a partire dalla maggiore pulizia dei suoni. In fondo è sempre stata una tipa molto difficile e complicata, e difficilmente con questo LP i Lower Dens si scolleranno di dosso l’autorevole etichetta di band “art-pop” per palati sofisticati.
La band è su Facebook , Twitter e Soundcloud.
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