Esce in questi giorni il quarto album dei Future Islands, Singles, titolo che farebbe pensare appunto a una collezione di singoli o a un greatest hits. “Quando la musica diventa un lavoro, non è più un hobby, serve rispetto per i fan che vogliono da te il meglio e quindi abbiamo cercato di realizzare un album pieno di singoli”.
Con l’anno nuovo, la band formatasi ormai nel 2006 sembra vicina all’esplosione, dopo una lunghissima gavetta. Sono spesso tre, per le band indie americane, i segnali che preannunciano la trasformazione da band indipendente underground a band indipendente di successo: un contratto con una delle principali etichette indie, la partecipazione agli showcase maggiori della rassegna texana di marzo del SXSW e la convocazione all’Ed Sullivan Theater tra Broadway e la 53rd, dove si registra il David Letterman Show. Il nuovo album esce per la 4AD, storico colosso indipendente britannico che tra gli altri connazionali di recente esplosione, distribuisce Deerhunter e The National.
https://youtube.com/watch?v=1Ee4bfu_t3c
Gli altri due segnali sono arrivati nelle stesse settimane: prima l’apparizione in TV e poi il successo nel festival musicale di Austin. Letterman è rimasto talmente colpito dal ballo convulso e coinvolto del frontman della band, Samuel T. Herring, da incitare il pubblico a ballare dopo la fine della performance. Così questa danza anni Ottanta è diventata subito un meme nel web. Non solo: qualche giorno dopo, gli ha dedicato un passaggio nel suo classico monologo descrivendo lui e la band come un possibile sollievo dai “vaneggiamenti di Putin”.
I Future Islands, con il loro synth-pop nostalgico degli Eighties molto caldo e intenso meritano finalmente tutta questa visibilità. Il progetto di Samuel T. Herring muove i primi passi ai tempi del college, quando forma gli Art Lord & the Self-Portraits con William Cashion, Gerrit Welmers e altri due colleghi della East Carolina University di Greenville. I primi due sono rimasti nella formazione che prende il nome di Future Islands e che va a stabilirsi a Baltimora, nel passato decennio centro musicalmente molto prolifico (Animal Collective, Beach House, Dan Deacon). Samuel è un inguaribile post-romantico, fin dai tempi del liceo, scrive versi, canzoni e poesie. Il distacco, la disillusione e la delusione d’amore sono tra i suoi temi ricorrenti.
https://youtube.com/watch?v=_vI_kx4J8Vc
Non a caso, con gli ultimi due album In Evening Air e On The Water, si è fatto la fama di songwriter delle relazioni finite. Balance, brano clou del precedente album, grazie a un video per romanticoni da mezzo milione di visite, già dava l’idea che questa band fosse vicina al grande salto, dopo essersi fatta le ossa in dive bar sordidi e in comparsate ai festival a orari scomodissimi. Ho memoria di un loro live nella canicola delle due di pomeriggio a Austin, in Texas, e la loro travolgente passione che sul palco li rendeva scatenati come se fossero davanti a platee oceaniche e non davanti a poche centinaia di coraggiosi.
Le platee arriveranno anche perché il suono si è fatto più plastico e digeribile. Prodotto da un altro vate dell’indie della East Coast, Chris Coady (vedi Beach House, Yeah Yeahs e Grizzly Bear) ha un mood più luminoso e potenzialmente pop. Il timbro rauco e melodrammatico da bluesman synth-pop tipico di Herring. Dal singolo e brano d’apertura Seasons (Waiting On You) fino a A Dream Of You And Me è tutto un gioco di antitesi, di tinte algide e visioni incandescenti in soli quaranta minuti. Nemmeno le ritmiche più veloci e i bagliori pop di questo Singles nascondono la vena decadente dei Future Islands.
È nota la sua passione per uno dei fenomeni hip hop più seguiti degli ultimi anni, Danny Brown. Istronico ed eclettico, Samuel qualche giorno fa ha pubblicato un video in cui rappa raccontando la storia della sua vita e delle sue problematiche storie d’amore.
Nel suo ennesimo dramma catulliano canta: "She looks like the moon/ So close and yet so far". L’amore forse no, ma la luna sembra sempre più vicina per Samuel, William e Gerrit.
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